Che seccatura quando c’è in giro un ristorantone su cui si tromboneggia in ogni angolo e tutti quanti eccitatissimi corrono a racimolare un qualche parere critico e lo condividono a ripetizione con il resto dell’umanità su Twitter.
Allora non c’è via di scampo, come in una voragine, si precipita dieci cento mille volte dentro la stessa estenuante conversazione: Ci sei stato / Come hai mangiato / Quanto hai speso / C’era gente / Hai parlato con lo chef?
Qualcuno doveva immolarsi per la causa. Quel qualcuno sono io, che in vista della 50Best, aka la World’s 50 Best Restaurants, classifica San Pellegrino dei 50 migliori ristoranti del mondo in agenda a Londra lunedì 29 aprile, quando la percentuale dei ristoranti di cui è obbligatorio saperne tantissimo ma che quasi nessuno conosce cresce esponenzialmente, ho pensato di risolvere il problema assemblando una pratica guida alla conversazione che percorre buona parte della zona critico-internettara sull’argomento, radunando i pezzi rappresentativi delle conversazioni più o meno sempre uguali.
A cosa serve la pratica guida, e come usarla?
A rendere meno stancamente ripetitiva la conversazione di routine: ogni volta che vi capita un nuovo interlocutore (e vi capiterà sicuramente dopo la 50Best) pescate dal manualetto le linee guida di ciascun ristorante e aggiungete qualunque nuova idea, anche la più bislacca, ma che vi sembra aderire (è ricreativo, specie se con le stramberie riuscite a convincere l’interlocutore).
I ristoranti:
1. EL BULLI / FERRAN ADRIA’. Linee guida:
“A metà anni Novanta ha preso forma un nuovo tipo di cucina. Una vicenda che definirei piuttosto archetipica”.
“Quando Adrià ha scoperto il sifone le spume sono entrate trionfalmente nei menù”.
“Ma quale nuova forma di cucina, basta pippe mentali”.
2. NOMA / RENE REDZEPI. Linee guida:
“Postmodernismo ecologico: muschi, licheni e il grande padre Nord”.
“Formiche e cavallette: masochismo orgasmico o rincoglionimento?”.
“Il Noma decreta la completa, definitiva e irreversibile morte di quella che una volta era chiamata ‘cucina’”.
3. OSTERIA FRANCESCANA / MASSIMO BOTTURA. Linee guida:
“Orgasmo del palato, orgasmo della retina”.
“E’ un “Fottuto Capolavoro” (cit.) e Massimo Bottura sta ponendo le basi per la cucina italiana dei prossimi 10 anni”.
“Non so a voi ma a me i menu con 20 portate fanno venire il mal di testa”.
4. THE FAT DUCK / HESTON BLUMENTHAL. Linee guida:
“Senza voler fare il disfattista luddista pensavo meglio. Non che non mi sia divertito, ma il senso di appagamento svanisce dopo il primo battito di ciglia”.
“Sound of the sea (una conchiglia e un ipod nano dentro) è un piatto fatto per stupire”.
“Blumenthal in cucina è un genio e non fuffa come i critici improvvisati, i parrucconi conclamati e i detrattori di professione vogliono farci credere”.
5. D.O.M. /ALEX ATALA. Linee guida:
“Il suo orto è l’Amazzonia”.
“Trecento euro a testa per mangiare insetti. Ma in fondo cosa è il miele, se non l’escremento di un insetto?”
“Il Brasile sostenibile di Atala è qualcosa di meraviglioso, mi viene da dire ‘orgasmico all’ennesima potenza’”.
Bene, ma per scambiare battute sui migliori ristoranti del mondo in tutta velocità serve anche esercizio. In attesa del liveblog di Dissapore dopodomani in diretta da Londra, che i più esperti di voi usino i commenti per condividere con il resto dei lettori le linee guida di questi altri cinque ristoranti inclusi nella 50 Best Restaurants:
6. CRACCO / CARLO CRACCO.
7. COMBAL.ZERO / DAVIDE SCABIN.
8. DAL PESCATORE / NADIA SANTINI.
9. IL CANTO / PAOLO LOPRIORE.
10. LE CHATEAUBRIAND / INAKI AIZPITARTE.
[Bibliografia parziale (riferita alle linee guida estratte sopra).
Italia: Passione Gourmet, Papero Giallo, L’Espresso Food & Wine, Scatti di Gusto,
Internazionale: Eater, Word of Mouth, Fine Dining Lovers, A life worth eating]