“Devi sapere che appena varchi la mia soglia per essere la mia Sottomessa, io farò di te quello che voglio. Devi accettarlo e desiderarlo“.
Così parlò Christian Grey, bellissimo miliardario di Seattle, rivolgendosi alla giovane amante Anastasia, disposta per lui a scendere negli abissi della perversione
Come ogni donna improvvisamente vogliosa di somigliare a un’eroina sottomessa sa, questa è la trama di “50 sfumature di grigio”, il best seller sporcaccione (leggi sadomaso-soft) che un’estate fa ci ha costrette a sdoganare la frusta da camera.
Mancava, diciamolo, una rilettura seriamente gastronomica. A meno di non voler considerare 50 sfumature di pollo, che per quanto brillante, era una parodia.
Ci ha pensato con una trilogia, ovvio, Irene Cao, 29enne friulana, piacente e sufficientemente sfrontata con “Io ti guardo” poi “Io ti sento” poi “Io ti penso”, uscito oggi.
Trama da porno Harmony, ultra romantica, con ambientazione italiana (si parte da Venezia, si passa da Roma e si arriva fino a Stromboli) e il filo rosso di un amore marcato, quello della protagonista per… ta-da!, un famoso chef.
Partiamo da lei: Elena, 29 anni, veneziana timida e vegetariana, che pasteggia a pizza con le verdure e tisana alla melissa.
Meglio di così.
Poi c’è lui: Leonardo Ferrante, siciliano, chef di fama internazionale, non giovanissimo, affascinante, di successo. Ettepareva.
“Leonardo, inquilino inatteso nell’elegante palazzo in cui lei lavora, è arrivato per schiuderle le porte di un paradiso inesplorato di cui solo lui possiede le chiavi.
I segreti della cucina, della materia grezza che nelle sue mani si trasforma in estasi per il palato, non sono gli unici che conosce: Leonardo sa che il piacere è una conquista per tutti i sensi, ha una forma, un odore, un sapore.
E guiderà Elena oltre i suoi limiti, fino al confine più dolce ed estremo dell’ossessione”.
Le scene di sesso sembrano più soft che sadomaso rispetto al libro di E.L.James, ma comunque piccantine:
«Non provare a immaginare che gusto ha», mi suggerisce Leonardo. «Scoprilo e basta.» Poi infilza la forchetta nella sua tartare e ne assaggia un pezzo, intinge due dita nella salsa allo zenzero e me la spalma sulle labbra. Mi pulisce passandoci sopra la lingua, che in un attimo si fa strada nella mia bocca umida di voglia.
Casomai servisse ispirazione per la cena (il vegetarianesimo della protagonista è salvo, per ora).
“Poi mi mette un po’ d’insalata nel piatto e mentre l’assaggio si fa più vicino. Il fuoco del peperoncino mi scende in gola, mischiandosi all’acre dell’arancia, all’amaro dell’oliva e al fresco del finocchio. «Preparati Elena, perché la prossima cosa che mangerò», Leonardo mi soffia sul viso, «sei tu».”
Ovviamente è da quando ho iniziato a scrivere questo post che muoio dalla curiosità di sapere a chi è ispirato il personaggio maschile, lo chef bravo in cucina e bravo a letto?
Proviamo a fare delle ipotesi: la prima per ragioni di provenienza, la Sicilia, è abbastanza ovvia: Filippo La Mantia, che vedremo presto in televisione. Ma più che bel tenebroso da romanzo rosa, mi sembra un marito rassicurante.
La seconda: Carlo Cracco. Qui le lettrici ghignano, e pure io. In fondo l’età c’è, il polso della situazione, metaforicamente scrivendo, mi sembra lo tenga bene, certo però non è siciliano.
Andiamo con la terza via: Davide Oldani del D’O?
Ma ce lo vedete, mentre lei s’infila nel tubino di latex, a frustarle le natiche?
[Crediti | Link: Ibs, L’Inkiesta, immagini: Al Bruni, Viaggiatore Gourmet]