“La Germania vota bianco!”. Sbaglia chi pensa allo slogan di una campagna elettorale.
Siamo invece nello spot che Ferrero ha consegnato agli annali della pubblicità per le accuse di razzismo e xenofobia.
In Germania la corsa per le prossime elezioni è ormai entrata nel vivo. Ferrero, che ha il problema di lanciare nel mercato tedesco i nuovi cioccolatini bianchi, Küsschen, d’accordo con M&C Saatchi, una delle più grandi società pubblicitarie del mondo, si chiede: perché non approfittarne?
Nello spot, trasmesso per un brevissimo periodo e poi ritirato in seguito alle polemiche, il simpatico dolcetto/candidato alle elezioni, sostiene l’importanza di una scelta bianca in Germania: “Tutti noi vogliamo far diventare questo Paese più gustoso, vogliamo il bianco Ferrero Küsschen per sempre“.
La folla a lui dinanzi di giovani, belli e (guarda un po’) bianchissimi tedesconi, è pronta ad acclamarlo, urlando e innalzando cartelloni con la scritta “Yes weiss can”, un gioco di parole che richiama il motto del primo Obama “Yes, we can”, con un “weiss” (bianco) al posto del “we” (noi).
Compito assolto brillantemente?
Non proprio. In un amen Facebook e Twitter si riempiono di commenti inorriditi per i riferimenti, nemmeno troppo impliciti, a xenofobia e razzismo. Inizia la crocefissione social di Ferrero e M&C Saatchi con messaggi tipo: “Spero che ai pubblicitari responsabili di questa stupida campagna vada di traverso un pezzo di cioccolato“.
Ferrero ritira immediatamente la pubblicità e spiega allo Spiegel, il quotidiano tedesco: “Tutte le parole riguardavano esclusivamente il cioccolato e non avevano un intento xenofobo. Siamo dispiaciuti perché il nostro messaggio commerciale non sia stato compreso“.
Incomprensione o meno, bisogna stare in guardia contro le sottili forme di razzismo: in un periodo come questo, in cui l’immigrazione aumenta e proporzionalmente anche la xenofobia, non ci si possono permettere strafalcioni.
Ma tra marketing e pubblicità, non è la prima volta che Ferrero fa scelte controverse.
In agosto aveva lanciato sul mercato britannico ovetti differenziati per i bambini e per le bambine: rosa con sorprese girly e azzurri con giochi più mascolini. “E’ un’idea sconcertante“, aveva commentato Trisha Lowther, fondatrice del movimento Let’s toys be toys: “sono snack sessisti, ritirateli“.
A marzo invece, gli avvocati che rappresentano Ferrero avevano intimato alla foodblogger Sara Rosso, la più devota delle fan, che molto ha fatto per l’aspetto sociale della marca inventando –gratis ci risulta– la Giornata Mondiale della Nutella (World Nutella Day), di oscurare il sito dell’iniziativa con un decreto ingiuntivo. Salvo ricredersi dopo il clamore sollevato dalla vicenda in tutto il mondo.
Ci sarebbe poi la class action dei consumatori americani contro la pubblicità ingannevole di Nutella.
Hey, voi alla Ferrero di Alba, ci sentite? Cosa non va, precisamente, lì al reparto marketing? Dissapore, ufficialmente preoccupato vi sta chiedendo:
perché, Ferrero, perché?
[Crediti | Link: Corriere, Dissapore. Immagine: Spiegel]