Ora che è stata ufficialmente sdoganata da Repubblica, ci sentiamo autorizzati a parlare pubblicamente della malvagità di Massimo Bernardi, l’editore di Dissapore. Sì, malvagità. Come si spiegherebbe altrimenti che assegni A ME un pezzo sulle verdure che detesto? Sapendo, ovviamente, che io ADORO le verdure. Del resto il diavolo si manifesta nei modi più contorti. E non ama mangiar sano.
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Il maiuscolo indica un amore spassionato. D’inverno divento dipendente in maniera patologica dalla zucca e mi nutro di inverosimili quantità di broccoli e cavolfiore. D’estate il mio frigorifero si riempie di melanzane, zucchine e peperoni. E quelle epiche scarpette nell’insalata di pomodori! Mi piacciono perfino le verdure meno simpatiche, come l’asparago o i cavoletti di Bruxelles.
Certo, la mia passione veggie si spinge solo fino a un certo punto. Quello in cui le melanzane sono una base per la parmigiana, e l’insalata di finocchi una scusa per concedermi tre fette di cassata. D’altro canto te l’avevo preannunciato Marco Bianchi: non diventerai il mio life coach.
Spiego la teoria: vanno bene le verdure, fanno tanto salutismo: poche calorie, molte vitamine. Ma ciò non fa di loro, non automaticamente voglio dire, il 90% della mia dieta. La distanza tra amarle e imporsene alcune è siderale.
Del blocco psicologico per la rucola ho detto ieri, non è il caso di dilungarsi. Sempre quella sensazione di amaro, mi impedisce di creare una relazione stabile e duraturo con il radicchio rosso. Per convincermi che non tutto è perduto assaggio saltuariamente la combo radicchio e noci in un sugo. Ma piango se vedo la gente deporne chili sulla piastra a beneficio di una cena salutare, e rivaluto i libri di Francesco Alberoni.
Meglio invece concentrarsi sull’estrema sopravvalutazione della lattuga. Con tutti gli ortaggi simpatici che esistono sulla terra, abbiamo davvero bisogno della lattuga? Perché non fare una bella insalata di finocchi, o cavolo cappuccio? Invece continuiamo a trascinare l’insipido e acquoso bagaglio, reo di provocare appetiti mostruosi, non vi capita 10 minuti dopo un’insalata di lattuga che vorreste mangiare una mucca panata?
Ancora peggio, poi, se insieme alla lattuga c’è la cipolla cruda. Intendiamoci, non rientro nella categoria dei senz’aglio e per osmosi dei senza cipolla. Dopo lo sdoganamento di Cracco però, ho usato scalogno e cipolla crudi in quantità che nuociono gravemente alla vita sentimentale. E la cipolla rossa di Tropea? Non è che la provenienza calabrese giustifichi la presenza in ogni piatto.
Il premio dell’immangiabilità 2013 lo assegniamo però al sedano. Ritrovarlo nel minestrone, sfranto in nauseabondi cubetti mollicci mi rovina la cena. Passi nel pinzimonio ma Google gli accosta aggettivi improponibili, VERSATILE – GUSTOSO, cercate da voi, lo ritroverete nelle polpette, nelle zuppe, nei sughi per la pasta. Ma se lo sanno tutti che l’unico uso accettabile del sedano è nel soffritto del ragù, insieme alla carota.
Anche i ravanelli bianchi se la giocano. Come lo usi il ravanello bianco? Sorvolerei su “l’insalata con yogurt” che Google spara per sei pagine di ricerca .
Mi fermo qui, visto mai che vi rubo le idee. Unitevi nello sfogo fratelli: liberatevi della convivenza forzata con la verdura più scipita, salutare certo ma faticosa da mandare giù. Diteci tra tutte quella che vi attrae come una lavanda gastrica in diretta tv.
[Crediti | Link: Dissapore, immagine: Flickr/Lollyknit]