In tempi di attentati vegan contro l’ingerimento degli arrosticini non bisogna sgarrare: peace & love amici vegetariani, frange vegane comprese. Eppure, tornare sulla frase che noi onnivori opponiamo quando i presunti avversari ci definiscono mangiacadaveri, ovvero: “Beh, lo faccio per comodità, dipendesse da me mangerei gli animali anche da vivi …”, merita un supplemento della nostra attenzione.
Perché la frase precisa dovrebbe essere: “No, li mangio anche vivi, occasionalmente”. Non pensate a strani riti che includono foreste immerse nel plenilunio, cuori palpitanti di cervo e un altare di pietra. Esistono animali che tutti noi mangiamo vivi: specialità esotiche da provare una volta e mai più, provocazioni sfrontate del telechef di turno, o piatti più diffusi di quanto ci piaccia pensare.
In realtà, se inorridiamo all’idea di mangiare qualcosa di vivo, è solo per infingarda codardia: ci facciamo forse scrupoli a mangiarlo morto?
1. Casu marzu
Il pecorino sardo super citato ogni volta che bisogna rappresentare il disgusto, viene colonizzato dalle larve di mosca, che di andarsene da lì non ci pensano proprio. Qualcuno le elimina e solo dopo mangia il formaggio, i duri e puri prendono invece tutto il pacchetto. Avversato con tenacia dalle autorità sanitarie, dall’Unione Europea e in generale dalla pubblica opinione (per qualcuno sarebbe il “formaggio più pericoloso del mondo”), viene ostinatamente difeso dai sardi. Che cercano di legalizzarne la vendita riabilitando il ruolo di specialità tradizionale e in fondo innocua.
Non avendo ancora avuto la, ehm, fortuna di mangiarlo, ne sono sinceramente incuriosita. Se qualcuno di voi lo ha fatto, ci tolga la curiosità: il tipo salto con l’asta con cui le larve attraverserebbero il cacio è una leggenda metropolitana? Due parole sentite sul sapore?
2. Ostriche
La notizia era giunta nei pressi del mio sistema nervoso, che l’aveva sempre rimossa prima che sedimentasse nella memoria. Presente quando in una spiaggia della Bretagna, piedi nella sabbia e vento tra i capelli, osservate le mani abili del pescatore che armato di coltellino apre l’ostrica?
Bene, in quel momento dannatamente foodie, l’ostrica è viva. Morirà appena aperta: forse è improprio dire che le mangiamo vive. Diciamo appena decedute.
3. Sannakji
E’ scritto così, ma si legge: hey, chi di voi vuole mangiare polpi ancora vivi e rischiare di soffocarsi? Perché la base di questo piatto coreano sono dei polipetti tagliati vivi in piccoli pezzi, conditi con olio di sesamo e mangiati. Quando ancora si dimenano.
Il rischio, non indifferente, è che le ventose sui tentacoli dei polipi si attacchino graziosamente alle mucose delle nostre gole: per scongiurarlo basta masticare con molta attenzione. O alternativamente astenersi dal mangiarli, forse la linea di condotta a me più consona.
4. Sannakji
Cioè sashimi, però vivo, piatto ultra diffuso in Giappone. Si sceglie dall’acquario l’animale da mangiare come nei ristoranti di pesce come li conosciamo – gamberi, aragoste, polipi compreso lui, l’ikizukuri. Sfilettato da vivo davanti ai nostri occhi dall’imperterrito cuoco orientale avendo cura di non ucciderlo (?).
Lo sfortunato pesciolino finisce nel piatto con il cuore ancora palpitante, consumando sotto i nostri occhi gli ultimi guizzi di vita. Io passo, grazie.
5. Formiche. Formiche vive. Formiche vive immerse nello yogurt
State pensando ai piatti giocosi che i bimbi assemblano quando giocano a fare i cuochi, mischiando fango, sassi e insettucoli vari per l’orgoglio delle loro mamme? Siete fuori strada. Questo colpo di genio appartiene nientemeno che a Rene Redzepi, proposto due anni fa al MAD di Copenaghen dal famoso cuoco danese.
Alternativamente descritto come: avanguardia pura, proficua riflessione sull’entomofagia, banale provocazione, cagata pazzesca [cit.]. A me resta il dubbio: almeno era buono?
Bisognerebbe parlare di birra non pastorizzata, ricci di mare, blue cheese e dello yogurt ovviamente, ma siamo tutti molto curiosi di sapere se conoscete altri piatti a base di animali vivi.
[Crediti | Link e immagini: Foodbeast]