Questo post potrebbe iniziare come quelle vecchie barzellette dal respiro europeo con il francese, l’inglese, il tedesco e l’italiano, in cui quest’ultimo se la cava sempre e si distingue in quanto a furbizia, creatività e tendenza a rubacchiare e/o mentire.
Perché fondamentalmente siamo un popolo con la capacità a prendersi poco sul serio e abbiamo un profondo senso dell’autoironia e dello sfottò bilaterale. Non abbiamo il senso di grandeur francese, non siamo lord come gli inglesi e non siamo fieri e orgogliosi come i nazionalisti USA-centrici d’oltreoceano.
Basta però che non si tocchi il cibo…
Ecco allora che per l’autenticità del Parmigiano Reggiano, siamo pronti a fare una guerra al Giappone che si è macchiato della colpa riprovevole di fabbricare e vendere il discutibilissimo PARMESAN 100%, con tanto di bandiera tricolore sulla confezione. O notare, per esempio, l’esplicita e oscena pomposità barzotta con cui, persino gli astemi, si sollazzano leggendo i dati in cui si certifica il superamento della Francia, in fatto di quantità di vino prodotto ed esportato.
Che crolli pure Pompei, ma giù le mani dai prodotti della nostra tradizione e non solo, come vedremo. Cominciamo dunque questo post come era mia intenzione fare, e cioè con l’incipit che ricorda quelle vecchie barzellette che suonano più o meno così…
C’erano una drag queen, un metallaro, uno zombie e un italiano che hanno girato un video tutorial per fare il seitan a mano e l’hanno messo su YouTube, e io ho seguito le loro istruzioni.
Iniziamo dalla drag queen. Il suo nome è Honey LaBronx e il suo video tutorial è un assaggio di quello che diventerà un web-format (per ora in cerca di fondi su KickStarter), dal titolo “The Vegan Drag Queen Cooking Show”. Il video è arricchito da simpatici messaggi inseriti in post-produzione in cui si correggono alcuni errori e se ne fanno notare altri, come l’inaccettabile attaccatura della parrucca della nostra.
Honey La Bonx fa il seitan con la farina di glutine, risparmiandosi così l’increscioso passaggio del lavaggio della farina. Aggiunge lievito, dodici cucchiai di spezie che definisce “messicane” (coriandolo, aglio, cumino e peperoncino), salsa di soya, acqua e dado vegetale. Impasta fino a quando “non sembra di palpeggiare la pelle del braccio” e procede alla preparazione del brodo col dado vegetale e le stesse spezie usate per l’impasto, con l’aggiunta di salsa di soya. Taglia con la forbice l’impasto a tocchettini e lo fa cuocere nel brodo per circa un’ora.
Passiamo al tutorial del metallaro, dal titolo: “The Vegan Heavy Metal Cooking”. Gli ingredienti sono gli stessi, ma al posto delle spezie messicane il nostro estimatore della musica del diavolo, ha deciso di usare olio di oliva ed aglio. Anche qui il nostro cuoco provetto però, usa la farina di glutine ed è un po’ come barare.
La rogna suprema nella preparazione del seitan sta appunto nel lunghissimo e noiosissimo lavaggio della farina, ma lo perdono per la gioiosa tamarraggine delle schitarrate in sottofondo e per avermi fatto ridere al pensiero di Antonella Clerici che cucina con gli Slayer in sottofondo, davanti alle massaie basite della Penisola Italica.
Come Honey LaBronx persino il nostro metallaro (dai capelli troppo corti e la faccia troppo pulita) procede alla preparazione del brodo e ci tiene a precisare: non appena bolle, bisogna abbassare la fiamma e procedere con la cottura delle fettine di seitan, a fuoco lento, per almeno 45 minuti. E qui… il colpo di scena!
Il cuoco si allontana dalla cucina e incontra Satana (per quanto banale, trovo sempre buffo il gioco di parole “seitan/satan”) che gli fa bere dell’assenzio. Lui si addormenta e così sarà Satana in persona a spiegarci che il seitan va scolato e strizzato prima di essere consumato. Il filmato si conclude sulle note dei Motley Crue, ringrazio e passo oltre.
Attira la mia attenzione un fantomatico Zombie Vegan Chef. La prima cosa che salta agli occhi è che non vedo alcun segno di decomposizione delle carni. Nessuna bocca lacerata e arcata dentale scoperta, secondo lo stile di Dead Man Walking e l’incarnato dello chef protagonista del tutorial, è assai lontano dal verde marcescente che ci si aspetta da uno zombie. Ma delusione a parte, noto che gli ingredienti sono simili ai video precedenti e non posso fare a meno di chiedermi se questi chef provetti abbiano una vaga idea di che cosa sia il brodo.
Tutti usano brik di brodo vegetale già pronto, cosa che mi sembra alquanto sciocchina dal momento in cui, trattandosi di vegani, non dovrebbero aver problemi a recuperare della verdura in casa per farla bollire. Ma passiamo oltre. Il nostro chef zombesco introduce una novità! Il seitan lo fa in forno, ricoprendo l’impasto di brodo (industriale) e una manciata generosa di spezie e cipolla. Dopo due ore (due ore!) in forno, il seitan è bello pronto con tanto di crosticina croccante intorno e può essere grigliato, stufato o condito come più vi aggrada.
Ma come in quelle vecchie barzellette, tocca all’Italia chiudere in bellezza con il video-tutorial per fare il seitan in casa, che ha collezionato il maggior numero di visualizzazioni con circa 108.000 click. Un plauso per la musichetta indiana rilassante e per il brodo fatto in casa (finalmente), ma anche qui viene usata la farina di glutine. Per vedere come si fa il seitan a partire dalla farina, e quindi apprendere la sacra arte del lavaggio della stessa, rimando a questo video che un tempo era sulla vetta della classifica dei più visti, ma era stato bloccato per questioni legate al copyright (se non erro il cuoco stava ascoltando i Pink Floyd intanto che cucinava!). Il video è stato sottotitolato e rimesso online senza audio, perdendo così però le memoria delle visite.
Ma tornado al primo tutorial dal titolo “Come si fa il seitan”. È ospitato dal canale iRadha Veg, collegato a un blog, che vanta oltre un milione di visualizzazioni ed è lì che ho scoperto la meravigliosa Nonna Ananda e il suo ragù di seitan. Novanta (e più) anni, vegetariana da trentacinque e adorabile. Non aggiungo altro. Lascio la conclusione alla struggente tenerezza di questa piccola grande donna.
[Crediti: lilavegan]