Di tutti i modi in cui mi rendo impopolare presso i lettori di Dissapore, parlare di bambini appassionati di cibo è uno di quelli con un effetto più prevedibile e immediato. Quando raccontai il mio romanzo di formazione da gastrofanatica, i commenti furono unanimi nell’imputare un’aria di snobismo al post in cui ricordavo il primo ristorantone visitato (ovvero l’Espérance di Marc Meneau a Vezelay in Borgogna) alla tenera età di 8 anni.
Sabato sera sono stata all’inaugurazione della Franceschetta58, il nuovo bistrot di Massimo Bottura, e il momento clou della serata è stata una scenetta che ho raccontato, ovvero, l’arrivo di un piccolo capannello di bambini tutti di età inferiore ai 10 anni introdotti da una mamma che ha spiegato allo chef modenese come i bambini avessero chiesto in premio per il primo 10 ricevuto a scuola una cena alla Francescana. Mentre firmava gli autografi con dedica, Bottura rispondeva a domande sulla genesi del Bollito Non Bollito – potrete anche non credermi ma è andata esattamente così.
Assistere a questa scena mi ha sinceramente intenerito e commosso (sì, tipo ciglio umido e tirate su con il naso), e ovviamente non vedevo l’ora di raccontarlo alla platea di Dissapore. Mi sono anche chiesta brevemente se avrei dovuto premettere: “Per leggere questo assicuratevi di avere dei Kleenex a portata di mano, vi commuoverete senza dubbio”.
A quanto pare però non ce n’è stato bisogno, visto che avete reagito con una sollevazione: “Che fesseria!”; “Dieci in pagella implica un’età tra i 6 e i 10 anni. A quell’epoca l’autografo l’avrei voluto da Rivera non da Paul Bocuse”; “Ma che pesanti i bambini che cosi piccoli chiedono di andare da Bottura e si fanno pure spiegare i piatti!”.
Oggi provo a guardare alla faccenda con più lucidità, mettendo per un momento da parte il fatto che i bambini gastrofanatici mi inteneriscono quanto i filmati di gattini su Youtube. Uno sforzo per problematizzare la questione! (Il punto esclamativo è per motivarmi).
Dunque, un primo problema potrebbe essere che stiamo parlando di un prodotto di lusso e a nessuno piacciono i bambini viziati. Una cena nel ristorante di Bottura, anche immaginando che l’ottenne in questione non abbini al menu degustazione un percorso di vini al calice, non può costare meno di un centinaio di euro, e, miei cari bambini, quando io prendevo dieci a scuola mia madre mi diceva che avevo fatto solo il mio dovere! Certo non mi comprava regali costosi! (Se non contiamo lo chalet svizzero di Barbie con il camino che fa la cioccolata calda ricevuto in occasione di una verifica sulle tabelline in cui avevo avuto ottime performance).
Però una cena da Bottura non è proprio come la PlayStation, giusto? Il cibo è cultura, e un bambino che chiede in premio di essere portato a vedere una mostra in una città d’arte non dovrebbe destarci le stesse sensazioni negative. Magari allora il problema è che a nessuno stanno simpatici i bambini secchioni? (A me stanno simpatici i bambini secchioni, nelle cui fila ho militato con fierezza, quindi forse ci siamo).
Riproviamo, facciamo come un test di Rorschach, io vi mostro una foto e voi mi dite che associazione mentale fate. Pronti?
Quello ritratto qui sopra è il libro degli ospiti di un ristorante in Francia. Per la precisione, La Balance Mets et Vins di Arbois, Jura. Il bambino Louis, 8 anni, ci ha lasciato il seguente commento: “Questo è il migliore ristorante del mondo”.
Io sono già un budino di tenerezza.
Ma aspettate, adesso viene il bello, sotto c’è un altro commento: “Pasto e ambiente piacevoli, cibo eccellente, grazie e complimenti!”, lasciato da un ragazzino, dodicenne, che si firma con nome e cognome. Un piccolo Raspelli! Un Bonilli in erba! Un giovanissimo Veronelli!
O un bambino che imita i grandi (altra categoria che irrita i più)?
Ma allora, il mondo ideale è un posto dove il foodporn è vietato ai minori proprio come il porn vero e proprio?