Tutta questione di prospettiva. La stessa che mi permette di masticare con noncuranza rane o lumache, ma che mi provoca forti turbamenti se solo penso di mangiare insetti, larve e vermi o di trovarmeli nei supermercati. La Fao, e pure un Cracco d’annata, mi possono anche propinare il pippone dell’etica, della sacra proteina senza grassi, della tradizione di entomofagia ai 5 angoli del pianeta, ma qualcosa dentro di me mi spinge oltre il politically correct della gastronomia.
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In realtà più che di dubbi, si tratta di rifiuto fisico, che al solo pensiero di sgranocchiare delle formiche diciamo mi fa preferire il digiuno.
Ma evidentemente faccio parte di una minoranza, visto che gli insetti si fanno pericolosamente sempre più vicini al mio piatto. Fortuna che la legge italiana é dalla mia parte, placidamente arroccata su posizioni medievali come un pachiderma alla maratona di New York, dimostrando che, come me, non é ancora pronta alla rivoluzione delle cavallette.
Sì, perché gli insetti da noi non si possono ancora commercializzare e servire ai tavoli dei ristoranti.
Proprio per questo di recente anche il Salone del Gusto ha cancellato un seminario sull’argomento, per evitare che si presentassero i Nas durante la degustazione torinese. Il menu era notevole, di quelli che tra qualche anno potrebbero essere definiti beatle-porn.
C’era la formica rufa e quella fuliginosa, la prima più acida, la seconda con note di lime e coriandolo, il tutto innaffiato da un gin prodotto con ginepro (e fin qui ci siamo) e formica rufa distillata. Ma c’erano anche larve di api fritte, cavallette fermentate, brodo di grillo e locuste. Mancavano solo le zanzare, ma poi la legge s’é messa di traverso e non se n’é fatto niente. Se ne fará qualcosa ad Expo 2015, ma con deroga speciale.
A Milano, invece, l’altro giorno, é arrivata direttamente l’Asl a rovinare la festa: per 30 euro, bere incluso, c’era un ristorantino troppo avanti, la Sidreria di Via Corelli, che aveva già preparato una sfilata di insetti in varie salse, solo che era tutto fuorilegge. “Ma la FAO dice che é buono e giusto, e pure Dissapore“, si è difeso il ristoratore piccato.
Insomma, mi sento più sicura, ancora da noi é impossibile che qualcuno possa farla franca. Per ora di larve della farina, o contorni con le zampe non ne voglio proprio sentir parlare. La pensa come me anche mia nonna, novantaduenne maestra suprema della trota in carpione, che interrogata sull’argomento non sembra troppo sbigottita e con aria superiore mi dice “non sono mica un formichiere”.
Ma sappiatelo, si prospettano tempi duri perché siamo circondati: in Europa l’invasione dei millepiedi continua a ritmo serrato. Da questa settimana in Olanda e già da qualche mese in Belgio i supermercati propongono prodotti a base di insetti. Per la precisione l’hamburger Insecta, proposto da Damhert, 2 a 3,95 euro da Carrefour.
Splendidi hamburger a base di vermi, cavallette, vespe e bruchi. Mannaggia, perché? Perché proprio non posso nemmeno prendere in considerazione l’idea? Sembra così divertente!
Il cinema giapponese mi ha preparata allo scardinamento di alcuni tabù sociali, con somministrazione coatta di stupri incestuosi ed evirazioni onnivore, magari esiste qualche film nipponico votato alla causa dell’insetto commestibile che mi potrà aiutare.
[Crediti | Link: Dissapore, D Repubblica, Corriere, Il Messaggero. Immagini: Totally Cool Pix ]