Basta testosterone, basta dominio maschile: finalmente un drink con lo special touch di una donna, per la precisione quello di Luana Bosello , giovanissima bartender di Taglio. Che per noi ha pensato al Josephine e, proseguendo la parentesi woman power, mi piace pensare sia dedicato a Josephine Baker la prima star della danza di colore.
Parliamo di inizio secolo scorso. Eppure si dice che il twerking l’abbia inventato lei.
Voglio dire, Josephine nel 1925 indossava un gonnellino di banane, il seno scoperto ed un corpo di una bellezza imbarazzante. Roba che Beyoncé si sarebbe chiusa in bagno a piangere, lei con tutte le anaconde (ma quella è Nicki Minaj).
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Ma torniamo all’omonimo cocktail, che forse è meglio darsi all’alcol. Una “magra” consolazione però ce l’ho: sono l’unica in redazione a non avere il reflusso gastroesofageo.
Ora datemi una bandana, che mi sento tanto l’icona del lavoro yankee Rosie the Riveter e partiamo con la ricetta
Josephine.
4.5 cl di London dry gin
1.5 cl di liquore al sambuco
1.5 cl di simple syrup (sciroppo di zucchero)
10 foglie di menta
4 pezzettini di zenzero
1 lime
Tra gli ingredienti vedete che campeggia il liquore ricavato dalle infiorescenze di sambuco, che non è la Sambuca che il nonno mette malinconicamente nel caffè. C’è chi i fiori di sambuco se li magna fritti, chi ci fa lo sciroppo, la confettura o addirittura il pane.
Attenzione però al sambucus nigra , l’ideale per far venire il mal di pancia alla suocera. Non paga vi dico anche che il sambuco è leggermente diaforetico, nel senso che fa sudare.
Tecnica: shake and double strain, che vi ho già spiegato cos’è.
Si inizia sistemando nello shaker il lime, il simple syrup e lo zenzero, pelato e tagliato a pezzetti. Si pesta il tutto con il muddler (aka pestello) e si aggiungono le foglioline di menta fresca.
Si da una leggera mescolata con il bar spoon, quel cucchiaio lunghissimo che vi farà sentire parecchio fighi, per estrarre gli oli essenziali della menta tralasciando il retrogusto amarognolo.
E’ la volta del gin e del liquore al sambuco, quindi ghiaccio fino all’orlo e una bella shakerata energica. Il cocktail va filtrato e versato in una coppetta raffreddata, “si straina con un colino”, come dicono quelli bravi.
Bene, il mio Josephine è pronto ed ha un’aria convincente. Non sarà bello come quello di Luana ma vi assicuro che a berlo si gode violentemente.
Facciamo che si chiama “Giuseppina”, così nessuno si offende.