Vi accingete a leggere un post satirico, almeno nelle intenzioni. Ma è vero che in tempi di vigorosi tagli ai budget produrre le guide dei ristoranti come le conosciamo, stampate, con tanto di inviati nei ristoranti che mangiano e pagano il conto possibilmente in incognito, sta diventando proibitivo.
Però c’è un limite.
Che le guide de L’espresso sembrano ignorare con cieca ostinazione.
Per dire, già sapevamo che la guida “I ristoranti d’Italia 2014” viaggia nel futuro. La scoperta risale all’ottobre 2013, protagonista il ristorante Alice della chef Viviana Varese all’interno di Eataly Smeraldo a Milano. Gli esperti de L’Espresso non si limitavano a presentare una circostanziata recensione, ma si soffermavano sugli interni sfavillanti assegnando un bel 15,5 al ristorante.
Peccato non fosse ancora aperto.
Ora impariamo che la guida prosegue nel viaggio, ma stavolta a ritroso nel tempo. Ce lo rivela il segugio nonché critico in incognito per il Corriere della Sera Valerio M. Visitin, che elenca gli impressionanti strafalcioni apparsi su “Milano e Lombardia 2014, vini e ristoranti”, conclusa il 30 aprile scorso e pubblicata proprio in questi giorni dal Gruppo Espresso.
La recensione di Alice è identica a quella redatta in contumacia per la guida principale, ma questa volta la specialità è riportare in vita una serie di locali come se non fossero, ahinoi, tristemente defunti. Ovvero chiusi.
Ecco alcuni passaggi delle recensioni incriminate come le riporta Visintin.
“Un cuoco giovanissimo sta riportando vita e curiosità nelle sale di questo ristorante”- Amaltea. Locale tristemente chiuso a dicembre 2013.
“Cantina in divenire”- Del Vuoto Modern Bistrò. Locale tristemente chiuso a novembre 2013.
“Sempre apprezzata dal pubblico”- La Pesa. Locale conosciuto con questo nome fino a gennaio 2014, prima del cambio di gestione.
“Fabio Baldassarre ha conquistato i milanesi al di là dell’originalità della location”- Unico, locale tristemente chiuso a febbraio/marzo 2014. Per inciso già al centro delle polemiche perché recensito, sempre da una guida de L’espresso, prima che aprisse nel lontano 2011.
Proseguendo la guida segnala altre e ben più antiche estinzioni, tutti ristoranti chiusi da tempo: 46 giallo in via Foldi, L’assassino di via Amedei, Tweed in Conca del Naviglio.
Va detto che assimilare in un giudizio unico guide regionali e nazionali, specie per il dispiego di mezzi, è un po’ come paragonare la Rivoluzione Francese al Jobs Act di Matteo Renzi. Ma un grande gruppo come L’espresso, impegnato da anni nell’editoria di settore, dovrebbe salvaguardare il buon nome da simili castronerie. Un telefono, un redattore volenteroso e la verifica dei locali aperti, chiusi o di gestione rinnovata è fatta.
Altro problema. La deliberata scelta editoriale di recensire ristoranti non ancora aperti per arginare l’immediatezza del web, con i suoi aggiornamenti quotidiani è un segno dei tempi. Si punta a “farla franca” nella speranza che un locale apra prima della data di pubblicazione della guida.
E’ così che si diventa veggenti. Ma la messianica capacità di riportare in vita i defunti mostrata dalle guide de L’espresso, francamente ci era sconosciuta.
[Crediti | Link: Alice, Dissapore, Mangiare a Milano]