Uno chef imperturbabile, una modella nuda e un pesciolone innocente. Il quadretto è talmente risaputo, che chiunque non abbia riconosciuto in queste parole il divo di Masterchef Carlo Cracco e l’ormai famigerata copertina della rivista GQ, deve aver trascorso gli ultimi mesi su un altro pianeta. Dunque, perché parlarne ancora?
Perchè ieri, il Comitato di controllo del Giurì della pubblicità ha bocciato i messaggi apparsi su Repubblica e Vanity Fair per promuovare il numero di GQ. “Offendono la dignità femminile“.
Secondo la sentenza, la copertina è profondamente sessista perché ritrae una donna “pronta a soddisfare i desideri di un uomo fiero e impassibile (fiero e impassibile a Cracco non l’aveva mai detto nessuno), che può disporne a proprio piacimento”, il cui atteggiamento “risulta apertamente subalterno rispetto all’uomo”.
La foto sarebbe in contrasto con l’articolo 10 del codice di Autodisciplina pubblicitaria, che “impone il rispetto della dignità della persona e censura ogni forma di discriminazione”.
All’epoca dei fatti, la nostra Sara Porro aveva già spiegato, usando argomenti con i quali sono in perfetta sintonia, perché la sua coscienza femminista non fosse infastidita dalla copertina di GQ. Può piacere o meno, la si può trovare originale o ridicola, argutamente provocatoria o semplicemente kitsch, ma è solo una fotografia che gioca con la tendenza dominante del “sex, food & rock’n’roll”. Non ravvedo nelle modelle atteggiamenti “apertamente subalterni”, casomai un contesto esplicitamente (o ironicamente, o sgangheratamente, a seconda dei punti di vista) erotico. 50 sfumature di grigio, che racconta con logori cliché le dinamiche di dominazione e sottomissione in camera da letto, non rispecchia necessariamente i ruoli uomo-donna nella vita comune pur avendo venduto eoni di copie. E’ sesso, non sessismo.
E anche se siamo distanti dal poter affermare che in Italia la parità dei sessi regni sovrana, ma non mi pare che la copertina di GQ rappresenti chissà quale ostacolo. Anche dal punto di vista pubblicitario. Per dire, ai solerti componenti del Gran Giurì chiederei cosa pensano delle immagini che affollano (non è un eufemismo) le strade delle nostre città, delle quali, per maggior chiarezza, abbiamo raccolto un bel campionario qui sopra. Non vi sembra che il corpo della donna ne esca svilito, volgarizzato e ridotto a pura merce? Per non dire di cosa succede in televisione.
Anzi, diciamolo.
Rispetto alla modella nuda di Cracco trovo molto più discriminatorie le facenti funzioni di vallette nei programmi come l’Eredità, anche se vestite (insomma) e senza pesci in mano.
In altre parole, non so voi, ma la sentenza del Gran Giurì mi è parsa esagerata, forse un’aringa al posto dell’orata sarebbe stata più ironica ma c’è di peggio, e molto. Fatevi un giro qui, o se preferite qui, poi tornate a dirmi come la pensate.
[Crediti | Link: Dissapore, Il Fatto Alimentare]