Ella miseria, che rebelot che l’è montato con ’sta storia del purè e del bignè, degli apostrofi e delle tastiere! QWERTY, QWERTZ, QZERTY, AZERTY, C’HWERTY: sembrano gorgógli [o preferireste gorgoglìi?] postprandiali e invece trattasi degli acronimi dei nostri limiti ortografico-grammaticali. Meno male che il lettore Giulio [no, non è mio fratello, né un amico: è solo uno che va a fondo nelle cose e che mi sta un sacco simpatico] c’è venuto in aiuto col trucchetto del tasto alt.
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Appunto, ALT: qui all’Accademia dei Cinque Cereali non siamo nerd informatici ma topini (e topine) di biblioteca che adorano mettere i puntini sulle i in un mondo che, invece, tira a campa’ [e qui l’apostrofo ci sta tutto, cari i miei qwertzini].
Ergo, continueremo la nostra campagna Scrivi come mangi scansando apostrofi stonati come il troppo sale, plurali errati come una rosolatura eccessiva, inglesismi storpiati come un caramello un po’ troppo bruciacchiato.
Allora: purè o puré? Purée o purea? Se fossimo francesi – paladini della propria lingua fino a storpiature del calibro di ordinateur in luogo di computer – dovremmo schierarci tutti per l’italico purea, traduzione letterale del francese purée.
Anche purè è corretto, adattamento del purée di cui sopra.
Puré, invece, è proprio sbagliato: quell’accento acuto è probabilmente retaggio della grafia francese, ma nel caso lo voleste adottare non dimenticate che le e dovranno essere due, la prima accentata e la seconda no, come vuole la langue française per i participi passati accordati al femminile. Ok, ok, la smetto.
Bignè o bigné? Anche qui, vince la grafia con l’accento grave: bignè, sostantivo maschile dal francese beignet. Per tagliar la testa al toro e dribblare la Questione Accento, potrete sempre optare per l’italianissimo bignola o per il simpatico diminutivo bignolina – se avete tempo che v’avanza e porzionate la pasta choux in tenere, piccole palline: bignoline, per l’appunto. Che carine.
Per quanto riguarda la diatriba menù/menu, non ci sarà intoppo alcuno, qualunque sia la tastiera adottata: basta scriverlo senza accento, così come in francese. Certo, sinceratevi che i vostri lettori non inciampino nell’accento tonico pronunciando un cacofonico ménu che, oltre a sembrare la versione sarda del lemma menare, potrebbe risultar incomprensibile.
Se invece siete in grado di affrontare l’amato/odiato simbolino, anche la grafia menù è accettata, nata proprio per scongiurare che si pronuncino quelle due sillabe a casaccio: ménu, menù, meno, più. Bùm.
Ché comunque, alla fine, basta andar su un qualsiasi Dizionario, fare un bel copia/incolla [e vi suggerisco la variate incolla senza formattazione, perché un po’ nerd lo sono pure io], e l’accentino giusto vi accompagnerà vita natural durante, secula seculorum. Amen.
[Crediti | Link: Immagini: Easy Cucina, Scatti di Gusto]