Per chi, essendo rimasto al pleistocene della cassata e dei cannoli, sapesse poco dei gelati siciliani, ecco apparecchiata una lista con gli eredi locali di Procopio de Coltelli (vi ho messo il link così facciamo prima). Scorretela. Se già pregustate strisciate letali di carta di credito all’insegna di caciocavalli ragusani, panini chiaramontani, arancini, timballi, maialini neri dei Nebrodi –e manca ancora un po’ alle vacanze di Pasqua– la freschezza pulsante di questi 10 nomi vi darà il colpo di grazia.
Al Gelatone – Palermo
Con la ristrutturazione multicolor la gelateria di Peppe Cuti, l’unica a fare il gelato con i superpoteri in città, stando a una diffusa vulgata palermitana, adesso è anche un posto dove divertirsi, farsi notare, arrampicarsi socialmente. Magari chiacchierando affabili di questa moda del gelato salato: al sedano, al pomodoro, alla birra, alla cipolla di Tropea. Sì, parlate, voi parlate. Che nel mentre noi tromboni conservatori spolveriamo pistacchio, cannolo o bacio, tutta roba da mitologia del gelato isolano. Presenti alcuni gusti senza glutine.
Al Gelatone – via dell’autonomia Siciliana 96/98, Palermo.
Caffè Sicilia – Noto
Corrado Assenza, mad genius della pasticceria siciliana alleggerita, non si nega mai un esperimento o un tentativo di ibridazione. Chiamatela politica aziendale. Peccato solo per i prezzi. Della granita che canta con la voce dell’anima isolana vi abbiamo già parlato, venendo al gelato non ci resta che ribadire. Vecchi e nuovi radical chic provando gusti come fior di spezie o zafferano e mandorle straparleranno di viaggi e luoghi del cuore, per quanto anche il gusto apparentemente più comune, mettiamo torrone, qui è capovolto, riletto, rivisitato.
Caffè Sicilia – corso V. Emanuele 125, Noto.
Gelati Divini – Ragusa
Tenere un diario. Darlo alle stampe e godersi il bestseller. Così avrebbe dovuto fare Rosaria Rosso al tempo dei primi riusciti incroci tra gelato e vino. Siccome sono cose complicate che molti gelatai pagherebbero per apprendere, il diario venderebbe bene anche oggi, ma l’impressione è che il momento migliore per la piccola enoteca gelateria del centro storico di Ragusa sia alle spalle. Ciò non toglie che i gusti al rosé, al nero d’Avola, al brachetto vadano provati, come quello all’olio d’oliva. Si reagisce allo stesso modo (cioè bene) anche con le frutte, con la cipolla di Giarratana, un paesino dei dintorni, e con il gelsomino.
Gelati Divini – piazza Duomo 20, Ragusa.
Delicious Cafè – Capo D’Orlando
Primo avvertimento: escogitate qualcosa per fronteggiare la rabbia che prende quando il gelato finisce. Con le granite poi, non sto neanche a dirvelo. Chi resiste alla tentazione di fare il bis aumenta l’autostima. Il diavolo tentatore del gelato di Capo d’Orlando si chiama Francesco Lazzara. Non ha le corna o la coda rossa lampeggiante, ma è bravo a scegliersi ottimi ingredienti. Per dire, usa le leggendarie nocciole dei Nebrodi (cultivar “Curcia” o “Nostrale”) che con la tostatura tirano fuori un aroma irresistibile, affrancando dal “grey power” dei moltissimi gelati tutti uguali. Per ragioni simili, arrivare fino a qui senza provare pistacchio e mandorla non ha tutto questo senso.
Delicious Cafè – via Amendola 55, Capo D’Orlando (ME).
Gelateria De Luca – Briga Marina
Guardati con sospetto dagli indigeni, dopo aver chiesto qual è il gelato migliore di Messina e dove si trova, si viene spediti 15 chilometri fuori città. Saliti in auto (quelli che vanno a piedi credono alla smaltimento preventivo delle calorie), si va verso il mare e una volta raggiunta Briga Marina bisogna puntare la gelateria De Luca. Ma come, 15 chilometri per un gelato? Non rispondo alle provocazioni. Dovessi aprire il capitolo della pazzie fatte per amore del cibo non la finiremmo più. Le creme alla nocciola o alla gianduia ripagano del sacrificioe visto che ci siete concedetevi anche una granita. Solo dopo, mediterete sulla possibilità di tornare a Messina a piedi (si chiama smaltimento a posteriori delle calorie).
