Chiunque è stupido almeno un po’. Compresi noi gastrogroupie. Che prima ci iscriviamo al popolo bue sedotto dall’ultimo trend, ma appena questo esplode iniziamo a lagnarci: il cibo di strada è glam, adesso costa e lo chiamano street food.
Com’è come non è, si continua a parlare di cibo di strada, e anche se noi sfiancati imploriamo pietà, oggi la rivista Dove scodella una delle sue famigerate Top Ten.
Dedicate indovinate a cosa?
Alla riscossa del cibo da strada italiano, i chioschetti, i baracchini, le ricette casual che uniscono risparmio gusto e tipicità.
Segue lista di indirizzi che va dalla riviera romagnola alle spiagge sarde, dai chiringuito milanesi ai panini triestini. Vediamola non senza un po’ di aristocratica puzza sotto il naso, per qualche scelta poco condivisa.
PIADINA. Si inizia dalla piadina. Indirizzi consigliati a Rimini: l’ovvio Dalla Lella e Nud & Crud (lodato per il PidBurger anche dal nostro Andrea Soban).
ARROSTICINI. Per gli spiedini di castrato o di pecora, tipici della cucina abruzzese, bisogna andare al Bar Rosticceria Perilli e alla orrendamente nominata Assaggeria Km 431, in provincia di Teramo.
FRISELLE. Sono taralli fatti con farina di grano duro, una delle tante squisitezze pugliesi. Si mangiano A Frisara, Al muretto e a Lido Pineta, tutti vicino Lecce. Su questi perentorie geo-discriminazioni (perché solo Lecce) attendo lumi dai lettori.
PIZZA. Non inserire la pizza bianca romana sarebbe stato un omissis grave, ma citare solamente l’apecar “Pizza e mortazza” forse è peggio.
PESCE. In linea con la torrida stagione è il pesce a dominare la lista. Per il polpo da passeggio ci si rivolge alla Folperia di Padova oppure al Banco Pesce di Palermo. Frutti di mare in Sicilia, Da Calogero a Mondello; in Puglia, Puntarenas a S.Foca; nelle Marche, Chiosco di Morena ad Ancona. Il cartoccio di pesce fritto in Romagna all‘Apescheria, anche se noi sul tema abbiamo altre opinioni). Infine in Veneto, Da Dino a Caorle e al Fritto-INN di Venezia.
LAMPREDOTTO. E’ doc a Firenze, va da sé, dal trippaio di Porta Romana e da quello di via dé Macci.
PANI CA’ MEUSA. Siamo a Palermo, precisamente da Franco U’ Vastiddaru, al Chiosco di Porta Carbone e da Giovanni lo Stigghiolaro.
In definitiva, Dove vi ha convinto o “tanto valeva ‘na Carbanara”(cit.)?
[Crediti | Dove, link: Dissapore, immagine di copertina: Flickr/Giuseppe Romano]