C’è questo tale, Zack Danger Brown from Ohio, che sul sito di crowdsourcing Kickstarter ha chiesto agli internauti una donazione, a partire da 1 dollaro, per aiutarlo a realizzare il suo progetto: preparare un’insalata di patate.
Un piano a ben guardare ambizioso per il giovane statunitense che, nella vita, non ne aveva mai cucinata una e non aveva, perciò, idea di come fare, quale ricetta seguire, in che dosi e via dicendo. Il timore era, soprattutto, che alla fine non fosse buona. Ma la rete gli ha dato credito, letteralmente, e donazione dopo donazione il nostro ha potuto raggiungere traguardi ragguardevoli, acquistando sicurezza e fiducia nel successo della sua impresa.
A 35 dollari raccolti, già si azzardava a promettere che avrebbe quadruplicato le dosi, a 100 che ne avrebbe fatte addirittura due versioni diverse e magari anche un po’ di merchandising. 1.000 dollari sono stati il traguardo per iniziare a pensare a uno streaming dell’esecuzione, e a 3.000 ha lanciato la proposta di affittare un posto per un party (scusandosi perché la sua cucina era troppo piccola), dove tutti avrebbero mangiato insalata di patate.
In poco meno di un mese, Zack ha racimolato quasi 60.000 dollari, come racconta un dettagliato articolo della sezione Tech di Yahoo, o per chi poca dimestichezza con l’inglese, il sito del Corriere.
Venuta a conoscenza della vicenda, mi sono trattenuta a stento dall’aderire alla raccolta fondi (ho considerato che partecipare a una festa in Ohio sarebbe stato logisticamente complicato) ma mi sono detta: perché lui, che mai aveva fatto un’insalata di patate, sì e io, che sono un’esperta di cucina, no?
Quindi, ecco la mia insalata di patate, per ora in versione beta. Prometto che, se me la finanzierete, ne svilupperò una più ricca e dettagliata, la manterrò in costante aggiornamento e, chissà, magari potrei cucinarla dal vivo a casa del più generoso fra i miei sostenitori.
Fase 1: la scelta delle patate
In questo momento di lancio, ho potuto contare solo sulle mie risorse. Capirete perciò perché ho limitato di molto le dosi della mia ricetta. Ho preso 2 patate piccole che insieme non arrivavano a 200 grammi e, per prima cosa, mi sono detta: quanto ci metteranno a cuocere? Perché da subito ho capito che, volendo risultare credibile agli occhi dei possibili investitori, la precisione era importante.
Essendo a conoscenza che il tempo di cottura delle patate dipende dalla loro dimensione, le ho misurate e, nonostante all’apparenza fossero una più grande dell’altra, entrambe nel punto più largo avevano un calibro di circa 3 centimetri e mezzo.
Partendo da questo importante dato, ho proceduto alla cottura.
Fase 2: la lessatura
Giuro, ho provato a fotografarle già immerse nell’acqua, ma mi ci riflettevo dentro e non volevo trasparisse l’ansia da prestazione, che mi irrigidiva i lineamenti e avrebbe potuto influenzare i miei possibili sostenitori.
Quindi, il pentolino nella foto è vuoto, ma poi ci ho versato circa mezzo litro d’acqua fredda a cui ho aggiunto mezza tazzina di aceto, che si dice aiuti a mantenerle sode, come poi in effetti ho potuto constatare.
Fase 3: la verifica del punto di cottura
Ho iniziato a calcolare il tempo, per la cottura delle mie patate da 3,5 centimetri di spessore, dal momento in cui l’acqua ha raggiunto il bollore. Vabbè, poi ho ricevuto una telefonata e forse non sono stata molto precisa, ma suppergiù in 15 minuti risultavano cotte.
L’ho verificato col metodo più classico, pungendole con uno stecchino, che entrava con ancora un filo di resistenza (mica volevo fare un purè), ma non troppa. Sì, lo so, è un’osservazione molto soggettiva ed empirica.
Prometto di sistemare il bug nella versione 2.0, sempre che ci arrivi, cari i miei finanziatori.
Fase 4: la pelatura
Questo è stato un momento molto delicato, stavo quasi per abbandonare il progetto. Perché avevo paura di scottarmi. Si sa, infatti, che le patate lesse vanno pelate ancora calde e, appunto, scottano. Da qui l’espressione “patata bollente”.
Per fortuna, mi sono ricordata di un kit salvavita, anzi, salvadita: forchettina a tre punte sottilissime, che si infilza nella patata per reggerla senza romperla, e coltellino di nota marca tedesca, acquistati dalla mia mamma in un viaggio in Germania verso la fine degli anni 80.
Beh, si sa che i tedeschi sono avanti (no, non fate commenti calcistici), e devo dire che il sistema funziona e ho potuto pelare le mie patate senza ustionarmi.
Fase 5: il condimento
Ora, non so davvero quale ricetta alla fine abbia scelto Zack.
Io ho semplicemente fatto la mia preferita che prevede di condire le patate, tagliate a tocchi, con maionese (nel mio caso, 1 cucchiaino da tè), senape (una punta), prezzemolo tritato, olio e sale, tutto mescolato insieme con grande delicatezza perché, nonostante l’aceto abbia mantenuto le premesse e le patate fossero abbastanza sode, il rischio poltiglia in questi casi è sempre in agguato.
La mia insalata di patate è andata a buon fine, e ora me la pappo, come immagino vorreste fare anche voi. E allora, ditemi, li vale 60.000 dollari?
[Crediti | Link: Kickstarter, Yahoo Tech, Corriere. Immagini: Cibotondo]