C’era una volta l’Italia che sognava di partecipare al Grande Fratello. E un popolo che spiava per noia, voyeurismo, anche demenza. Magistralmente rappresentati da scene tipo questa. Ora ci sono gli italiani che sognano di andare a Masterchef. Cambia l’oggetto del desiderio, non la sostanza.
Apriamo la scatola dei sociologismi da bar e tracciamo un identikit: quali italiani? Le casalinghe, ovviamente. Ma anche gli studenti universitari che attendono la laurea per usarla come carta assorbente per la frittura. Senza sottovalutare le aspirazioni culinarie dei professionisti: manager, dentisti, commercialisti, avvocati che affidano l’agognata decrescita felice alla preparazione di manicarretti.
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Poi ci sono i piagnoni. Non sono una classe sociale ma i portatori di un atteggiamento trasversale. Quelli che “l’intera mia vita dipende dalla vittoria a Masterchef”.
Questa era la fotografia degli aspiranti mastercheffi l’anno scorso: migliaia di persone di ogni estrazione sociale, istruzione o professione. Disposte a tutto, anche a dormire di notte nei sacchi a pelo, per avere una chance di partecipare alla seconda edizione del re dei talent show culinari.
Quest’anno la situazione non è cambiata, anzi. Sul sito di Sky sono arrivate le foto dei casting per la terza stagione (al via la primavera del 2014), che si sono tenute a Milano e Roma. I numeri sui cartelli ci danno un’idea approssimativa di quanti erano: dalle immagini si arriva fino al numero 3000.
Ma, soprattutto, di com’erano.
Tremate, tremate, le orde di aspiranti Masterchef sono arrivate.
Masterchef è il nuovo Grande Fratello, e va bene. Ma qui non ci si può solo mostrare parlantina, addominali, glutei, fotogenia o ignoranza. Qui bisogna cucinare. Ognuno deve portare un piatto fatto a casa: a loro disposizione ci sono soltanto tanti bei microonde per scaldarli. A giudicare le creazioni è la consueta triade di giudici: Joe Bastianich, Carlo Cracco e Bruno Barbieri. Non li invidio molto.
Lui ha lo sguardo torvo dell’attore italiano da festa del Pd (alla Filippo Timi insomma) che non mi dispiace affatto. Spero l’abbiano preso.
Loro sembra molto amiche. Aspetta che una delle due passi le selezioni, e l’altra no.
Come mostra lo schemino a pennarello qui sopra, prendono la cosa molto seriamente.
Beh, forse non così seriamente.
Sì, esatto, questa è una noce di cocco.
Sulla commestibilità di questo piatto mi sono interrogata a lungo.
Non si può certo dire che la creatività difetti.
Ma facezie a parte, il fatto che migliaia di persone si mettano pazientemente in coda per inseguire il sogno gastronomico ci dice qualcosa di sociologicamente rilevante? Vi prego non il frullato di retorica per cui dovremmo essere rassicurate dal fatto che le ragazze vogliano fare le chef e non le veline.
Insomma Masterchef è una scorciatoia? “I giovani vogliono tutti e subito”. Lo diceva la nonna a cui lo aveva detto sua nonna. O banalmente la carriera del cuoco attira perché ancora in troppi pensano che renda fighi come Cracco? Quanto questo rischio esiste davvero?
[Crediti | Link: YouTube, Sky.it, immagini: Sky.it]