“Il sacchetto della spesa di un foodie non è mai stracolmo: si acquista con una immaginaria lista della spesa in testa o per colpo di fulmine, davanti a un taglio di carne Limousine da assaggiare cruda al coltello.” Così il Corriere di sabato scorso apriva un pezzo a proposito della spesa dei foodie, di carrelli antispreco e del boom delle food-hall che sta contaminando il nostro Paese. Da Eataly a Eat’s (che ha aperto a Verona e che a dicembre, udite udite, sbarcherà a Roma) e fino al nuovo concept che Prada si accinge ad aprire in Galleria a Milano.
“I clienti delle food-hall sono un’avanguardia che spinge piccoli carrelli nelle boutique del gusto. Sono gli stessi che hanno cominciato a comprare le bustine di tè Lung Ching nella Food Hall di Harrods e poi hanno scoperto un mondo che li ha condotti a New York, a farsi impacchettare un raspberry marshmallow da Dean & de Luca o del prosciutto italiano affettato vicino al Flatiron Building. Dopo Londra (Fortnum & Mason), Copenhagen (MeyersDeli), New York (Food Hall Plaza), anche l’Italia punta sui food market.”
Farinetti di Eataly li ha definiti “Fighetti del Gusto”, io ci vedo più una specie di “Gastro-Truzzi”, omologati nel gusto e noiosamente ripetitivi negli acquisti, riconoscibili da una serie di simboli ricorrenti: si aggirano nelle food hall dopo le 18.00 spingendo piccoli carrelli pieni di prodotti costosissimi, dicono frasi come “spaghetti Benedetto Cavalieri essiccati su tralicci in legno ad elevata porosità”, più preoccupati del fare effetto (sugli altri, ma soprattutto su se stessi), che altro.
Son così tanto diversi, secondo voi, da quelli che comprano le Hogan, usano solo cashmere e guidano un suv? Così, tanto per chiedere…
Ma poi un’addetta di Eat’s dichiara al Corriere che “una soluzione d’effetto è la tartare di tonno con l’avocado, o di branzino in salsa ceviche”, e mi scende la catena. D’effetto per chi? Mi chiedo. No, dai, non possiamo stare ancora a parlare di tonno e branzino…
Non ci impressioneremmo favorevolmente di più davanti a un originale cefalo al forno con carciofi e patate, o un piatto di tagliatelle fatte a mano, o un baccalà. Che le food hall siano le nuove cattedrali dove si consuma il rito dell’apparire?
Di sicuro il fighetto del gusto non è uno dei 26 milioni di italiani che, per Coldiretti, vanno a caccia dei prezzi piu’ bassi facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount, ma anche sperimentando canali alternativi come gli acquisti di gruppo, quelli on line o dal contadino.
Nel mini carrello griffato dei gastro-truzzi, che il Corriere si ostina a chiamare antispreco, non mancano:
— peperoncino rosso, giallo e verde del monastero di siloe con diversi gradi di piccantezza (euro 4.75 gr 15 cad)
— fiori eduli (euro 8.95 al pezzo)
— tagliere di formaggi erborinati stilton con miele (euro 6.24)
— spaghetti Benedetto Cavalieri euro (euro 3,26 gr 500)
— fragole di Marsala (euro 13.26 al kg)
— sale nero delle Hawaii (euro 6.55 gr. 150)
— tagliere di frutta tropicale: mango, ribes, mangostano, papaya, fruit passion (euro 7.95)
— mattonella al sale dello chef per la cottura del pesce (euro 1,50 3 pezzi)
— passata di pomodoro Eat’s prodotta da una masseria pugliese (euro 4.45 gr. 700)
— carciofo spinoso (euro 1.20 al pezzo)
— pomodoro San Marzano dell’agro sarnese nocerino (euro 3.88 gr. 520)
— aceto balsamico Eat’s (euro 7.95 250 ml)
— patate amandine (euro 2.30 al kg)
— tortellacci speck e rucola Soverini (euro 3.98 gr. 250)
Al Corriere scrivono che nelle food hall la filosofia della spesa non è la scorta, ma la selezione. Se sia o no antispreco comprare fiori eduli o sale delle Hawaii me lo direte voi..
Anzi, già che ci siete, ditemi come si compone il carrello più gastro-truzzo che abbiate mai acquistato.
[Crediti | Link: Corriere, Ansa, immagini: Carmelita Cianci, Viaggiatore Gourmet, Corriere]