Alzi la mano chi, nelle scorse, torride giornate, non si sia cuccato un inesorabile invito in giardino (se v’è andata bene) o in terrazza (se v’è andata male) al classico barbecue d’inizio estate. Oh, han scritto barbeque? Ahi, allora dovete cambiare frequentazioni.
Come sostiene la solita Bibbia, il lemma è entrato a pieno titolo nel nostro Dizionario come prestito non adattato, ovvero mantenendo intatta la grafia inglese: deriva dall’ispanoamericano barbacoa [a sua volta da voce indigena haitiana], si scrive barbecue con la c, si pronuncia come rescue (“salvataggio”; sì, lo so: da quegli inviti non v’ha salvato nessuno) o miscue (“errore”, per l’appunto: quello che avete fatto voi ad accettarli).
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Certo, che l’abbreviazione bbq abbia quella benedetta q può solleticare qualche dubbio: ed ecco che a volte, qui da noi, il corretto barbecue diventa lo sbagliato barbeque. Ma la vostra Maestrina dei Cinque Cereali è qui per rimettere a posto tutte le letterine: l’abbreviazione non è altro che la trascrizione fonetica dello spelling bàabiki̯uu – le due b stanno rispettivamente per bàa e bi, la q per ki̯uu. Ma, ripeto, la grafia corretta della parola per esteso ha la c – basta ricordarsi del rescue mancato di cui sopra…
Attenzione, poi, alle sfumature di significato: nel mondo anglosassone, per barbecue s’intende il metodo di cottura (che dovrebbe essere lenta, su legna – Diavolina vade retro); da noi, invece, indica principalmente lo strumento – ovvero la griglia – nonché l’evento conviviale [«t’invito a un barbecue in terrazza», e rieccoci tornati a bomba].
Idea! Potremmo decidere che con l’abbreviazione bbq parliamo della cottura/evento [«vieni al mio bbq»; «un bbq di salsicce»], e con il lemma esteso barbecue, invece, indichiamo la griglia [«ho comprato il barbecue nuovo»]. Magari così facendo anche i würstel [uè, mi raccomando l’umlaut nè] in versione bbbiuster non si pianterebbero più sullo stomaco, chissà?
Ecco, appunto: cosa si mangia a ’sti benedetti bbq? Se frequentate dei fighi, potrete ambire a spiedi infilzati con porcetti [porchetti? ecco la soluzione] giovani di un paio di settimane dalle cotenne che se squajano, o costine d’agnello che belano ancora, o fiorentine il cui peso ne fa armi improprie, o internazionali asados in tutte le salse e in tutte le lingue conditi con esotici chimichurri – attenti che se lo chiamate kimikurri vi tolgono il saluto a vita…
Se invece frequentate i bbq de Noantri – quelli in cui rimpiangete dei fendinebbia al posto delle nari –, avrete ormai imparato ad apprezzare anche i bbbiuster più rinsecchiti (di maiale, di pollo, di tacchino, misti; senza grassi, coi grassi, con polifosfati, senza polifosfati); le costine di maiale nel formato famiglia da discount; i peperoni abbrustoliti con intingoli d’aglio concentrati al 100% – che l’aïoli, in confronto, sa di rosa damascena; o, ancora, gli hamburger talmente sottili da ricordare Willy il Coyote in una delle sue migliori performance.
Comunque sia, la prossima volta che v’inviteranno a ’sti bbq, rimbalzateli simpaticamente con un BBQ tutto maiuscolo – nel senso dell’acronimo per Be Back Qutie (Cutie).
Della serie: voi iniziate ad andare, io torno subito. E chi s’è visto, s’è visto.
[Crediti | Link, immagine di copertina: Erika Petroni, altre immagini: Scatti di Gusto]