Ogni giorno nel flusso delle notizie sul mio Facebook trovo almeno un post che informa sulla mattanza pasquale degli agnelli e che anela al suo boicottaggio. Personalmente cerco di non ingurgitare cuccioli di nessuna specie, ma se vogliamo boicottare i cibi indegni la lista è parecchio lunga.
Si diceva che giocare con il cibo può anche essere un diritto, forse giocare con gli animali lo è meno. Ho trovato in questo articolo di The Daily Meal un po’ di distributori automatici di cibo che per vari motivi, francamente, dovremmo boicottare.
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Se poi vogliamo parlare di qualità del cibo sappiate che il caffè sciacquatura di piatti che produce la macchinetta che vi hanno appena installato in ufficio non è nulla: ci sono dei distributori che vi faranno rimpiangere perfino la vostra fiera appartenenza alla comunità gastronomica del Bel Paese.
1. Sub marine catcher.
La sintesi tra un distributore di cibo e un videogioco da sala giochi, il sub marine catcher lo si trova in Giappone, e negli angoli più cinici del Maine e di Las Vegas. E’ come quei giochini con la pinza telecomandata che vediamo al luna park, solo che invece del pupazzo di peluche si prende un’aragosta viva da un acquario. Se ce la fate, vi consegnano il pescato in un sacchettino di plastica e potete portarvelo a casa per metterlo in pentola.
2. Granchio inscatolato vivo.
I granchi vivi sono tenuti in scatoline di plastica e inseriti tra le molle del distributore come le merendine e i succhi di frutta. Il consiglio però è quello di non sbucciarli e morderli prima di averli portati a casa e cotti. I granchi sono tenuti vivi in uno stato di ibernazione a 5 gradi e costano 25 yuan l’uno (circa 3 euro). Se il pescivendolo di fiducia ha chiuso e voi avete gente a cena.
3. Distributore di pizza.
Orgoglio del made in Italy, questo frigoriferone con forno al seguito e l’esotico nome “let’s pizza” prepara in 2,5 minuti una pizza “solo con ingredienti freschi”. Qualcuno aveva avuto la bella idea di installarlo in un parcheggio di Sorrento (dove si sa che le pizzerie tradizionali scarseggiano): la bella idea è durata un anno, poi è stato rimosso per fare spazio a delle panchine. Spero che i clienti delle pizzerie vere le usino per sedersi al sole a degustare qualche bel trancio.
4. Ramen instant noodles.
Tre minuti per un piatto fumante di ramen. Evidentemente introdurre il termine “liofilizzato” in bella mostra sulla facciata del distributore avrebbe inibito i puristi. Buon appetito.
5. Hot menu – casual frozen food.
Giapponese anche questo. Hot dog, noodles e altri cibi congelati riscaldati al momento e serviti con le patatine fritte. Il posto giusto dove andare solo se sono le 5 del mattino, avete bevuto troppo e hanno bombardato tutti i kebabbari della zona.
Ovviamente qualcuno (in Olanda e a NYC) si è inventato anche il ristorante nel distributore automatico, ne avrete sentito parlare. E tra i distributori più chic di New York City c’è sicuramente il bancomat del cupcake che troneggiava su molte pagine di giornale la settimana scorsa. Tuttavia è una finta: dietro ci sono delle persone che cucinano. Del distributore automatico hanno poco o nulla, sono solo una gran fregatura per chi campa facendo il cameriere.
[foto crediti: io9, the atlantic, malpensanews, Essrog su Flickr, covalentmarketing, the travel year]