In primavera sbocciano i fiori, arriva l’allergia, e le sposine cominciano a dare di matto. Ragazze sull’orlo di una crisi di nervi che ti chiamano in lacrime perché la futura suocera si è comprata un abito che non è in nuance con la palette di colori che hanno scelto.
E dopo aver curato maniacalmente ogni inutile dettaglio, si affidano a sedicenti cuochi e improponibili menu.Quando mi siedo al tavolo di un matrimonio non so mai se temere di più i commensali o la carta degli antipasti.
1. Verdure pastellate.
Siamo sinceri, ormai le verdure pastellate si mangiano solo al pub, prima che ti portino il club sandwich. Ma se questo non vi bastasse come ulteriore deterrente pensate che il cavolfiore è sempre crudo e la zucchina sempre moscia e umidiccia e che vi capiterebbe sempre sotto ai denti una verdura di cui non sapreste proprio dire il sapore. Carico da novanta sul buffet con verdure pastellate? Le pizzette di sfoglia. E la festa delle medie può cominciare.
2. Carpaccio di polipo.
Moda insensata di costringere un polipo alla forma cilindrica, il carpaccio di polipo è preoccupantemente diffuso in tutti i bar più branché per il business lunch. Salvo poi ritrovare le medesime fettine variegate in confezioni sottovuoto nel banco frigo del supermercato. A questo punto potreste servire anche i bastoncini Findus.
3. Spiedini pomodori e mozzarella impilati sulla mezza sfera.
Fanno tanto casalinga ah-quanto-sono-brava-in-cucina, appartengono a un’era in cui le ricette erano stampate in pratici talloncini staccabili nei giornali patinati. Se siete nati prima degli anni 60 potreste anche amarli per amarcord, altrimenti evitateli. Al massimo vanno bene per quando inviterete gli amici a vedere la partita sul megaschermo che vi hanno regalato per le nozze.
4. Involtini di breasaola e robiola.
Quando vado a un matrimonio mi piacerebbe tanto commuovermi, anche per la bontà del cibo che mi offrono gli sposi per celebrare con me la loro gioia. Ecco, gli involtini di bresaola fanno piuttosto piangere. E non è la stessa cosa.
5. Risotto allo spumante.
O vi potete permettere lo champagne (che poi nel risotto, bah…) oppure lasciate perdere. Il vorrei ma non posso è l’arma più tagliente da giocarsi. Considerate sempre che siete circondati da parenti serpenti. Le cognate, guardatevi soprattutto dalle cognate, che son quelle con la lingua più biforcuta.
6. Pennette vodka e salmone (e tutti i cibi anni ’80 che vi vengono in mente).
A meno che la sposa non abbia la frangetta e la gonna a ruota e lo sposo non porti le spalline imbottite, il vintage anni ’80 è da lasciar perdere al matrimonio. E le pennette vodka e salmone sono l’apice di quella cucina, seconde forse solo al cocktail di gamberi nel bicchiere da Martini.
7. Pasta ripiena industriale in brodo di panna.
Se il ristoratore, che probabilmente vi sta chiedendo una fortuna per dar da mangiare ai vostri invitati il giorno del vostro matrimonio, si procura una pasta ripiena industriale: denunciatelo. E poi cambiate ristoratore. Peggio ancora se promette di annegarvi i suddetti ravioli in un brodo di panna annulla sapore.
8. Tagliata al rosmarino.
Ok, fare contento lo zio carnivoro è sicuramente un buon proposito. Ma non esageriamo. La tagliata al rosmarino è un buon piatto se proviene da una bestia degna, ma è talmente logorato dall’uso che non si addice a una festa. Se proprio dovete far contento lo zio almeno accompagnate la tagliata con la carta di identità del manzo da cui proviene. Così farete contento anche il cugino gastrofighetto.
9. Pollo annegato nel balsamico.
E, aggiungerei, qualsiasi altro piatto privo di verve a cui si cerca di dare un tono con delle strisciate di glassa al balsamico. Molto spesso si tratta di un composto alchemico a base di caramello, qualche colorante e forse una lacrima di aceto per litro.
Dulcis in fundo, mi raccomando il cake design.
Rischiate di presentare una bellissima torta a più strati in tinta con le bomboniere e con un affascinante cascata di roselline di zucchero. Ma assicuratevi che l’interno sia commestibile: a volte mi è capitato di mangiare con più voluttà la spugna con cui lavo i piatti che queste sognanti creazioni di fashion-pasticceria.
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