Adotta una pecora marsicana? Antichi, è roba vecchia. Adottare un Berlusconi che ti fa il bucato? Letta non vuole. Adottare uno chef? Ecco che ci siamo, questa è la tendenza del futuro. Quale futuro distopico o post-apocalittico, potete davvero adottare uno chef. Ma dovete essere FOODBLOGGER.
L’idea arriva dall’associazione CHIC, ovvero Charming Italian Chef [sì, si chiama davvero così, no, non fate domande]. Gli Chef Chic sono “un gruppo di cuochi sparsi in tutta Italia il cui fascino è espresso dall’altissimo livello della cucina che propongono“. Almeno così dicono loro, anche se la descrizione non trova riscontro nel modo in cui i foodblogger comunicano la cucina dei Charming Chef.
La cosa va risolta.
“Spesso tra chef e lettori si creano dispute per mancanza di conoscenza reciproca. Il primo scopo dell’esperimento è migliorare la loro relazione” spiega la foodblogger Paola Sucato, anima dell’iniziativa. Dispute, avete capito?
E voi eravate convinti che i foodblogger facessero marchette spudorate! Quanto a noi, non ci eravamo accorti che ci fossero cortocircuiti comunicativi così grossi da rendere necessaria la trasformazione dei foodblog in uffici stampa degli chef. Si vede che eravamo un po’ distratti.
In pratica funziona così: il foodblogger sceglie lo chef da adottare, e per ben tre mesi si impegna a comunicare la cucina dello chef sul suo blog. Modus operandi, prodotti segreti, filosofia, eccetera. In cambio lo chef lo invita (anche se su Chic ne parlano solo al femminile, la blogger, malintenzionati?) nella sua cucina e gli insegna tecniche, ricette e trucchi del mestiere. Per il gran finale il blogger invita un manipolo dei suoi lettori ad un corso di cucina tenuto dallo chef stesso.
L’iniziativa partirà da fine ottobre, ma i nomi di alcuni chef aderenti si sanno già: Nicola Cavallaro di Un posto a Milano, Andrea Aprea del ristorante Vun all’hotel Park Hyatt, Fabio Baldassarre di Unico.
Leggo dal sito:
Un’occasione unica per la blogger che può entrare nella cucina di un grande Chef, per poterlo conoscere, per provare a costruire un rapporto preferenziale. Un’occasione anche per lo Chef che può conoscere meglio il mondo blogger e quello della rete in generale, capendo così come muoversi tra siti e social e confrontandosi con chi sta cavalcando la nuova frontiera della comunicazione on line.
Avrei qualche domanda:
Se una persona scrive di cibo e della cucina di uno chef, non dovrebbe già avere acquisito le conoscenze tecniche necessarie per farlo?
E siamo proprio sicuri che questo rapporto simbiotico sia conforme al “Manuale delle Giovani Marmotte della critica imparziale, analitica e approfondita”?
Se i foodblogger sono ineducabili e gli chef non sanno comunicare nel modo appropriato, mettendoli cheek to cheek per tre mesi risolviamo qualcosa?
Nell’attesa della loro risposta, datemi la vostra.
[Crediti | Link: Chic, immagine: Panorama]