Nel web si trova di tutto. Lo dice anche il calzolaio e il barbiere di provincia. In Discount or Die, sito che seguo da un po’ con crescente interesse, si trova soprattutto la chiave per leggere i tempi. Economicamente e comunicativamente. E si declina –spesso con genialità– una condizione sociale sempre più diffusa (l’andare al discount come mera esigenza di sopravvivenza al ridicolo potere d’acquisto degli italiani) sotto forma di blog di resistenza e di “controcultura” del mangiare a basso costo. “Fare la spesa al discount è un’arte” recita la descrizione del blog, dove si legge anche una sorta di manifesto organizzativo:
“Scegliere tra le infinite sottomarche (sconosciute o fieramente imitative che siano) è insidioso come scrivere una poesia: o è una schifezza o è qualcosa di sublime. Non ci sono vie di mezzo. Questo blog nasce con lo scopo di condividere esperienze e creare un archivio collettivo e corale su ciò che c’è di schifoso e sublime nei discount e nell’universo delle sottomarche.”
E ci riesce, attraverso una scrittura arguta, titoli perfetti, video deliranti e una sottile sociologia dell’esperienza del consumo. In molti casi sembra di stare a casa, qui su Dissapore. E non posso non voler bene a chi descrive così degli gnocchi: “Finto lusso, confezioni nere eleganti, corsivi fluidi e la ricercatezza stronza di una glassa di aceto balsamico inutile”.
L’esperienza del sito ha prodotto anche un libro riassuntivo “Discount or Die” appunto, in cui l’autrice Valeria Brignani sintetizza la ricercata esperienza prodotta sul web. La Brignani ha ottenuto anche buona stampa: Giuseppe Ortolano su R+ ne sottolinea l’esperienza formativa, grazie agli stratagemmi utili alla buona sopravvivenza: le buone birre dei discount, i marchi dei supermercati in realtà prodotti da grandi brand come Rana.
Ma visto che grazie a Discount or Die mi sono fatto anche una discreta cultura dell’offerta e ho sfumato le mie rigidità, vi propongo anche una top 5 degli acquisti più gastrofanatici possibili nei discount, attendendo fiducioso la vostra.
1) Birra 3 Horses: La pensavo persa nei meandri della mia memoria biografica. Invece esiste ancora al Tuodì (una volta mi sembrava fosse solo “Tuo”) e continua a costare meno dell’acqua. La inserisco per motivi puramente affettivi. E’ una lager umile, talmente tanto che non sembra alcolica, ma è stata la compagna di viaggio universitaria di una mitica quattro giorni in camper, dopo la quale abbiamo tutti perso l’innocenza.
2) Ketchup Biotrend: Ebbene sì, il bio si trova anche nei discount e al Lidl troneggia questo ketchup che fa il suo dannato dovere nell’unico posto dove lo concepisco: un buon hamburger.
3) Farina 3 mulini tipo 0: La trovate all’Eurospin che, specie in provincia di Milano, è invasiva quanto un’uretroscopia, ma è tra le migliori farine industriali in circolazione. Specie per fare la pizza.
4) Zuppe Terre & Vita: ok evitiamo un flame. La zuppa pronta è tra i prodotti che segna il più alto livello di distanza qualitativa ed emozionale da una casalinga e ben fatta. Ma questo marchio disponibile al Dico, ha una zuppa ai cereali che si mangia con piacere.
5) Formaggio fresco Milbona: sono un consumatore compulsivo di formaggi, ma la relativa area nei discount non ce la fa ad attirarmi. Alcuni formaggi freschi però assolvono la funzione di farmene prendere almeno uno e al Lidl campeggia questa sorta di Philadelphia che lo surclassa decisamente. Buono anche il loro yogurt bianco.