Quando questa mattina si è diffusa la notizia di un articolo scritto per Il Fatto Quotidiano dalla temibile penna del commentatore politico, esperto di vino, di cinema, conduttore, ospite di talk show, attore e autore teatrale Andrea Scanzi, la gastrocrazia, o almeno il suo distaccamento italiano, ha iniziato a preoccuparsi. A chi tocca questa volta? Nessuno può dirsi al sicuro quando il tuttologo dall’occhio ceruleo lancia uno dei suoi strali virulenti.
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Ecco perché abbiamo pensato di riassumere persone e cose citate nel suo pezzo: “Bufale non solo da mangiare: la guerra delle recensioni enogastronomiche ha portato le guide e i siti a giudizi sbagliati, alterati o falsi” (non online).
Spoiler: chi si aspetta graffi e morsi resterà un po’ deluso, la tuttologia è nemica della briosità e del guizzo creativo.
Guide gastronomiche: Fino a 10 anni fa spostavano i consumi. Oggi i premi ci sono ancora, le stelle e le forchette deluxe non sono certo scomparse, ma è cambiato tutto. Ora chi era un guru è uno come tanti o giuù di lì.
Gianni Mura: il giornalista di Repubblica e critico gastronomico lui stesso ricordava in tempi non sospetti come “guida” fosse l’anagramma di “giuda”.
Blog gastronomici. Perché comprare in edicola riviste ad hoc quando in rete si trovano –gratis– blog attendibilissimi e portali aggiornatissimi?
Stampa gastronomica. Ai bei tempi era consapevole di coltivare una nicchia e il piatto da spartire bastava per tutti. Oggi ha ceduto il passo al web e la grande firma si è vista superare dagli ultimi arrivati: più giovani e meno paludati, più ironici e meno tromboni, più ambiziosi e dannatamente al passo con i tempi.
TripAdvisor. Ulteriore meteorite per i giornalisti della vecchia guardia. Ieri si sceglieva il ristorante con la Guida del Gambero Rosso o Le Osterie di Slow Food, volendo –e portafoglio permettendo– con la Michelin. Adesso bastano smartphone e connessione.
TripAdvisor 2. Il rischio è quello della sòla. Per quanto giovane Tripadvisor è già pieno di cantonate siderali. Ma i pregi restano superiori ai difetti, a partire dalla comodità innegabile e dalla consultazione gratuita.
TripAdvisor 3. TripAdvisor rilancia poi il mito dell'”uno vale uno”: tutti possono improvvisarsi recensori.
Scrittura gastronomica. è ormai paragonabile a quella enologica. Non esiste al mondo anima viva in grado di riscontrare in un vino i sentori di “goudron bagnato”, “sella di cavallo sudato”, o “anice stellato appassito in una notte di plenilinio autunnale”, ma se lo sostieni passi senz’altro per un tipo figo ( e nessuno potrà mai sbugiardarti perché nel vino o nella cucina l’oggettività è come l’arguzia in Gasparri, non eisiste).
Come possono sopravvivere i critici di lungo corso all’invasione del web. Puntando sulla professionalità, sulla sobrietà, sulla storia. Sul peso del proprio cognome e della propria testata. Sulla poca contiguità con gli chef, sull’imparzialità dei giudizi per nulla condizionati da amicizie equivoche.
Guida ristoranti dell’Espresso. Prim’ancora che il ristorante Alice di Oscar Farinetti aprisse a Milano, all’interno di Eataly nell’ex Teatro Smeraldo, la guida uscita lo scorso ottobre pubblicava una recensione estasiata. E’ la recensione preventiva, l’applauso a prescindere.
Ultimi fuochi del critico gastronomico: Una razza in via d’estinzione. Colui che ieri spostava spostava piccole ma decisive masse di consumatori e oggi si sente prossimo all’irrilevanza. E’ cambiato tutto, forse in meglio e forse no, ed è un processo irreversibile.
Chi è d’accordo con il funerale della critica gastronomica così come la conosciamo conoscevamo, celebrato da Andrea Scanzi, alzi la mano. Diritto di cittadinanza anche per chi, e ci mancherebbe, ritiene il suo articolo la solita menata sulla democratizzazione della rete, i cui rischi superano di gran lunga i benefici.
[Crediti | Il Fatto Quotidiano. Link: Dissapore. Immagine: Andrea Scanzi]