Tutti lì a dire che cucinano per passione, a reinventarsi critici gastronomici con due stelle TripAdvisor, e poi, nel bel mezzo di una cena, qualcuno timidamente alza un dito per buttare sul tavolo una domanda raggelante che zittisce tutti e crea il vuoto neuronale.
“Cos’é il rognone?”
Silenzio e imbarazzo dilaganti. A quel punto, solitamente, Wikipedia arriva a salvare la situazione, anche se buona parte del gruppo si perde nei meandri di Yahoo Answer per concedersi il lusso di sembrare mediamente più intelligente degli altri.
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Alla fine di un buon film restano nella mente dei quesiti aperti sui massimi sistemi dell’esistenza umana che faticano a farci prendere sonno. Alla fine di queste cene tra tipologie umane agli antipodi, nelle quali i posti a tavola sono divisi tra veri gastrofighetti e gourmet wannabe, aleggiano quesiti ingombranti che si fa fatica a digerire.
Ne ho raccolti 10 che, in un modo o nell’altro, scaturiscono scenette imbarazzanti nelle quali vorreste essere da un’altra parte piuttosto che snocciolare competenze che ad alcuni possono sembrare “da fissati”.
1. “Quali sono le declinazioni del cavolo?”
Cime di rapa, broccoletti, puntarelle, friarielli. Un magma non troppo chiaro per molti, purtroppo. Tra i quesiti troppo spesso irrisolti c’è quello che raccoglie in un groviglio celebrale nebuloso le varie forme e sostanze del cavolo, non inteso come interlocuzione, ma come ortaggio.
2. “Ma il bue e il vitellone sono la stessa cosa?”
Il bue chi? Intendi quello che non é toro, ma neanche mucca? Quello che ha passato i bei tempi del vitello? Quello della grotta della notte di Natale? La costante X su cui solitamente si fissa l’attenzione é quella delle fasi cronologiche di crescita e sviluppo del bovino, ma poi il discorso si mescola ad altre variabili sconosciute.
3. Pollo, gallina, gallo, cappone e le castrazioni irrisolte.
Ogni commensale avrá a riguardo la propria personale risposta, tutto dipende se si è femminista convinta, maschilista represso, semplice incompetente da pollaio. La concentrazione sull’argomento deve essere assoluta, in modo che si possa fissare nella mente ciascuna categoria in modo definito e definitivo.
4. “L’uovo che mangiamo é un feto?”
Ho visto commensali cambiare colore di incarnato al momento di questo quesito ai limiti della metafisica gastronomica. Solitamente si finisce a discutere di vita, morte e grandi temi di etica. Le discussioni sull’uovo, insomma, tirano fuori il meglio di noi.
5. “Mi stai prendendo in giro? Il guanciale é la guancia del maiale?”
Tra le ignoranze più persistenti, una quota molto alta raggiungono quelle gastronomiche legate all’anatomia. Parti dell’animale sconosciute si mescolano, nell’immaginario collettivo, a sezioni di carne che non vorremmo conoscere. O che sarebbe meglio ingurgitare senza meglio interpretarne la posizione.
6. “Ma la burrata e la stracciatella sono parenti?”
Regna sovrana la confusione anche quando si parla di mozzarella, burrata, stracciatella e fior di latte. Non meglio identificate le varianti, a tavola l’opinione pubblica tende ad amalgamare il tutto nella collezione “parenti della mozzarella”.
7. “Ma il triplo concentrato di pomodoro come può esistere?”
Al concentrato ci arrivano tutti. Al doppio concentrato già qualcuno inizia ad assumere espressioni non troppo intelligenti. Al triplo concentrato si legge il vuoto negli occhi dei commensali. Nell’aria iniziano a fluttuare questioni scientifiche mescolate a teorie sui buchi neri e sul bosone di Higgs. Di solito le spiegazioni sfociano nelle teorie della imminente colonizzazione aliena.
8. “Qualcuno ha mai visto una barbabietola cruda?”
Tutti noi abbiamo comprato almeno una volta le barbabietole già cotte nelle confezioni sottovuoto del supermercato. In pochi, quindi, conoscono il prodotto all’origine, ossia crudo. Da questa mancanza derivano leggende metropolitane (sentite con le mie orecchie) di barbabietole che nascono già mollicce e pronte ad essere mangiate.
9. “Non ho ancora capito bene le differenze tra mais, frumento, grano e pop corn?”
Questa pecca colpisce soprattutto i cittadini, quelli che in campagna non ci vogliono andare nemmeno se fa figo dire “ah, la natura”. Per far chiarezza sull’argomento l’unica cosa da fare è un tour dimostrativo immersi tra campi, pannocchie e spighe.
10. “Il capitone? Mi sa che é l’anguilla castrata”.
Genetica, umorismo involontario, follia gastronomica. Esistono alcune domande che non so dire con precisione da quale anfratto del cervello possano essere partorite. Solitamente da questi quesiti a valanga il restante gruppo di commensali riesce a toccare il fondo più fondo.
E ora a voi. Vi siete mai fatti almeno una di queste domande? Wikipedia o enciclopedie alla mano, andiamo tutti quanti a ripassare, che è meglio. Io compresa, ovviamente.
[Crediti foto | Copertina: Maurizio Camagna. Italyfoodexport, scattidigusto, macchinetrattori, alimentipedia]