La gastromania porta nuove forme di turismo: parti che non sai cucinare un uovo al tegamino, torni a casa che sai fare pane, pasta e pizza. E qualcosa di più. I numeri li riporta Repubblica: tra americani, tedeschi, inglesi russi e scandinavi sono 800mila gli stranieri che nel 2013 hanno frequentato 18mila corsi di cucina per più di 134 milioni di fatturato.
Un corso costa dai 70 ai 100 euro, di media. Si imparano i tipici piatti italici: pane, pasta pizza. Si educa al km zero. E poi ci sono i corsi dai 7 ai 15 giorni, costi più sostenuti ma anche più intensivi e comprensivi di cene, incontri, laboratori, degustazione.
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A Roma c’è David Sgueglia della Marra che organizza A cooking day in Rome: “C’incontriamo al Pantheon per un caffè, quindi scegliamo insieme le materie prime al mercato di Campo dei Fiori e poi andiamo nella mia casa laboratorio dove insegno a preparare un pasto completo dal primo al dolce”. Poi c’è Abruzzo Cibus, Carmelita’s Cook Italy a Bologna, la scuola Casa Artusi in Emilia, le cooking class di Vincenzino a Ravello, in costiera amalfitana.
Ma anche privati, come Hidden kitchen supper club: un loft dove dal 2012 Lele e la moglie Melissa organizzano serate di social dining. Ma non solo, anche corsi di cucina di sabato.
Nella pletora dei corsi non mancano nemmeno le stelle, come Gennaro Esposito della Torre del Saracino di Vico Equense (2 stelle Michelin) che organizza mini-corsi di 3 giorni sulla cucina campana.
Principalmente frequentati da stranieri.
“Il primo giorno destinato alla spesa, il secondo giorno al menu e il terzo giorno ci sediamo a tavola e mangiamo quello che abbiamo cucinato”, dice lo chef in un’intervista del Corriere della Sera.
[Crediti: Repubblica, S’Notes, Corriere della Sera, immagine: S’Notes]