Ho questo problema dei disgusti. E già lo sapete. Sono giorni che rimando, ma oggi ho deciso che non potevo continuare a non sincronizzarli con voi. Ora che persino l’austero Guardian ha rivolto alla meglio gastro-intellighenzia inglese la seguente domanda: quali cibi che tutti sembrano amare detestate profondamente? Il denominatore comune delle antipatie resta la passione per il cibo. Okay, forse essere insofferenti verso qualcosa che si mangia (si beve, anche) non è una reazione ragionevole, ma io e voi possiamo capirla, perché ci siamo dentro fino al collo.
1. Caffè zuccherato. Perché napalmizzare un buon espresso con lo zucchero? Sarebbe come mettere il ghiaccio in una flute di Krug 1979.
2. Wasabi. La salsa che trovate in tutti i ristoranti giapponesi. Non fate l’errore di intingere il cucchiaino se non volete pensare che le miniere o i campi di rieducazione non sono abbastanza.
3. Cupcake. Proiettarsi nell’infanzia di una cameretta con i colori dei vestiti di Cicciobello non ha mai fatto così male.
4. Birra artigianale. Non un vero disgusto, più un’antipatia. Il problema è che, buone o insignificanti, le birre artigianali costano tanto che Befera e l’Agenzia delle Entrate stanno per inserirle nel redditometro. Vogliamo parlare di root beer?
5. Fegato (non tutte le interiora). Bleah! E basta.
6. Macaron. Belli son belli, ma il re è nudo, diciamolo: li mangia chi ama gli aromi di sintesi e c’ha le papille gustative di legno.
7. Cavoli. Snidate le presenze demoniche nel loro habitat naturale. Mangiare un cavolo è come assistere a una proiezione privata di Poltergeist.
8. Peperoncino. Una piaga. Il nulla esplorativo. Metterlo su tutto è una barbarie gastronomica. Visto che i buoni propositi hanno a che fare con lo smettere qualcosa, smettete di farlo.
9. Frutta martorana. Bella senz’anima. Nessun altro dolcetto, eccetto i cupcake, ha uno scollamento così grande tra quello che appare e quello che realmente è. E che realmente fa (ai nostri denti).
10. Ostriche. Più che le ostriche in sé, sebbene la zaffata di eau du port che attanaglia la gola ingoiandone una sia un deterrente, detesto chi trova eccitante succhiare molluschi dalla loro conchiglia come surrogato sessuale. L’espressione imparata che mettono su.
[Crediti | Link: Dissapore, Guardian. Immagine: Gawker]