L’olio italiano, eccellenza riconosciuta nel mondo, non è così italiano. Fa proprio brutto che la verità sulla questione debba arrivare dal New York Times, ma quando si vive nel paese dei misteri, delle lobby e delle grandi convergenze ci si deve preparare al peggio.
Che l’olio sia un losco affare è acquisizione nota e (più o meno) accettata nell’ambiente. Tra quelli che l’accettano meno ci sarebbe Report. La trasmissione condotta da Milena Gabanelli è più volte tornata sulle questione, sollevando dubbi sull’etichettamento e sull’inganno politicamente sostenuto su cui si muoverebbe l’industria. Ma ha avuto meno difficoltà a attaccare mafia e potenti che “il partito” dell’olio italiano.
Becchiamoci allora le illustrazioni animate del Times, non esattamente l’ultimo o il meno accreditato dei grandi giornali internazionali, che ci espongono all’ennesima figuraccia planetaria, raggelante in quanto a sobria efficacia. Ce la meritiamo.
La maggior parte dell’olio d’oliva venduto come italiano non viene dall’Italia ma da paesi come Spagna, Marocco e Tunisia.
Qualche ora dopo essere state raccolte, le olive vengono trasportate al frantoio…
Dove sono pulite, spremute e pressate.
Vengono caricate su un camion cisterna …
E portate in nave fino all’Italia, il maggior importatore mondiale d’olio.
Intanto, bastimenti di olio di semi di soia o altri oli poco costosi vengono etichettati come olio d’oliva, e portati allo stesso porto.
Alla raffineria, l’olio d’oliva è raffinato/tagliato con olio più economico …
E mescolato con beta-carotene, per nascondere il sapore, e clorofilla per colorare.
Le bottiglie sono etichettate come olio extravergine d’oliva e marchiate con il “Made in Italy” degno di rispetto in tutto il mondo. (curiosamente questo è legale, anche se l’olio non viene dall’Italia).
L’olio d’oliva è trasportato in tutto il mondo, in paesi come gli USA, dove il 69% dell’olio d’oliva è adulterato.
Per combattere le frodi, una sezione speciale dei carabinieri italiani viene addestrata per riconoscere l’olio cattivo.
Gli ufficiali di polizia visitano regolarmente le raffinerie, in un tentativo di regolamentare il settore.
Ma i produttori – molti dei quali hanno rapporti con politici potenti – sono raramente perseguiti-
Tutta questa frode ha creato un crollo nei prezzi dell’olio d’oliva. I produttori corrotti si sono indeboliti, commettendo nient’altro che un suicidio economico.
[Crediti | Link: New York Times, Rai, immagini: New York Times]