L’hamburger gourmet, anzi il “gourmet burger”, arriva da Autogrill. Si saranno divertiti a massacrare il panino che uno stuolo di foodie metropolitani sta idolatrando al punto da giustificare qualunque spesa (20/25/30 euro)? O ne avranno fatto al contrario un cavallo di battaglia in grado di rottamare Camogli e Rustichelle mandandoli definitivamente in pensione?
E’ quanto scopriremo oggi, dato che su Dissapore un temerario disponibile a prendersi certi rischi per un hamburger lo trovate sempre.
In realtà gli hamburger sono due, uno per ogni punto vendita di Autogrill. C’è il Burger della casa con chips (‘il primo hamburger di Acafé con Grana Padano DOP”) inserito tra gli altri panini ordinabili al bar, e il Gourmet Burger* vero e proprio (“il nuovo hamburger di angus 100% americano”) disponibile solo nei ristoranti Ciao.
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Da uomo pratico mi chiedo come sia possibile friggere le patatine nel bar. Difatti non si friggono: sono chips già pronte (tipo quelle confezionate) da accostare al burger riscaldato sulla piastra.
Incurante del pericolo le ho provate. Poi non dite che non vi voglio bene.
La faccio breve: le patatine entrano di diritto nella top ten degli alimenti più unti che le mie mani, per quanto poco schizzinose, abbiano toccato.
Per dimenticare l’approccio poco fortunato mi avventuro al piano superiore dove si trova il ristorante Ciao.
Nell’area destinata ai secondi piatti, vassoio alla mano, ordino l’hamburger*, cardine di un menu che comprende Coca Cola e le inevitabili patatine fritte a bastoncino (10,90 il panino, 12.90 il menu).
Più che di “gourmet hamburger” dovrei parlare di hamburger con l’asterisco: la carne* (100% angus USA) che insieme a Grana Padano DOP, bacon, rucola, salsa burger e maionese farcisce il panino, così come le patatine* sono surgelate e pertanto asteriscate. Del pane non si parla, ma non si può dire artigianale o fatto con lievito madre. Insomma, Autogrill sembra distante dagli standard odierni dell’hanburger gourmet.
Al momento dell’ordine mi viene corretamente chiesto il grado di cottura della carne, grigliata a vista nel retrobanco e servita con il pane a parte, in un piatto con Grana, rucola e gli altri ingredienti.
Pronto a godermi la vista di un ristorante Ciao, dove non sono mai stato, vengo distratto dal sapore fiacco della carne, mentre lo sguardo si posa su un normalissimo panino da hamburger. Mi aspettavo di meglio. Debole anche la salsa bbq, tra il bacon cotto frettolosamente e le patate fritte surgelate non saprei cosa scegliere.
Qui ci vuole un’idea. Divento intraprendente: aggiungo un pizzico di sale nella carne sciapa, e con gesto risoluto inserisco tutti gli ingredienti nel panino.
Non sarà il quadro di come è fatto il mio paradiso ma con un pezzone di Grana, il pomodoro, la rucola e il resto il panino ci guadagna.
Cari di Autogrill, pensare di servirlo come un comune hamburger, gourmet o meno, potrebbe essere un’idea.
Tempo di andare. Esco dal ristorante, nell’area di servizio incrocio un Burger King, controllo il costo di un menu simile a quello che ho ordinato da Autogrill: 7,70 euro. Inevitabile che nei pochi neuroni superstiti del mio cervello si formino delle domande.
Parliamo di due assi del mordi e fuggi, Autogrill e Burger King: perché questa differenza di prezzo?
La carne griffata e il Grana al posto del classico blend fuso di formaggi bastano a giustificare una spesa superiore del 70 per cento?
D’accordo, ero seduto al tavolo del ristorante, peraltro a servizio libero, come al fast food, ma quello che ho mangiato non era certo un panino memorabile.
[immagini: Andrea Soban]