Tra le cose che sono successe nel fine settimana mentre sonnecchiavate nel divano, c’è stata anche l’uscita del Numero Uno di Dispensa, la prima (e unica) foodzine indipendente di carta che:
— parla di cucina ma non ospita ricette (per questo ci sono millemila libri),
— parla di cibo ma senza recensioni di ristoranti (per questo c’è l’Internet!),
— parla di food ma non ci sono apologie di chef (per questo ci sono i blog)
Dentro Dispensa ci sono solo storie di Generi Alimentari e Generi Umani.
Chi ha letto e comprato il Numero Zero di Dispensa, uscito a ottobre del 2013, ha già manifestato questi effetti benefici sul proprio organismo:
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— resistenza all’acquisto di pubblicazioni periodiche cartacee che si sfogliano e leggono in un paio d’ore e poi si buttano nella differenziata o si lasciano nel sedile del treno (Dispensa si legge con calma, è uno volume da slow reading che poi si posiziona in libreria e dura per tutta la vita)
— capacità di discernere una “bella foto” dal foodporn che pervade i nostri profili Instagram e correda le notizie online (su Dispensa solo foto di qualità superiore..)
— ritrovata abilità di poter leggere un pezzo più lungo di 140 caratteri (i servizi di Dispensa sono long form da minimo 15mila battute ciascuno)
— presa di consapevolezza che l’informazione possa essere fatta anche senza interruzioni pubblicitarie e senza sponsor (Dispensa non ha pagine pubblicitarie, si sostiene solo con le copie vendute)
Ma l’effetto desiderato più importante che ha sortito l’uscita del Numero Zero di Dispensa è stato che ogni lettore che ha comprato il magazine – e quindi di fatto lo ha sostenuto – ha contribuito a fare in modo che ci fosse il Numero Uno. E questo significa che, anche in un momento di crisi dell’editoria e di crisi dei nostri portafogli, le cose belle e ben fatte possono funzionare.
Il Numero Uno porterà ancor più benefici nella vostra vita e in quella dei vostri cari, a partire dal tema attorno a cui verte: gli animali e il rapporto che abbiamo con essi.
Nel numero appena uscito trovate: le lumache di Pier Giorgio Parini (chef del Povero Diavolo di Torriana), la storia di Danijela, allevatrice slovena di ghiri e la testimonianza di chi ne ha mangiato uno, le rane di Takahiko Kondo (sous chef dell’Osteria Francescana) e di Antonia Alice Meschi (Osteria dei Sognatori).
Trovate Sara Porro, autrice di Dissapore, alle prese con la visita in un allevamento sostenibile di bovini nei giorni di apice annuale di nebbia, fango e merda; trovate Alessandro Negrini (chef del ristorante Il Luogo di Aimo e Nadia) con l’insolito ruolo di narratore.
Si parla poi di caccia e di animali selvatici, di come addomesticare i piatti di carne e di cosa mangeremo nel 2055 da Mauro Uliassi nel pezzo preveggente di Massimo Bernardi, editore di Dissapore; si parla poi di mangiare carne in maniera consapevole e di macellai sensibili; di animali in scatoletta e nelle insegne dei ristoranti, e altre cose divertenti.
Le foto sono di Lea Anouchinsky, Margherita Cristallo, Giovanni Ghiandoni, Stefano Scatà, Ferdinando Scianna, Andrea Basti e Roberto Taddeo, le illustrazioni di Ilaria Lazzaroni, i racconti di Cristiano Cavina, Fabrizio Sarpi e i tanti contributi di Enrico Vignoli, Simona Gavioli, Michela Iorio, Lorenza Fumelli, Simone Sbarbati, Massimiliano Tonelli, Giorgio Melandri, Alessia Castelletti, Massimo Cerofolini e la nostra Martina Liverani, che ne è la direttrice.
Un numero animale dicevamo, ma con un’anima vegana: la carta usata è ottenuta dalla lavorazione degli scarti alimentari di frutta, noci e mais. Un genere alimentare anch’essa ma attenzione che non è edibile.
Dispensa costa 21 euro, perché si sostiene solo con le copie vendute, e si può comprare online o presso uno dei distributori elencati nel sito web.
Ma oggi è il vostro giorno fortunato perché ai due che – a nostro insindacabile giudizio – ci racconteranno dell’animale più strano che hanno o non hanno mangiato, regaleremo una copia del Numero Uno di Dispensa.
Tutti gli altri se lo comprino online che porta bene!