Sapevate che in Piemonte (e non in Valtellina) si produce un formaggio chiamato Beeto (e non Bitto) che costa circa 35 dollari al chilo? Sì, dollari, perché con tutta probabilità questa rarissima specialità casearia viene prodotta solo per il mercato americano, ghiotto di svarioni e tarocchi d’autore.
Accade a Eataly New York, la ciclopica boutique griffata Oscar Farinetti che propone alla Grande Mela le specialità italiane.
Sugli scaffali, tra altre mille proposte, è stato fotografato questo Beeto che ha diverse peculiarità, nessuna che faccia tornare i conti agli incavolati produttori valtellinesi. La foto scattata da un turista italiano a New York e poi postata sui social ha fatto scattare l’allarme rosso.
Beeto from Piemonte ha per caso qualcosa a che fare con il famoso Bitto valtellinese che per anni ha visto schierate le due fazioni (quella della DOP e quella dei ribelli del presidio Slow Food)?
1. IL NOME
Beeto è il nome che si legge sulla fotografia scattata da Eataly NY al banco dei formaggi. Caso più raro che unico (e forse nemmeno così raro, direte voi) di italian sounding letterale.
In questo caso, con tutta probabilità, qualcuno ha riportato sul cartellino un nome d’invenzione per far sì che il newyorkese medio chiamasse il formaggio incriminato con la giusta pronuncia: Bitto.
E’ inutile dire che, quando si parla di un’eccellenza assoluta come quella del famoso Bitto, non esistono “lost in translation” che reggano.
2. LA PROVENIENZA
Piemonte? Ma il Bitto non era prodotto in Valtellina?
Il gioco al massacro del mostro sacro dei formaggi, dopo la storpiatura del nome, si consuma con lo svarione della provenienza.
D’accordo che oltreoceano hanno una visione delle regioni d’Italia in stile puzzle scomposto, ma questo è troppo anche per loro.
3. BIO? DOP?
Qui, come in ogni thriller poliziesco che si rispetti, bisogna tornare sulla prova incriminante: la foto.
Guardatela bene: vedete anche voi che il Bitto (tornato al suo nome originale nel reparto dei confezionati) è “organic”. Vedete forse l’etichetta rossa che caratterizza il Bitto del consorzio?
No. Il fatto è che l’unica azienda che produce Bitto biologico fa parte del Consorzio, e il Consorzio obbliga i produttori a dotare il formaggio di una inconfondibile etichetta rossa. Il mistero si infittisce.
3. EATALY E IL BITTO RIBELLE
Preso atto che, non avendo l’etichetta del Consorzio, con tutta probabilità si tratta di un Bitto fuori dagli schemi della DOP classica, mi viene un dubbio. Non si tratterà mica del famoso e tanto discusso Bitto Storico, quello che invecchia anche 10 anni senza battere ciglio?
Impossibile, dicono i ribelli che continuano a produrre il formaggio secondo un disciplinare rigorosissimo e “all’antica”. Impossibile visto che Mr Farinetti non è un loro cliente, dati i prezzi (secondo lui) proibitivi. Che non sia a buon mercato l’ho capito a mie spese qualche anno fa al Salone del Gusto di Torino, quando mi sono portata a casa il formaggio più vecchio che io abbia mai mangiato, alleggerita non poco nel portafogli.
D’altro canto, per chi ama i sapori forti (cioè quelli che sono capaci fisicamente di tirarti degli schiaffoni) il Bitto Storico (che nella dicitura internazionale è Heritage Bitto) è una chicca imperdibile.
4. I RIBELLI INCAZZOSI
Non è Beeto, non è piemontese, non è bio ma non si capisce bene comunque cosa sia. E’ così che si sono aperte le danze al massacro per Farinetti, accusato di nutrire il fenomeno della confusione imperante e della disinformazione.
Lui, proprio lui che dovrebbe essere ambasciatore dell’eccellenza del Made in Italy, proprio lui così attento alla realtà dei Presidi Slow Food.
Letteralmente massacrato sulla pagina Facebook dei Ribelli, che da sempre sono famosi per il loro livelli di incazzatura colorita, ora attendiamo la contromossa del patron di Eataly, maestro di mediazione.
Una cosa è certa: io il Beeto from Piemonte non lo mangio nemmeno se mi ammazzano.
[Crediti | Link: ribelli del Bitto, Facebook, Consorzio Casera e Bitto, Bitto Storico. Immagini: Facebook – Ribelli del Bitto]