Qualche tempo fa si parlava di cucina arcaica, è da lì che mi è venuta l’idea di collezionare le merende degli anni Cinquanta, cioè degli anni che hanno preceduto l’avvento della famigerata merendina: causa di lassismo nelle madri e di ciccia brufolosa nei bambini. Curiosi di sapere com’erano le merende prima delle merendine?
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Cosa si può recuperare e cosa è scomparso per sempre? Ecco una rassegna fatta di memorie, come al solito aperta alla memoria di tutti.
1. Pane e olio.
Si comincia sempre dalle basi. Il modo più veloce di fare merenda era ottenere che tagliassero una fetta della pagnotta di casa (mia nonna e la mia bisnonna portavano il pane a cuocere al forno) e versarci sopra un po’ d’olio. Lo sbrodolamento era assicurato.
2. Pane burro e alici.
Mia mamma aveva una fissazione per il pane burro e alici. Io la guardavo interrogativa, eppure una volta ho deciso di rompere gli indugi e assaggiare. E’ proprio vero che la mamma ha sempre ragione.
3. Pane burro e zucchero.
La variante per golosi cronici del pane burro e alici è il pane burro e zucchero. Molto più comune e molto meno di carattere. Sicuramente da preferire prima di un incontro galante. Ma eravamo bambini e dell’alito si poteva dire: chissenefrega.
4. Sfoglia abbrustolita sulla stufa.
Una chicca di quando si faceva la pasta fatta in casa praticamente un giorno sì e l’altro anche. Ai bambini era concesso di prenderne un pezzo e appoggiarlo sui dischi roventi della stufa di casa. Il risultato croccante e un po’ bruciacchiato potrebbe essere l’antesignano della patatina.
5. Chizza salata.
Altrimenti detta focaccia o pane salato, costava una lira o giù di lì e si prendeva prima di andare a scuola. La cosa migliore erano i pezzi di sale grosso che capitavano sulla lingua o si infilavano nelle fessure dei molari. Per capire quanto era buona bisognava guardare la carta in cui era avvolta: se diventava trasparente dall’unto dopo meno di 10 minuti era perfetta.
6. Pane e salame.
Il companatico era un lusso, eppure due fette di salame di tanto in tanto non si negavano a nessuno. I cestini della merende che contenevano le fette di pane con il salame lasciavano una scia odorosa inconfondibile, che attraeva i bimbi più famelici come il pifferaio di Hamelin.
7. Zabaione.
Personalmente non lo sopporto. Eppure credo che la madre intenta a rimestare sul fuoco lo zabaione contrastando a ogni giro la sua tendenza a impazzire meritasse una premio. La versione per bambini a volte non prevedeva l’aggiunta di Marsala, ma mia nonna trovava che un goccetto ogni tanto non facesse poi così male.
8. Vov.
O meglio, quello che mia nonna definiva tale, aveva una lunga preparazione. Si prendevano uova fresche e si lavavano molto bene, poi si adagiavano ancora con il guscio in una terrina e si coprivano di succo di limone. Si attendeva fino a che il succo non avesse sciolto i gusci, poi si amalgamava tutto e si aggiungeva un po’ di zucchero. Ne usciva una crema a forte contenuto di calcio. Probabilmente salutare, buona non saprei.
9. Il Fruttino.
In vendita ancora in qualche supermercato di militanza, il fruttino Zuegg è un quadratino di marmellata così densa che si può mordere, il più delle volte a base di mela cotogna. La confezione di plastica con il filetto rosso da tirare per sbucciarlo assomiglia molto a quella di certi formaggini, e come in quel caso lo sbrodolamento è dietro l’angolo.
10. Il Mottino.
Nel 1953 con un’idea geniale il sig. Motta pensa di ridurre un panettone a un formato monoporzione da vendere come merenda per bambini. E’ da qui che son finiti i tempi d’oro della merenda.
[Foto crediti: Centro Polis Castelbuono, francescav, oliotreo, julskitchen, dissapore, annaferna mordi e fuggi, chataoiche, davide casalini, la noce moscata, columbia hotel, subito, gustodivino]