Do you remember? “Lo Gnocco in cucina” è un servizio di animazione gastronomica a domicilio che opera a Milano. Abbiamo chiesto a Sara Porro e Cristina Scateni, le due editor milanesi di Dissapore, di provarlo per noi.
Cristina: E poi in un lunedì qualsiasi arriva Donnie, sorride e ammicca, come un compagno delle elementari, innamorato di te. È vestito bene, ha con sé la cena. Puntuale come un treno giapponese, chiede se può andare in cucina. Si mette subito all’opera e porta in casa una ventata di primavera, per la copiosa presenza di verdure di stagione intendo (peperoni e zucchine).
Sara: Ci incrociamo al citofono di casa di Cristina, entrambi puntualissimi. Lo riconosco subito – ha borse dell’Esselunga, è bello ed ha un abito elegante, una combinazione più improbabile del governissimo Berlusconi-Bersani-Grillo nell’androne di un palazzo milanese alle 20:30 di un lunedì sera. Tendo la mano: “Ciao, sono Sara” “Donnie” “Vabbè. Vero nome?” “Donnie” “…Ma cos’è, il programma di protezione testimoni?” protesto tra me e me, salendo le scale.
Cristina. Esci ed entri un paio di volte per essere sicura di non sbagliare, ebbene sì c’è un figo nella tua cucina. Nel frattempo si è tolto giacca e cravatta, arrotolato la maniche della camicia e indossato il grembiule. Non sai di che parlare, ma lui sì. Ha una serie di domande perfette per rompere il ghiaccio. Vive in una dimensione parallela, risponde a un nome inventato, ha paura che gli si pianti una mano sul sedere. Ma la mamma degli gnocchi, Cecilia Minardi, frizzante trentenne milanese ideatrice del progetto, odiata dalle amiche invidiose per il suo entourage di manzi, su questo punto è chiara: guardare ma non toccare.
Sara. A casa di Cristina, “Donnie” chiede permesso, depone la spesa in cucina, accetta l’offerta di un bicchiere di vino. Io mi preparo un Gin Tonic per gestire la deprimente consapevolezza che “Donnie” pensi che se io conoscessi il suo vero nome lo cercherei per molestarlo.
Cristina. Io e Sara cominciamo a ubriacarci copiosamente, con l’obiettivo non dichiarato di fare domande imbarazzanti a uno gnocco scemo che non sa cucinare. Invece Donnie scemo non è: sa fare la sua parte, essere gentile, simpatico, intrattenitore, gioviale. E basta. È bene, infatti, chiarire subito un punto. Donnie è uno gnocco in cucina, non uno gnocco che cucina. Nel senso che sta nella tua cucina, bello come il sole, spadella e tagliuzza con disinvoltura, ma non ha bene idea di tempi e organizzazione. Dopo mezz’ora circa, eccolo comparire con l’antipasto: peperoni in padella e caprino. Si siede con noi e si racconta. Fa il personal trainer nella vita, è abituato (dice lui) a socializzare. Anche a essere importunato (non dice lui), ma si capisce. Intanto aspettiamo un’oretta tra antipasto e primo, s’era dimenticato di mettere l’acqua a bollire.
Sara. Quando gli vedo estrarre, nell’ordine, peperoni, caprino, pesche sciroppate Del Monte, bocconcini di mozzarella Vallelata e zucchine procedo con discrezione a rinforzare di Gin il mio cocktail.
Cristina. Chiacchieriamo ancora con la mamma degli gnocchi, che racconta i retroscena della sua idea e i primi episodi imbarazzanti del voluto misunderstanding: qualche lieve molestia di signore poco ironiche che pretendono l’happy ending, feste tra donne che sfociano spesso in sagra dell’8 marzo, mariti curiosi che vogliono fare una sorpresa alla moglie e non appena vedono le foto degli gnocchi troppo fighi si ritirano imbarazzati dal confronto. E mentre Donnie cucina, in sala da pranzo immaginiamo le peggiori rivisitazioni del format: lo gnocco in cascina – gli 8 manzi sporchi di terra, con la camicia a quadri e la zappa, Biancaneve e i sette gnocchi – con lei che entra in una casa piccina picciò e si mette a rifare i letti, lavare le tazzine e farsi preparare la cena da loro, Lo gnocco in cantina – suspance di gnocchi nascosti al buio.
Sara. “Donnie” si toglie la giacca, arrotola le maniche della camicia, poi DELTOIDI, POI NON RICORDO, poi inizia con precisione certosina a dividere le cimette dei broccoli dai gambi, tagliandoli prima in due e poi in quattro. Il processo è così lento e meticoloso da farmi ritornare precipitosamente alle mie priorità e così penso AIUTO morirò di fame prima che la cena sia pronta. Infatti “Lo Gnocco in cucina” prevede soli piatti espressi: ma alle 23, quando non abbiamo ancora mangiato il primo, comincio a pensare con un certo struggimento all’idea che, magari, “Donnie” avrebbe potuto limitarsi ad aggiungere il suo tocco personale con uno zest di limone agli spaghetti alle vongole dei Quattro Salti in Padella.
Cristina. Arriva il primo: orecchiette con i broccoli. Buone e ben cotte. Poi via di nuovo in cucina con Donnie per assistere alla performance del secondo: insalata di zucchine crude condita con vinaigrette, addobbata con mozzarelline Vallelata (che consiglieremmo di togliere dal menù di gennaio). Per ultimo, un dessert tristanzuolo: pesche sciroppate con panna montata e amaretto sbriciolato. Non chiediamo il bis.
Sara. A differenza del suo menu, lui è inappuntabile. Di mestiere personal trainer, ha la rara grazia di sapere mettere a proprio agio l’interlocutore.
Cristina. Lo gnocco riordina la cucina, lo ami molto per questo. Porta via la spazzatura, lo ammiri. Lo saluti come fosse il tuo migliore amico perché in fondo quello è il suo lavoro e lo sa fare bene: intrattenere le donne che lo scelgono. Chiunque esse siano, qualunque film abbiano auto proiettato nelle loro menti forse un poco annoiate.
Sara. Sostiene che l’unico problema delle donne che chiedono la sua consulenza in palestra sia, magari, un po’ di ritenzione idrica, e che nessuna di loro abbia bisogno di niente di drastico, basterebbe curare un pochino l’alimentazione (io annuisco vigorosamente mentre mastico il ghiaccio rimasto sul fondo del mio Gin Tonic).
Cristina. Ultimo appunto, le donne in questione devono avere il portafoglio ampio: a seconda del menù scelto e del numero di partecipanti il costo del servizio si aggira tra le 90 e le 150 euro.
[Crediti | Link: Dissapore. Immagine di copertina: Lo Gnocco in cucina, immagini: Cristina Scateni]