C’era una volta lo shopping, c’era una volta il mal di piedi assassino per aver girato tutti i negozi del centro alla ricerca di un vestito. Non che mi servisse, ovvio, ma mi faceva tanto bene all’anima.
Per mio padre, invece, valeva un viaggio al centro bricolage più vicino e la soddisfazione somma era costituita dal tornare a casa con qualcosa che strabordasse dal baule: il mio papà si è sempre coccolato così, che sarà mai?
Oggi abbiamo altri strumenti per cacciare la tristezza, che spazziamo via soprattutto a suon di comfort food, alla faccia delle maratone tra tubini scollati e scarpiere da montare. Non che il cibo abbia cancellato il resto dei piaceri confortanti della vita, ma la tendenza generale sembra essere quella di conoscersi meglio e, magari dopo lunga terapia assistita, riuscire a scoprire a cosa si deve quella sensazione di benessere al solo pensiero di quel preciso piatto.
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Sì, perché è inutile che lo neghiate, la psicanalisi e il tema del comfort food sono legati col doppio nodo. Non è semplice regressione alla fase orale, c’è anche la magia dei ricordi dell’infanzia, dei traumi irrisolti da bambino, della nostalgia del passato.
Insomma, quella del comfort food sembrerebbe una scienza soggettiva, dove ognuno porta in dote il proprio bagaglio freudiano. Invece, cari mangiatori di Nutella post colloquio fallito (e siete tanti, lo so), ci sono dei comfort food che valgono per tutti. Soprattutto se si prendono in esame le regioni italiane d’appartenenza.
Da qui non si scappa, ecco i 20 cibi coccola dal Nord al Sud dello stivale.
PIEMONTE – FRITTO MISTO PIEMONTESE
Come si può non volersi più bene dopo aver ingurgitato carni e frutta miste fritte? È matematico: la pace dei sensi ti coglie quasi istantaneamente, a volte non si riesce nemmeno ad arrivare sul divano del salotto.
VALLE D’AOSTA – COTOLETTA VALDOSTANA
Diffusasi oltre le aspettative ai 4 angoli del pianeta, per tutti noi costituisce un piatto “con sorpresa” che si trasforma subito in un viaggio onirico tra carezzevoli unicorni rosa e il paradiso, dove c’è anche Elvis Presley.
LIGURIA – FOCACCIA AL FORMAGGIO
Morbida come una nuvola, al palato lieve e intensa al tempo stesso. La focaccia di Recco, specialmente quando si sta in riva al mare, è quello che ci vuole per chi ha bisogno di leccarsi le ferite in solitudine, e anche le dita.
LOMBARDIA – POLENTA
Riporta istantaneamente gli iperattivi lombardi al loro atavico ricongiungimento con le radici. La Pianura Padana, la nonna che sgranava pannocchie, la fetta di polenta riscaldata sulla stufa economica. Ah no, ma quella sono io. Perché, dite che non vale per tutti gli altri?
TRENTINO ALTO ADIGE – STRUDEL
AKA il baluardo di tutte le vacanze in montagna, meglio se in zona Val di Sole, e licenziosa ricompensa dopo-sci. Quello che ci vuole per far pace con noi stessi e con il resto dell’umanità.
VENETO – BACCALA’ MANTECATO
Istantaneamente ci riporta allo stato infantile, grazie anche al suo essere cibo di conforto anche alla vista: bianco di nuvola e soffice che pare latte. Davanti a questo piatto ci trasformiamo da fieri combattenti in dolci agnellini.
FRIULI VENEZIA GIULIA – PROSCIUTTO SAN DANIELE
Come non comprendere chi si culla, virtualmente s’intende, su una soffice e gigante fetta di San Daniele? Un classico che rimette in pace col mondo e riesce a far dimenticare le brutture della vita quotidiana.
EMILIA ROMAGNA – LASAGNA
Avete avuto una brutta giornata? Siete tristi e non avete voglia di vedere nessuno? Ecco, la lasagna è la vostra unica compagnia, per stasera potete mangiarla col cucchiaio, anche seduti sul divano. Come vi sentite ora?
MARCHE – OLIVE ALL’ASCOLANA
Esattamente come gli americani si imbottiscono di M&M’s riscaldandosi il cuore grazie al picco glicemico, noi abbiamo imparato a farci del bene con una serie infinita di sgranocchi da oliva all’ascolana.
TOSCANA – PAPPA AL POMODORO
C’è un’altra cosa che fa tornare il sorriso: l’atto di strafogarsi senza remore di pappa al pomodoro. Che anche solo onomatopeicamente è un gran bel comfort food.
UMBRIA – LENTICCHIE
Piccoline e rotondette, carine loro! Come non voler bene (e volersi bene) dopo un piatto di lenticchie?
LAZIO – CACIO E PEPE
L’italiano, carattere solare per antonomasia, non è concepibile con l’umore. Per risollevare il morale di romanisti, laziali, juventini e palermitani e sotterrare le asce di guerra, il piatto giusto è la cacio e pepe.
ABRUZZO – “LA CHITARRA”
Il mio amico abruzzese è sempre sorridente. In rarissimi casi, però, gli ho visto un muso lungo inconsueto. La sua mamma, però, lo conosce. E quando succede sa che può aggiustare tutto con un piatto di spaghetti alla chitarra fatti in casa.
MOLISE – CAVATELLI
Fate dei cavatelli ciò che volete: mescolateli al ragù, ad un sugo di pesce, a due pomodori appena scttati. Il risultato sarà sempre lo stesso: il buonumore.
CAMPANIA – MOZZARELLA
Funziona da potente antidepressivo soprattutto se addentata dalle mani. Non sono necessari piatti e posate per sottolineare il suo potere terapeutico. Endorfine a forma di treccia.
PUGLIA – TARALLI
Nell’impasto casereccio credo ci sia una dose di antidepressivo bio coltivato senza l’uso di pesticidi.
BASILICATA – PEPERONI CRUSCHI
Gioia. Gioia e felicità. È questo che riescono a donare i peperoni cruschi. È come pescare il jolly dal mazzo, perché donano una condizione adrenalinica e di improvviso buonumore.
CALABRIA – PANE DI CERCHIARA
Un valoroso condottiero calabrese dei giorni nostri sostiene, un po’ blasfemo, che il Signore sia sceso a Cerchiara per spiegare come si deve fare il pane. E io credo sempre ciecamente in quello che mi dice lui. La sentite, morso dopo morso, la benedizione dall’alto?
SICILIA – CANNOLI
Il cuore di ricotta dei siciliani (e non solo) si scioglie davanti al cannolo, spazzando via con un solo morso il malumore del giorno. Col cannolo si dimenticano i dolori, non dimenticatelo.
SARDEGNA – SEADAS
Volete dire che avete ancora dello scetticismo sulle proprietà regala-sorriso del miele? Qui nella versione con pecorino e pasta di semola. È necessario dire altro?
Mi ricordo ancora di quella volta che mi hanno bocciato all’esame di guida della patente e mi sono attaccata al barattolo della Nutella. Da buona lombarda, avrei fatto meglio a mettere sul fuoco la polenta.
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