Già mi fischiano le orecchie: vegani/vegetariani/macrobiotici/crudisti nonché qualche onnivoro poco amante del genere lanceranno anatemi e occhiatacce poco rassicuranti. Cosa ci volete fare? Sono una ruspante ragazza di campagna con una nonna che allevava conigli allo scopo di provvedere al fabbisogno proteico della famiglia. Prendere o lasciare. Così oggi propongo coniglio. Al solito, ci prendiamo un’ora di tempo per cucinarlo nel weekend e condividiamo dosi, varianti, ansie, soddisfazioni.
Vorrei riferirvi una telefonata che ricevo spesso, anzi, la telefonata archetipo, ricevuta anche durante la preparazione di questo arrosto.
-Pronto? Ciao Ross come va? Disturbo?
-Ciao! No figurati, sto aspettando che l’arrosto finisca di cuocere.
-Che bbrava, fai addirittura l’arrosto!
La conversazione prosegue con un flusso ininterrotto di complimenti, ah che amica! Amica che ha un centrino sopra ai fornelli per tenere lontana la polvere. Amica mia e di “4 salti in padella”. Amica che non vuole sapere quanto è comodo cucinare un piatto sano che ti risolve anche il pasto del giorno dopo.
Amica, leggi qui.
Questa è la versione no-stress, risultato assicurato, per 20 minuti di lavoro “attivo” più poco meno di 1 ora per la cottura in forno (che mi vede completamente passiva).
Ore 18.30: mentre preparo gli ingredienti penso che il tempo speso per questo piatto è un ottimo investimento: posso cuocere un paio di porzioni in più per metterle in congelatore, alla faccia dei piatti pronti microwavable, poco economici e poco sani, oppure potrei anche improvvisare una versione rivisitata del tonno di coniglio o ancora un sugo per la pasta di domani…
Ma torniamo agli ingredienti, ecco cosa serve:
1 coniglio: ho chiesto al macellaio di tagliarlo a pezzi, ma si trova comunemente già sporzionato anche al super. Con un coniglio medio si mangia in 4 o 5, poi dipende dagli appetiti.
Verdure per il soffritto: sedano, carota e cipolla, grandi classici.
2 spicchi d’aglio: wherever whenever.
Mezzo bicchiere di vino bianco.
Aromi: nel mio caso salvia e rosmarino, ma via libera alla fantasia.
Poca farina.
Olio evo, sale e pepe nero a go-gò.
Ore 18.37: lavo i pezzi di carne con acqua e aceto (così mi ha insegnato la nonna), li asciugo bene e li passo nella farina. Pulisco anche le verdure e le riduco ad una dadolata diciamo rustica.
Che ci crediate o no siamo già avanti, il più è fatto.
Ore 18.43: scaldo qualche cucchiaio d’olio in un tegame e soffriggo le verdure, poi le sposto in un angolo per far posto al coniglio che dovrà dorarsi su tutti i lati. Cinque minuti totali di tempo.
Ore 18.48: non mi resta che trasferire tutto in una teglia, infornare a 160 gradi e aspettare 45-50 minuti (dipende dal forno e dalle dimensioni dei pezzi). Unica accortezza è quella di ricordarsi di bagnare ogni tanto con del brodo per evitare che la carne si secchi e diventi stoppacciosa.
Ore 19.35: per casa c’è un profumo che non si può raccontare. La mia cena è pronta, per vivere a pieno l’esperienza del profondo nord ci vorrebbe la polenta, ma anche un buon purè o del riso bianco ci vanno a nozze. Quasi quasi, però, visto che ho ancora tempo, improvviso una salsa venetissima: la pearà.
L’ingrediente base, nomen omen, è il pepe nero, ma ogni famiglia ha la sua versione. Nel veronese ci mettono pane raffermo e midollo ed è stabile compagna del lesso. Per il coniglio, invece, niente pane né midollo ma frattaglie del coniglio stesso, qualche fetta di soppressa (il salume, non nel senso di deceduta), un’acciuga, brodo, succo di limone, aglio e tanto, ma tanto, pepe nero. Basta rosolare le frattaglie, anche usando lo stesso tegame in cui ha rosolato il coniglio, così si raccolgono tutti gli umori e si recuperano le crosticine (i cuochi dicono “deglassare”), tritarle a coltello con la soppressa, aggiungere tutto il resto e far restringere. Da provare.
Ecco quanto si spende per 4 porzioni:
1kg di coniglio a pezzi con le sue frattaglie: 8.50 €;
verdure per il soffritto, 2 carote, 1 cipolla, 1 costa di sedano e 2 spicchi d’aglio: circa 60 cent.;
aromi del mio balcone;
mezzo bicchiere di vino bianco: avanzo di frigo;
4 cucchiai di olio evo + sale e pepe: 50 cent.
Totale ricetta: 9.70 €.
Costo a porzione: 2.42 €.
Con la salsa pearà e polenta, opurre con il riso o il purè per accompagnare il pasto completo non supera i 3 €.
Ora tocca a voi lettori dal mestolo facile, dallo scatto digitale più veloce del West, dalle dita rapide sulla tastiera: i commenti e le foto dei vostri piatti da caricare nei commenti mi tengono compagnia per tutta la settimana. Fate il vostro gioco.
[Diario di una ricetta: Vellutata di zucca, Gratin di patate e porri]