Capire la granita siciliana non è semplice, ha mille volti, cambia a seconda del posto e delle persone che la preparano. In più, la luce irradiata dalla sua storia secolare, iniziata con i i nivaroli e l’impiego della neve, è così intensa che rischia di ostacolarne l’evoluzione.
Il viaggio a tappe intrapreso per darvi la classifica delle 50 migliori granite siciliane di Dissapore, prima edizione, anno 2017 (nel 2016 c’erano state le 10 migliori granite siciliane di Catania, Messina e del Resto della Sicilia) servirà anche a raccontarvi la complessità della granita, e allo stesso tempo la contagiosa semplicità di chi la prepara.
Come già per le 100 migliori gelaterie artigianali del 2017 divideremo la classifica in tre parti, o meglio, in 3 giorni:
— oggi 26 luglio, con le posizioni dal numero 50 al 31;
— domani, giovedì 27 luglio, con le posizioni dal numero 30 all’11;
— venerdì 28 luglio con le posizioni dal numero 10 all’1.
Ma oltre a preannunciare in pompa magna la venuta della nuova classifica, è compito di questo post spiegarvi brevemente anche i criteri adottati per valutare le granite.
SAPORE
Come sempre è il criterio principale, quello che Dissapore mette davanti a tutti gli altri. La condivisione di un momento che combina il sublime con la generosità di chi lo propone.
NATURALEZZA
Gli ingredienti di regola sono tre: acqua, zucchero e frutta, o comunque l’ingrediente principale, quello che ne determina il gusto. Dunque anche caffè o cioccolato.
Questo ingrediente principale è davvero naturale? Il sapore che percepisco in una granita alle fragole arriva solo dalle fragole o viene esaltato con l’aiuto malandrino di qualche ingrediente artificiale?
E quel colore acceso che ha la granita, è merito esclusivo delle fragole?
CONSISTENZA E EQULIBRIO
Un tempo la presenza nella granita del ghiaccio tritato era considerato un errore madornale.
Oggi, attratti dalla piacevolezza tattile di una granita morbida e cremosa (sempre più simile al gelato) corriamo il rischio opposto: perdere di vista la consistenza originale in favore di granite troppo cremose o schiumose.
Il rischio maggiore lo corre il pistacchio, gusto di successo spinto dal diffondersi del pistacchio di Bronte. Per non parlare della novità 2017, la nocciola, o anche della ricotta, di moda nel siracusano. Tutti gusti poco adattabili alla natura autentica della granita.
Serve misura anche nella consistenza, insomma.
Quanto all’equilibrio, la buona pratica richiede che lo zucchero non sia né troppo, né troppo poco. Un criterio che si riesce a valutare meglio se si ha l’opportunità, com’è capitato a noi, di assaggiare molte granite in poco tempo.
IN SICILIA E’ UN’ALTRA STORIA
Sapete da voi che la granita in Sicilia è un rito, al gusto suo proprio si accompagna quello che c’è intorno, non sempre rappresentato da un pittoresco paesaggio di mare.
Può essere estasi affondare il cucchiaio nella granita di un chiosco senza nome, ascoltando le chiacchiere dei siciliani, attorniati dai ragazzini che giocano a pallone. Così come godersi un attimo rinfrescante nella strada principale di Taormina.
Insomma, che sia per la presenza del mare, di un maestoso monumento barocco o di un semplice muretto a secco, l’atmosfera siciliana attribuisce alla granita un surplus di gusto, che la distingue da quelle che si producono altrove.