Gelateria De Luca – via Nazionale 208, Briga Marina (ME).
Gelateria De Stefano – Santo Stefano Briga
Dare un significato all’espressione “senso di urgenza”. Risulterà più facile una volta provato il gelato alla frutta della famiglia De Stefano. Per dire, la fragola di Maletto (paesino catanese inevitabilmente sulle pendici dell’Etna). Altro modo si sfuggire alle cose quando si fanno ciniche e cattive è darsi alla mandorla pizzuta di Avola, o che ve lo dico a fare, al pistacchio di Bronte. Un gelato cremoso, seducente, o come dicono i residenti di Santo Stefano “da intenditori”. Per “intendervi” meglio insistete con il croccante al caffè.
Gelateria De Stefano – piazza San Giovanni, Santo Stefano Briga (ME).
Gelatomania – Taormina
La diffusa convinzione che in paesi bellissimi come Taormina, presi d’assalto dalle più svariate forme di turismo, sia impossibile trovare reliquie da fissati del gelato viene clamorosamente smentita dalla gelateria di Placido Prestipino. Roboante nel nome e nella strombazzata appartenenza ai Maestri della Gelateria Italiana. Un tipo intraprendente il Prestipino, uso a raffinare da sé i pistacchi impiegati nel gelato, e a selezionare ingredienti irreprensibili lavorati con la maestria consona a un docente della Scuola di Gelateria Italiana. Il primo contatto con il suo gelato affidatelo a questi gusti: setteveli e cassata, poi passate alla frutta: mango e frutto della passione.
Gelatomania – corso Umberto 17, Taormina (ME).
Il Bignè
Ricevuta l’investitura dal papà, gelatiere pure lui, Nicola, giovane talento della gelateria isolana, dà lustro al gelato di Caltanissetta dalla roccaforte di famiglia, vale a dire il bar gelateria Bignè. Chiariamo le cose, non siamo al Caffè Sicilia o in qualche altro santuario della sperimentazione, il gelato qui è senza smancerie, semplice, genuino e diretto nel gusto. Se i bravi copy si applicassero alla gelateria, quello del Bignè sarebbe il gelato “naturale”. Latte fresco, uova e zuccheri. Anche ingredienti speciali come la nocciola IGP Piemonte.
Il Bignè – via Calabria 66, Caltanissetta.
Pasticceria Cappello – Palermo
Il cioccolato alla pasticceria Cappello è un piacere esponenziale, insomma, potremmo e vorremmo non finire più di moltiplicare cioccolato per cioccolato. Del resto Salvatore Cappello è un venerato maestro, per i siciliani di più, una vera istituzione. Che non dimentica gli esordi nella latteria di famiglia con cambio pelle d’estate, quando diventava gelateria. Qui il gelato, specie i gusti più siciliani come pistacchio, mandorla e gelsi, è una specie di salvezza. Una tappa intermedia che rigenera il gusto e conforta lo spirito, prima di concedersi una nuova immersione nell’ipercioccolato.
Pasticceria Cappello – via Nicolò Garzilli, 10/via Colonna Rotta, 68, Palermo.
Santo Musumeci – Randazzo
Non basta dire: mi piace il gelato di Santo Musumeci. Non basta fare quella faccia, con gli angoli della bocca un po’ all’insù, le palpebre che si abbassano in un moto di piacere. Bisogna specificare da che tipo di gelato si è conquistati, spiegare con quali gusti accade. Calma. Diciamo prima che Musumeci è un signor pasticcere, e che a scanso, il suo è un gelato da primato, se iniziamo a contare i premi che ha ricevuto questo post diventa chilometrico. Anche lui tuttavia ha un punto debole: i nomi dei gusti. Se scrivo Afrociok, Strafico, Fragolissimevolmente, Maperò o W la nonna pensate che vi stia facendo perdere del tempo, lo so. Ma dopo averli provati vi ricrederete.
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Riconquisterò per intero la vostra fiducia dopo che avrete assaggiato il Pirandello (mandorla , scorza di limone e croccante di mandorla), gusto migliore secondo la giuria popolare dello Sherbeth, il festival del gelato artigianale a Cefalù, nel 2011.
Santo Musumeci – piazza Santa Maria 5, Randazzo (CT).
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