Dunque, ha vinto –e meritatamente– Tiziana Stefanelli, l’avvocato romano alla cui lingua, affilata come un coltello, dobbiamo inni alla modestia del tipo: “Io non sono presuntuosa, sono solo consapevole di essere molto brava”. Incurante di tutto, compresa la, come chiamarla, sobria simpatia degli avversari, li ha fatti fuori uno dopo l’altro forte di una buona preparazione, che si è potuta permettere in ragione di una carriera brillante e una famiglia apparentemente perfetta.
Bene, e ora?
Chi ama cucinare, guardare farlo e ha un comodo divano finisce per passare ore davanti alla tv ingurgitando food-show. Del resto, è possibile vedere cibo in televisione a qualsiasi ora: i palinsesti dei canali televisivi sembrano fatti in modo che 24 ore su 24 si riesca a incrociare almeno un programma di cucina (o presunto tale) o una replica di ER o di Sex and The City. Fateci caso.
Purtroppo, parlando di food-show, posso dirvi che nonostante l’inquietante fantasia di alcuni autori abbia concepito serie come “Sepolti in casa: animali”, “Abito da damigella cercasi” “Non sapevo di essere incinta” o “Malattie imbarazzanti”, i programmi di cucina nostrani, non godono di grande immaginazione, e si dividono in 4 categorie:
– quelli in cui la cucina è una lotta contro il tempo
– quelli in cui uno chef insegna piatti mai replicabili
– quelli in cui si decorano torte o si fanno sculture di cioccolato
– quelli in cui si deve dimagrire
che, per quel che mi riguarda, hanno in comune solo il fatto di non avere nulla a che fare con la cucina. Per lo meno con la cucina come la intendo io, come vorrei vederla in televisione. Per me la cucina in televisione dovrebbe avere le forme di una rassicurante donna di casa (o anche uomo, di casa), esperta di cucina, che sappia fare i giusti gesti e usi le giuste parole. Non serve un televisionologo per capire che la tendenza generale dei programmi contemporanei è quella alla cucina facile e veloce, senza una vera e propria degustazione o comprensione di quello che si sta facendo; si preferisce saltare i passaggi, correre contro il tempo, come se la nostra vita non fosse già sufficientemente sfilacciata e se non fossimo già rapiti dal delirio del dover riuscire a fare tutto. Ma questo non è cucinare, è approntare un pasto, mettere qualcosa in tavola. La cucina è un’altra cosa. Se avessi i superpoteri cancellerei dai palinsesti la maggior parte dei programmi televisi di cucina.
La cucina che vorrei vedere in televisione ha la faccia di Lidia Bastianich: è stato come tirare un sospiro di sollievo vederla come ospite a Masterchef. Tutti la vorremmo avere come mamma, (qualcuna anche come suocera…). Sorriso rassicurante, competenza, padronanza. Una vera ventata di novità. Non serve chissà quale trend setter per capire cosa manca nella televisione: manca la cucina casalinga, quelle delle basi e delle preparazioni “che ci vuole il suo tempo e l’impegno”. Tempo e impegno che ovviamente noi comuni mortali non abbiamo, almeno non sempre, ma sognare non costa nulla ed è invece la cosa che ci serve di più.
Vi dicevo, la cucina deve avere le sembianze di Lidia Bastianich:
— ma non quelle di uno chef spettinato e che fa il figo e non si chiama Cracco, (In cucina con Ale),
— tantomeno quelle di un cioccolatiere, seppur bravo nel suo negozio, adorabile e televisivo come la strega di Hansel e Gretel (Il Re del Cioccolato, Ernst Knam),
— né quelle di un dietologo (Marco Bianchi di Aiuto Stiamo Ingrassando).
— E neppure quelle di una insicura, pasticciona e che si dichiara incapace di cucinare come Benedetta Parodi.
Non dite che alla fine andiamo sempre a parare sulla Parodi, ma questa ve la devo proprio raccontare. Una novità del suo programma si chiama “Ricetta Salvacena”. Una cosa brutta anche da dire: se partiamo con l’assunto che la cena debba essere salvata siamo davanti all’antitesi della cucina, no? La “Ricetta Salvacena” consiste nel preparare un piatto in 7 minuti con il cronometro che corre e le voci registrare dei figli della Parodi che incalzano “mamma, mancano 6 minuti”, “mamma mancano 5 minuti“, “mamma mancano 4 minuti” e così via. Un incubo. Specie se pensiamo che nel mondo esistono bambini come quelli di Junior MasterChef Australia che invece di giocare ti laccano un’anatra. ..
Dunque, finito Masterchef, cosa ci resta? Voi cosa salvate?