I macaron travalicano i laboratori di pasticceria e approdano alla cultura pop, la casa madre parigina Ladurée ha dedicato a Pharrell Williams, icona musical-nonsolo, due gusti ad edizione limitata: burro d’arachidi e Cola naturalmente. Se pop deve essere, pop sia.
I parabolici percorsi del cibo hanno alti e bassi, come tutto. Come le scarpe a punta, il ritorno delle simil-ortopediche, la dittatura degli stivali e poi il ritorno all’albero degli zoccoli. Non fanno eccezione i dolcetti francesi hamburgerformi, colorati come se fossero un manifesto arcobaleno gay, dai sapori ricercati e dagli abbinamenti arditi che hanno scatenato la fantasia e le lisergiche utopie dei pasticceri di mezzo mondo.
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La loro fama si deve sostanzialmente a due fattori: l’indubbia bontà e l’essere diventati una sorta di status symbol per un dessert con una ostentata R moscia.
Altro che Oldani, altro che R moscia snob, ora con Pharrell siamo allo Zenith assoluto della piacioneria su larga scala. Non che il macaron ne avesse bisogno, visto che da anni riceve dichiarazioni d’amore incondizionate che lo hanno portato direttamente nell’olimpo della sweetness.
Ma il marketing è una brutta bestia, e non può dare tregua nemmeno quando la popolarità è alle stelle. Non è sempre stata età dell’oro, però, per gli artigiani dell’albume colorato e ganachato. Tutto iniziò nella Ville Lumiere tanto tempo fa, con la ricetta di un visionario pasticcere.
E fu amore, per gli autoctoni particolarmente. La leggenda vuole poi che attraverso i passaparola e gli Yelp di turno, la casa Ladurée acquistasse un’aura da santificazione in vita che è stata riservata solo a poche entitá pseudo-umane, come per esempio a Maradona.
I macaron stanno a Parigi come Maradona sta a Napoli: follia collettiva, venerazione assoluta, cieca e irrazionale Passione.
I francesi, come ai tempi della nouvelle couisine, intravedono nel macaron la possibilitá di una colonizzazione culturale del resto del mondo.
Ma ce la fanno digerire avvolgendola con un cellophane filantropico: perché fare gli egoisti e i protezionisti per un prodotto che merita l’incoronazione universale? Nel 2010, sotto la spinta della condivisione del miracolo di pasticceria, il macaron originale Laduree sbarca a Milano, poi fa il bis a Roma e i suoi adepti si moltiplicano come ai tempi successe con il boom dei baby-Diego a Napoli.
É amore, é amore collettivo, é serpeggiante e coinvolge anche frange che inaspettatamente abbassano la guardia.
Il passo verso la globalizzazione inevitabile del Macaron é quasi obbligato: iniziano a farli tutti, a mangiarli tutti, ad entrare nelle gallerie fotografiche che non necessariamente hanno attinenza col cibo. Sono ovunque, sono inarrestabili, sono come il pibe de oro che diffonde il verbo disseminando in città una manciata di figli illegittimi.
Evidentemente é il picco più alto della parabola dei Macaron e il mercato insegna che, da qui, non si può che scendere.
Ladurée perde la leadership in favore di prodotti ancora più accessibili, come quelli della pasticceria sotto casa che non li regala, ma non li fa nemmeno pagare a prezzo d’oro. Chi si occupa di cibo individua in Pierre Hermé il nuovo guru del macaron , fuori dagli schemi convenzionali della casa madre che é troppo mainstream e si catapulta in recensioni adoranti.
Come quelli che si riguardano in loop il video della “mano de dios” godendone di più perché si vince giocando un po’ da furbi. In entrambi i casi si tratta di piccole meraviglie d’autore che colorano di misticismo epico le giornate.
Poi, inesorabile e buia, la caduta. Visti troppo, mangiati a dismisura, chiacchierati e discussi fino alla noia i macaron subiscono la fase di rigetto. Il grande pubblico li segue a singhiozzo, ma le penne gastronomiche, i foodies, i fautori della meringa a chilometro zero iniziano a gettare ombre sui parigini croccantini e sui loro fratelli italioti.
Maradona era caduto nell’abisso, alcuni tifosi lo avevano abbandonato, ma lo zoccolo duro all’ombra del Vesuvio no. Loro non lo hanno mai dimenticato.
E i veri macaron-addicted hanno tenuto duro in tempi buissimi in cui sembrava che i cronut avessero soppiantato i loro beniamini in una guerra tra fratellastri.
Ma no, loro non soccombono, loro arrivano dalle manine sante di quelli che possono ingaggiare come testimonial pure Pharrell. Lo sapete vero che la metá della popolazione femminile potrebbe rendersi estremamente ridicola per avere un suo bacino sulla guancia? Con questo i macaron sono tornati, oggi, a risplendere di luce propria.
Che abbiano le fattezze papillari di Pharrell, in realtá, poco importa. La gente li vuole, i pasticceri li riverseranno sul mercato a più non posso. Non resta che ai posteri l’interpretazione della parabola macaroniana. Noi ci limitiamo a sgranocchiare, sognando coi video di Maradona che quell’anno dal cielo scese sulla terra.
[Crediti | Link: Grub Street, Instagram, Dissapore. Foto: dissapore, scattidigusto, fmscout, swide, agenziainforma, carotenuto.blogautore, telegraph]