Sarà pure pulp, ma se c’è uno che sa valorizzare, oltre all’invidiabile forma fisica, la nostra cucina e il nostro cibo di strada questo è Chef Rubio, una mano santa per il Pil di artigiani e contadini, e per l’autostima nazionale, anche.
La puntata di ieri, in onda come ogni domenica alle 22.10 su DMax, canale maschile in chiaro di Discovery, si preannunciava sugosa sin dal nome del paese:
Amatrice, in provincia di Roma, Rieti.
Rubio ci accoglie con una bella leccata di guanciale.
“A Amatrice stanno tarmente ‘n fissa cor cibo, che c’hanno fatto la città a forma de guanciale”.
“Ma il paese non è solo roba de suino e pastasciutta”. Ah no? Mi stupisco io, mentre aumenta la salivazione.
Siamo nella frazione Casale Nibbi, in una bella cascina dove Rubio mostra come si fa il formaggio alla birra.
Ho paura di vedere la birra dello sponsor buttata dentro il latte per farlo coagulare, paura fondata. Sorvolo, si va in centro, corso Umberto I.
La perlustrazione inizia con la pizza. Roma-style, sottile, croccante, farcita con sugo all’amatriciana (non resisto alla meraviglia). Rubio, che è sempre oltre, provvede ad alluvionarla di percorino romano.
E’ il momento del supplì, pure quello, inevitabilmente, con l’amatriciana dentro. “Ammazza quanto pesa, è ‘na bomba a mano”. Penso a certe inappetenti amiche mie, a come facciano, mentre medito prossime discese laziali.
-Quanto prima- rimugino tra me.
L’escalation di leggerezza prosegue.
Sotto i portici del paese ci si gioca a morra la frittata con la coratella. “Nun è una frittata, è un materasso!“, chiosa Rubio. La guardo, è enorme, ma penso che non ne abbandonerei sul tovagliolo neanche una briciola.
Il cuoco ex rugbista mantiene le promesse, Amatrice non è solo pastasciutta, scopro l’esistenza della panonta. In pratica pane + pancetta + grasso della pancetta. Rubio stavolta non lo dice, rimedio io: è la combo perfetta dell’episodio.
Arriviamo in frazione Bagnolo e, meno male (iniziavo a disperare), appare Memmo.
Lui è il guru dell’amatriciana. Vai Memmo, facci sognare.
Chef o non chef anche Rubio deve subire la domanda che tutta Amatrice rivolge ai forestieri:
“A matriciana vera l’hai mai magnata?”.
Per la serie forse non tutti sanno che, la Amatriciana originale era senza pomodoro, aggiunto solo dopo il 1620, senza pepe, e senza spezie.
Solo unto e cacio, da cui il nome.
Sono in visibilio, e in evidente calata degli zuccheri. Dal punto di vista gastronomico questo di Amatrice è il mio episodio preferito.
Ma… colpo di scena. La sfida tra Rubio e il cuoco di strada del posto non riguarda la amatriciana, né antica né moderna.
Bensì la cicerchiata, dolce composto di palline di impasto fritte e ricoperte dal miele. Tipico dell’Italia centrale, Lazio, Marche e Umbria, l’ho mangiato una sola volta a Carnevale. Non aveva gli zuccherini colorati sopra.
Sono confusa.
Arrivano i giudici di mestiere “cavallari” e parte la ricerca degli ingredienti per il piatto sfida. Farina, latte, mistrà (liquore all’anice), ora bisogna trovare uova e miele.
Per Chef Rubio sedurre le pollastrelle è un gioco da ragazzi, ma sia messo a verbale che sto parlando di galline. Praticamente le ipnotizza.
Per il miele si va direttamente dalle api, passando per l’apicoltore del paese. Tra cavalli, galline e api è la puntata più animal-friendly di Unti e Bisunti.
Rubio, che non sembra proprio a suo agio con le millanta api che maneggia dissimula lo spavento facendo il tenero: “C’hò paura de fargli male”. Preso il miele, ringrazia e se ne va. Inizia la zona Quark della puntata, che è anche interessante, su come si ricava il miele.
La solita musica insinuante annuncia il solito spogliarello di Rubio. Tutto già visto ma vedere in loop.
Rubio impasta, e poi rimpasta. Sale l’audience. Le sue palline di impasto sono piccole a differenza di quelle di Memmo: “Ammazza quanto so’ grosse, paiono limoni”, lo sfotte Rubio, che soddisfatto dichiara: “It’s time to fry“.
Bene, friggiamo. Arrivano i giudici a cavallo. Inizia la sfida: si mangia, si beve, un cavallaro commenta “E’ che non mi piace tanto il miele!“. Bravo, sei nella sfida giusta.
Invece i cavalli apprezzano e la sfida finisce alla pari.
Baci, abbracci, rudi cavallari che addirittura s’imboccano tra loro.
Ah, i miracoli di Rubio.