L’idea che mi son fatta a proposito della trovata di scrivere il nome sul vasetto della Nutella (così come è stato con la bottiglia della Coca Cola), è più o meno questa: la cosa non ha suscitato in me il minimo interesse.
“Ora il vostro nome potrà essere associato a qualcosa di molle e marrone, e sarete pure contenti, ha twittato invece Tito Faraci. Mentre Matteo Renzi dice che: “non è soltanto una campagna di marketing, in un tempo di anonimato tu hai bisogno di farti chiamare per nome, di farti venire incontro per quello che sei, di essere considerato una persona in grado di stare in relazione“.
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Non cercherò un parallelismo tra questa smania di avere barattoli con i propri nomi e la pratica del selfie (gli autoscatti fatti con il telefonino e postati sui social), per poi concludere dicendo che da qui a finire come i protagonisti di Bling Ring, il film di Sofia Coppola su sei ragazzi talmente ossessionati dai vip che rubavano nelle loro case, il passo è breve. Niente di tutto ciò.
Vorrei solo dire che se la Nutella mi conoscesse davvero non direbbe “… c’è un po’ di Nutella nella tua vita e un po’ della tua vita in Nutella”. Probabilmente direbbe: c’è già troppa Nutella nel tuo punto vita.
Insomma, è abbastanza chiaro che il mio nome scritto su un vasetto non è sufficiente a smuovermi pulsioni di acquisto. Secondo voi dipende dal contenuto del vasetto? Probabilmente si.
Potrei forse essere sensibile alla personalizzazione di quei cibi che proprio sento miei, e che davvero mi conoscono, che quasi fanno parte della mia struttura biologica da quanti ne ho mangiati: salumi di ogni tipo, insaccati, formaggi, crostacei e molluschi, per esempio.
Ecco, non so come potrebbe influire sulla mia percezione di consumatore vedere una mortadella con impresso il nome Martina, magari accanto a una forma di Parmigiano Reggiano da 40 chili con scritto Martina. Forse mi inquieterei un tantino. Voi che ne dite?
Probabilmente con il cognome, mi sentirei meglio: “Liverani”! No, direi di no. Già me lo vedo, il mio cognome, impresso su una cialda Nespresso (ah, no quello è Livanto).
Certo, avere il proprio nome su un prodotto, può anche avere dei vantaggi. Per esempio: vorrei un cocktail con il mio nome (no, il Martini non vale), fatto con una buona tonica, un buon rum, lo zenzero e il lime (e, per carità, senza chili di zucchero). Vorrei anche un caffè con il mio nome. No, non la capsula Liverani, intendo proprio che quando vado al bar, in tutti i bar del mondo, capiscano al volo come voglio il caffè: alto! Che poi sarebbe lungo, in tazza grande, ma non doppio.
Vorrei vorrei anche una pizza con il mio nome che ogni volta devo sempre aggiungere qualcosa alla Romana o togliere dalla Pugliese: io la voglio con il pomodoro, fior di latte, le acciughe i capperi, le olive taggiasche e tanto origano.
Vorrei anche una bottiglia di vino con il mio nome (esiste già, si chiama PerMartina è un Pignoletto della cantina Vallona, che mi piace parecchio, anche se quella Martina non sono io e dunque non vale).
Ma davvero, quello che vorrei (e che desidererebbe ogni donna golosa e con un ego ipertrofico) è un dessert con il mio nome, destinato a passare alla storia: come la Pesca Melba, inventata da Escoffier al Savoy Hotel per Nellie Melba nel 1890 come la torta Pavlova che prende il nome dalla famosa ballerina russa Anna Pavlova.
Ma poi penso che tutto questo sbattimento per mettere il nostro nome sopra un prodotto è davvero sopravvalutato. Tornando a Nutella mi chiedo: una famiglia composta da 4 persone con altrettanti nomi acquisterà 4 barattoli diversi?
Non sarebbe meglio allora, per comodità, cambiarci direttamente il nome all’anagrafe e chiamarci tutti Nutella?
E quando questa cosa della personalizzazione avrà contagiato ogni prodotto commestibile, potremmo chiamare i nostri figli direttamente: pomodoro, maionese, confettura, succo di frutta.
Così renderemmo la vita molto più facile a chi personalizza vasetti e avremmo più ordine nella dispensa e nel frigorifero.
E voi, cosa vorreste personalizzare?
[Crediti | Link: Dissapore, Twitter, Europa, immagine: Flickr]