Se sapeste di morire domani, quale il cibo che vorreste consumare per il vostro ultimo pasto? A molti sembrerà un domanda stupida o un innocuo esperimento mentale, ma per alcune persone è una realtà, come ad esempio alcuni condannati a morte in USA, che possono scegliere con quale cibo placare l’ultimo guizzo di gola.
Ed è la stessa domanda che si è posto recentemente Wilkes McDermid, popolare blogger britannico che ha deciso di suicidarsi, gettandosi dalla terrazza del ristorante Coq D’Argent di Londra – meta di pellegrinaggi gastronomici della City – dopo aver pubblicato sul suo seguito blog l’intero menù della sua ultima cena e un post di commiato.
[related_posts]
Wilkes McDermid, molto conosciuto nel suo ambiente, ha voluto salutare gli amici e le persone che lo hanno sempre seguito spiegando le ragioni del suo gesto in un articolo dedicato, da cui emerge la grande solitudine da cui era stato travolto negli ultimi anni e che la sua passione per la cucina, a quanto pare, non è riuscita a placare.
Di conseguenza lo scorso 8 febbraio Wilkes McDermid ha deciso di farla finita, ha dedicato le ultime ore della sua vita alla sua passione gastronomica e ha annunciato praticamente in diretta ai suoi “follower” ciò che stava per accadere, prima di precipitarsi dalla terrazza del Coq D’Argent.
La decisione del food blogger di lasciare ai posteri, fra le altre cose, il suo ultimo menù, regolamente pagato con carta di credito, ci consente di spendere qualche riflessione sulla percepita ritualità dell’ultimo pasto: il cibo, in questo caso, è diventato un mezzo per accompagnare Wilkes McDermid oltre la vita, per placare le sue ultime soddisfazioni, ed appare come una catarsi nei confronti della vita, delle sue sofferenze e un prologo alla tragica liberazione finale.
In questa prospettiva, il cibo, da sempre simbolo di vita, di crescita e benessere, viene ad assumere un significato ribaltato, inverso: quel pasto, quell’ultimo pasto ha cementato la decisione di Wilkes McDermid, affermando l’espressione finale delle sua negazione nei confronti della vita e la ferma volontà di mettere fine alla sua esistenza dopo un momento di passione gastronomica.
Una chiave interpretativa che non può non richiamare alla mente l’espressione figurata francese “Piccola Morte” (la petit mort) che identifica il momento immediatamente successivo all’orgasmo femminile, dove al piacere segue una sensazione di mancamento, che allo stesso tempo annienta ogni tensione e conflitto.
Amore e morte, nel sesso ma anche nel cibo.
Eccolo dunque il pasto finale di McDermind: una bistecca Hawksmoor Spitalfields (un ribeye da 400g con insalata Donnington Cesear, triple patatine con maionese al lime con formaggio Stilton Coulston Bassett, più pere e noci; cibo accompagnato da una birra Ginger Brew di un Shakey Pete, Rosso Braaida Monferrato Rossso 2009 (probabilmente un Monferrato Rosso “Il Bacialè”), una Pale Ale e un Diszinko Tokai
Ci asteniamo dal voler in qualunque modo giudicare la decisione esistenziale di Wilkes McDermid e lo ricordiamo con quelle che sono state le sue ultime parole impresse nero su bianco online: “Non piangete perché è finita, sorridete perché è successo”.
[Crediti | Link: Dissapore, Daily Mail, Wilkes888. Immagini: Daily Mail]