Con quest’aria pesante che c’è in giro, è proprio il caso di trovare una buona scusa per festeggiare qualcosa. Festeggiare per praticare convivialità, per riflettere insieme e reagire, per regalarci un po’ di benessere. Noi ci siamo inventati lo Slow Food Day e voi, cari lettori di Dissapore, siete tutti invitati.
In realtà l’idea nasce un anno fa, quando un motivo ufficiale per festeggiare c’era: i 25 anni dalla fondazione di Slow Food, nata nel luglio 1986 nelle storiche cantine di Fontanafredda a Serralunga d’Alba. Il 18 giugno dello scorso anno ci siamo ritrovati in tanti e in tutta la Penisola (300 città) e ci è venuta voglia di riproporre l’appuntamento. Per cui sabato 26 maggio le Condotte Slow Food di tutta Italia torneranno nelle piazze, nei mercati e in tanti altri luoghi del nostro buon Paese.
A dire la verità questa festa ce la siamo inventata proprio per avere una scusa che ci permettesse, almeno una volta l’anno, di uscire tutti assieme di casa e andare incontro a quelli che non ci conoscono, che magari hanno sentito parlare di noi ma non hanno ancora capito bene chi siamo e cosa facciamo.
Abbiamo voglia di raccontarci, voglia di sfatare alcuni mitici luoghi comuni sul nostro conto, e confermarne altri, soprattutto abbiamo tanta voglia di trovare nuovi compagni di viaggio. Nel Dna dell’associazione non ci sono parole come radical-chic, elitario, esclusivo, per soli esperti, e cose simili. Non ci sono nel Dna dei fondatori, Carlo Petrini in testa, e non ci sono nei nuovi arrivati. Purtroppo spesso ci vengono appiccicate addosso.
Certo, qualche volta ci mettiamo del nostro per non farci capire e magari da qualche parte nella grande rete di Slow Food c’è anche chi quelle parole le porta dentro la sua Condotta. Fa un po’ parte del gioco quando provi ad abbracciare tutta la diversità possibile, l’importante è non perdere la strada maestra.
L’importante, soprattutto, è conoscere i veri protagonisti, che sono i tantissimi soci volontari, gli attivisti, i produttori delle comunità del cibo o dei Presìdi, gli osti che camminano al nostro fianco, gli insegnanti che animano i tanti progetti educativi: insomma, quella grande, variegata, straordinaria rete che è la vera sostanza di Slow Food (e di Terra Madre).
Conoscerli fa la differenza, farsi raccontare cosa li ha avvicinati alla chiocciola e come ne stanno interpretando la filosofia sul territorio può a volte entusiasmare, se non addirittura emozionare. E’ questa la mia più grande motivazione, prima ancora che la condivisione delle idee e della filosofia (che pure sono forti): sentirsi parte di una grande comunità, laica e ancora capace di qualche goliardata, anche se sempre più consapevole e matura.
Per lo Slow Food Day 2012, non a caso, abbiamo scelto un tema molto impegnativo: il cibo e i cambiamenti climatici, a meno di un mese dalla conferenza mondiale sullo sviluppo sostenibile di Rio de Janeiro. Quello che vorremmo spiegare a chi verrà a trovarci, è che ognuno di noi è parte in causa e può diventare soggetto attivo del cambiamento. A tavola, tutti i giorni, guadagnando anche in gusto e salute. Non è semplice ma si può fare e può essere molto piacevole.
Noi non abbiamo la ricetta, abbiamo molte idee: alcune buone e già testate con successo, altre forse da archiviare. Soprattutto cerchiamo sempre nuovi stimoli. E lo Slow Food Day dovrebbe servire anche a quello: venite a trovarci, qui trovate le 300 piazze italiane dove festeggiamo, venite a conoscere le nostre Condotte e il loro lavoro sul territorio, portate le vostre idee e proposte.
Di strada da fare ce n’è ancora molta e da soli non andiamo lontano!
[Roberto Burdese, presidente Slow Food]