Il mondo continua a dividersi sul terzo comandamento, il famigerato “Ricordati di santificare le feste”: piace così tanto, indistintamente, che è stato adattato alla dimensione secolare, dove le feste da santificare non sono più solo propriamente “sante”, ma anche laiche.
Parliamo del 25 aprile, anche delle domeniche, soprattutto del Primo Maggio. Malgrado sia la festa dei lavoratori, c’è chi lavora anche il Primo Maggio, una contraddizione e anche una presa per i fondelli; vi ricordate i famosi “colmi”?
“Qual è il colmo per un lavoratore? lavorare il primo maggio”. [related_posts]
Ci sta come colmo; ma anche no, considerando il sacrificio insito nei mestieri legati alla ristorazione dove le feste non si festeggiano. O meglio, si festeggiano lavorando, perché fanno girare l’economia e ci aiutano a riempire la cassa a fine giornata, quella cassa di questi tempi sempre più vuota.
Ok, passino i ristoranti, ma che c’azzeccano i supermercati? Con calma, ci arriviamo.
Dunque, il dilemma: santifichiamo le feste chiudendo bottega o le santifichiamo ringraziando per il lavoro concessoci?
Anche la Coop si è posta l’amletico dubbio, dando una risposta quasi schizofrenica; ma a loro è concesso: la Coop – oltre a “essere tu” – sono molte, LE Coop, ma solo alcune hanno deciso di “santificare le feste”, il 25 aprile e il Primo Maggio, abbassando la saracinesca e invitando tutti i potenziali clienti ed andare altrove, accolti da chi invece ha pensato bene di far lavorare i lavoratori nel loro giorno.
Spulciando il sito ufficiale di Coop ecco qui di seguito la lista delle cooperative che hanno deciso di aderire a questo “sciopero contro gli straordinari”. Alcune supportano slogan interessanti, come “Valori in Corso”, buttandola un po’ sul patriottico, un po’ sul manieristico, e appellandosi a una morale e un’etica che sembra essere assente in altre occasioni.
Vediamo gli aderenti:
“La scelta di restare chiusi il 25 aprile e il 1° maggio è coerente con i valori, la cultura, e la storia della cooperazione e di quella di consumo in particolare – dice il presidente di Coop Adriatica, Adriano Turrini – Infatti i primi cooperatori erano lavoratori che si unirono per acquistare prodotti sani e spendere meglio”
“Il 1° maggio i nostri punti vendita saranno chiusi per celebrare l’impegno e la passione di tutti i lavoratori. […] In Novacoop, il lavoro è un valore quotidiano” firma Ernesto Dalle Rive di Novacoop.
Non tutti i centri saranno chiusi, alcuni potrebbero decidere di aprire.
Le ragioni reali che possono giustificare una chiusura per i centri Coop che rispetteranno la festa del Primo Maggio potrebbero essere meno poetiche di quanto dichiarato: come qualcuno ha ipotizzato online, semplicemente hanno fatto i conti della serva e hanno capito che conviene chiudere bottega; tanto c’è crisi, e i lavoratori difficilmente troveranno i risparmi sotto il cuscino la mattina del 1 maggio, da spendere alla Coop.
C’è invece chi resiste e insiste nella tendenza che sembra ormai avvolgere molti nella grande distribuzione, ovvero la spinta a restare a disposizione dei clienti che durante le feste non hanno nulla di meglio da fare che infilarsi in qualche centro commerciale, forse più alla ricerca di frescura e aria condizionata, piuttosto che dell’offerta irrinunciabile su frutta e verdura.
Il fenomeno delle aperture sempre e ad ogni costo forse merita qualche riflessione.
Sino a qualche anno fa i super e gli ipermercati erano luoghi isolati e unici, a sé, dove si andava solo per fare la spesa. Negli ultimi anni la maggior parte dei super-mega-iper mercati ha iniziato a sorgere all’interno dei centri commerciali, che oggi andrebbero definiti più come “centri di intrattenimento”, che ospitano cinema e ristoranti, esercizi che lavorano anche nelle feste.
Quindi forse sta nell’interesse di molti supermercati allinearsi agli orari dei luoghi di ritrovo limitrofi. Cena, cinema… vuoi che non ci scappi anche la spesa?
Gli schieramenti sono i soliti due: chi ritiene che il Primo Maggio (e altre feste) siano alla fine una perdita economica e vorrebbe abolirle, come fece Benito Mussolini durante il Ventennio, o al meglio farle slittare sempre alla domenica; c’è invece chi la ritiene un’occasione per celebrare realmente un valore sociale e costituzionale come il lavoro.
O se preferite, da un lato ci sono i piccoli negozianti strozzati dalla concorrenza della Gdo, dall’altro noi consumatori con la richiesta di orari più flessibili per fare la spesa, e ancora, spesso dimenticati, i dipendenti di negozi e centri commerciali, che lavorano di notte, nei weekend, durante le feste.
Buon’ultima la Chiesa, che predica i rischi del consumo sfrenato e prova a ricondurre le pecorelle smarrite in un supermarket alla messa domenicale.
Per conto nostro sapere che in caso di bisogno c’è un supermercato disponibile dà qualche linea di sicurezza in più, ma il programma per il prossimo Primo Maggio non prevede certo una gita alla Coop.
E voi? avete già programmato di festeggiare il Primo Maggio nel supermercato più vicino?
[Crediti | Link: Dissapore, Coop]