D’inverno, nelle sere gelate, cullavamo il sogno della perfetta fuga estiva. Poi sono arrivate le ferie, e adesso che stanno finendo ci chiediamo quanto mal di gola da aria condizionata e febbre da jet-lag, meduse attaccate al braccio del pupo puntualmente smarrito in prossimità dei bagni, caro-benzina e ritardi cancellazione dei voli corrispondano alla nostra aspirazione di vacanza perfetta.
A scanso, se ti vedono che spendi soldi ti guardano male. “Sei in vacanza? Vergognati!”, il grido di battaglia di Equitalia, provoca tremori, nausea, rigidità nucale, e ci sveglia nel cuore della notte, tutti sudati.
Messi a dura prova e prematuramente in ansia per il traffico del controesodo, tendiamo a consolarci comprando souvenir gastronomici. Valige piene di pecorini, mozzarelle, fontine e caciocavalli, contendono centimetri nei bauli delle auto a pane di Matera e lampascioni, baroli e limoncelli. Gli ex sbruffoni, che Monti ha reso più guardinghi, azzardano tè scozzesi al whisky, sofisticato sale grigio della Bretagna, rhum filippino, scones bucolici dai boschi di Heathrow, salmoni selvaggi di Bergen, mirto sardo e ogni esemplare di scatolame chic.
“Partecipo solo se c’è da scoprire qualcosa” è l’altro mantra. Dal bar nella cittadina d’arte che fa un cappuccino leggedario al ristorantino sulla spiaggia specializzato in pesce locale, dall’osteria fighettamente rustica alla baita di montagna, dal negozietto nascosto fino al pastrami del Deli newyorkese consegnato alla storia dal finto orgasmo di Meg Ryan. Momenti banali delle nostre ferie trasformati in episodi di meraviglia.
Insomma, il tema del giorno è souvenir gastrononomi e indirizzi del cuore scoperti in vacanza, partecipate numerosi. Fateci sognare o sganciare il portabagagli dal tetto dell’auto. O tutt’e due.
[Crediti | Immagine: Panorama]