Cosa bevevano gli italiani ieri, cosa bevono oggi, cosa berranno domani

Cosa bevevano gli italiani ieri, cosa bevono oggi, cosa berranno domani

Sono tornate le Dr Martens. È tornata l’eroina. Solo le reazioni di questi teenager di fronte ai video dei Nirvana (“Oh no, è Gesù quello?“) mi convincono che non siamo ancora negli anni ’90. Ma forse del resto, come ci ha spiegato il serial killer fanatico della serie culto True Detective, il tempo è un cerchio piatto. Certo, la concezione del tempo lineare offre delle comodità. Per esempio, consente di fondare le grandi religioni monoteiste.

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Ma soprattutto consente di dire quali drink erano di moda ieri, quali oggi, quali domani. Ho incluso anche gli analcolici, siamo pur sempre in Quaresima.

Per prevedere il futuro prossimo, è bastato un giro in Delorean in qualunque locale di Milano con ambizioni di trendsetting.

Carte acque

ACQUA

Prima c’è stata l’acqua in bottiglia, quella che capita capita. Poi c’è stata l’ondata (visto cosa ho fatto qui?! Occhiolino) delle carte delle acque, con persino i sommelier dedicati.

Oggi il futuro sembra tracciato: i locali di tendenza hanno tutti l’acqua del rubinetto in brocca, detta con slancio quasi poetico “acqua del sindaco”.

Capsule, caffè, Nespresso

CAFFE’

C’è stato un tempo, un’epoca semplice, in cui al bar bevevamo l’espresso e a casa il caffè della moka. Adesso a casa le cialdine han preso già / il posto della caffettiera (da cantare con il tono dolente di Adriano Celentano in Il Tempo Se Ne Va). Sono facile profeta quando annuncio che il futuro è il caffè filtrato, con miscele ricercatissime, pronto in un tempo superiore al risotto.

L’ho visto a Milano nell’irresistibile Taglio e a Copenhagen un po’ ovunque, insomma nei luoghi dove gli uomini hanno la barba lunga. Non vi devo spiegare perché le due cose siano in stretta correlazione.

acqua tonica - fever tree

BIBITE

In principio furono tamarindo e orzata. Poi, Coca-Cola o niente. Ora spopolano gazzosa e chinotto. Aspettiamo la versione gourmet del bitter, cioè la bibita tipo Crodino (va bene, questa l’ho buttata lì. Però un po’ ci credo).

birra

BIRRA 

Prima si bevevano le IPA, amare e luppolate, un gusto tipicamente americano. Adesso vanno per la maggiore Le Lambic, birre acide a fermentazione spontanea tipiche del Belgio. Il futuro appartiene a I lambic, quando tutti impareranno che l’articolo va al maschile. Arrivate preparati:  la prima volta farete le facce dei bimbi che provano il limone (link imprescindibile).

champagne

VINO

Prima ci piacquero i vinoni. Tanto corpo, tanto alcol, tanto legno, tanti profumi: supertuscan, bianchi friulani e sudtirolesi. Ora li prefeririamo più sottili, eleganti: sarà colpa del global warming, ma di questi tempi gli appassionati amano le varie declinazioni del nebbiolo, gli Champagne, in particolare quelli poco ruffiani perché non dosati, il Riesling tedesco, l’Etna. Ah, e che siano naturali.

Il domani appartiene a (confesso di essermi avvalsa della consulenza di Fabio Cagnetti qui, secondo me se comprate parcelle di vigna fate ancora buoni investimenti): alcuni Beaujolais (Morgon, Fleury, Brouilly), Jura, Loira (soprattutto Chenin e Pineau d’Aunis), Silvaner della Franconia, bollicine inglesi, Rossese di Dolceacqua, Cirò. Ah, e naturale non basterà più a nessuno: il nuovo nemico sono i solfiti aggiunti.

cocktail

COCKTAIL

Per qualche stagione abbiamo tutti ballato al ritmo dei cocktail sferificati e molecolari. Adesso è il momento dei cocktail da speakeasy, in stile bar clandestino dell’epoca del proibizionismo: per il barista Jerry Thomas, un successo postumo da far rosicare Van Gogh. Il futuro è dei cocktail frizzanti, in cui viene inserita CO2 al momento.

Ma partiamo dalle basi.  Dei cocktail, dico.

Con la vodka è stato un grande amore e resta perfetta in tarda mattinata: il cocktail ufficiale del brunch è il Bloody Mary, Santo Protettore dell’Hangover. Ma questo è un momento di strapotere per il gin e per il suo figliolo prediletto, il gin tonic: una volta cocktail da discoteca, oggi componibile in almeno 900 varianti combinando 30 gin e 30 toniche artigianali. I saggi (io inclusa) bevono invece Martini Cocktail: a base gin, ovviamente. Il domani appartiene a tequila e mezcal di alta qualità: POWER TO THE AGAVE.

chartreuse

LIQUORI

Il liquore valtellinese Braulio è stato un hipster della prima ora. Ma ora gli appassionati vogliono solo Chartreuse, amara come il rimpianto, e Americano Cocchi, che si trova ormai persino nei cocktail bar di Shanghai. Verrà il giorno delle microproduzioni di amari, fatti in casa con ricette differenti da ciascun locale.

[ Immagini:  Flickr/Freddy OlssonArnaud B.Reese Lloyd, Viaggiatore Gourmet]