Se oggi, a distanza di anni da quando ero bambina, sento parlare di colazione col Nesquik tutta la nostalgia del mondo mi pervade le viscere. Immagini nitide della mia mamma che preparava il beverone e mi lasciava sul tavolo in cucina la scatola dei biscotti (Galletti, rigorosamente Mulino Bianco). Bevevo tutto e mangiavo una manciata di biscotti zuccherini ancora in pigiama per prepararmi alla mattinata di scuola.
C’è stato anche il tempo della pappa reale, spalmata sotto la lingua, perché il dottore diceva che avevo le ossa piccolette e mia madre forse credeva che così facendo mi avrebbe aiutata a diventare più robusta e pronta alla vita. Ma su questa triste e nauseante vicenda, fortunatamente, vincono i bei ricordi della dolce colazione col Nesquik, che oggi verrebbe scatenerebbe le ire di qualche gruppo di madri integerrime con ennesimo, cliccatissimo, blog sulla nutrizione dei pargoli.
Poi, un giorno, la tua famiglia ti porta in vacanza, tu ti svegli in un hotel e scopri che esiste un mondo oltre il Nesquik, un mondo fatto di uova strapazzate, di macchinette che ti preparano il caffellatte schiacciando un bottone, piramidi di marmellate, bacon, würstel e pure cetrioli.
In quel momento si decidono le sorti della tua futura colazione, entrando a far parte di quella parte di società che prende in considerazione il salato prima delle 10 del mattino o restando ferma sulle tue convinzioni dolci reazionarie.
Passano gli anni, scopri come si fa colazione nel mondo, cambi almeno una ventina di abitudini alimentari del primo mattino e ti riscopri nella fase minimal, quella in cui ti basta un caffè e comunque il salato è relegato solo e soltanto alle colazioni internazionali degli hotel quando sei in vacanza. E se senti parlare di Nesquik ti torna il nodo alla gola.
A farmici pensare è stato il progetto fotografico di Hanna Whitaker sul magazine del New York Times che ha raccontato per immagini la colazione di 11 bambini in giro per il mondo, testimoniando una sorta di Babele del gusto che a tratti non potrebbe essere così lontana e diversa dal mio caro e buon Nesquik. E nessuno dei bambini fotografati ha espressioni di disgusto, nemmeno quando la mamma sul tavolo prepara una polenta di grano di miglio (accade in Burkina Faso).
Gli studiosi dicono che è una presunzione tutta industriale quella di pensare alla colazione degli under 10 solo in declinazione dolce, perché il mondo insegna ben altro. Certo, all’epoca mia madre non leggeva le statistiche e gli studi sull’alimentazione e si limitava a fornire alla sua Carlottina il meglio secondo il suo metodo un po’ primitivo di valutazione alimentare.
Tutto ciò, che mi piaccia o meno, ha fatto di me quello che sono oggi, ossia una dolce nostalgica a rischio diabete mattutino. Menomate che nel mondo c’è anche dell’altro.
Tokyo, Giappone – la colazione di Saki Suzuki, 3 anni.
Il natto, un celebre piatto a base di soia fermentata, riso bianco, zuppa di miso, zucca di tipo kabocha in salsa di soia e sakè dolce (kabocha non nimono), cetrioli, frittata (tamagoyaki) e salmone alla griglia.
Istanbul, la colazione di Doga di 8 anni.
Miele e Kaymak (formaggio di bufala cremoso) su pane tostato, poi olive, uova fritte con salsiccia piccante (Sucuk), burro, uova sode, sciroppo d’uva con tahini, caprino e formaggi di vacca e pecora, mele cotogne, marmellata di more, pomodori, cetrioli, ravanelli bianchi. Ma mica è finita. La cara Doga mangia anche kahvaltilik Biber salçasi, una pasta a base di peperoni rossi alla griglia, nocciole, latte e succo d’arancia. A sua parziale discolpa diciamo che questa è la tipica colazione turca dei giorni festivi, che forse prevede anche una siesta. Altro che il mio Nesquik insomma.
Parigi, Francia – la colazione di Nathanaël Witschi Picard, 6 anni.
Un singolo kiwi; tartine, una baguette tagliata con burro e confettura di more, cereali freddi con il latte e spremuta d’arancia.
Chitedze (Malawi), la colazione di Emily di 7 anni
Emily fa colazione prestissimo con pala (polenta con soia e farina di arachidi), frittelle fritte di polenta, cipolle, aglio e peperoncino, poi patate dolci bollite e zucca. Il tutto innaffiato da un succo di frutta rosso a base di ibisco essiccato e zucchero. Fermo restando che l’altra metà dei bambini del Malawi soffre di malnutrizione, provateci voi ad affrontare la giornata in maniera così hardcore!
Tokyo, la colazione di Saki di 2 anni
Mille volte abbiamo sentito parlare di gusti acquisiti. Un bell’esempio viene dal Giappone, dove la piccola Saki ha assaggiato per la prima volta a 7 mesi un buon piatto soia fermentata (fatto), vomitato all’istante. Oggi Saki ne mangia tutte le mattine, insieme a cetrioli, zuppa di miso, riso bianco, zucca in salsa di soia, frittata e sakè dolce.
Amsterdam, la colazione di Viv di 5 anni.
Un bicchiere di latte, pane, burro non salato e sprinkles a vari gusti. L’ennesimo studio dice che gli olandesi consumano 750.000 fette di pane con granella di cioccolato (hagelslag) per colazione, che poi fanno 300 milioni di fette all’anno.
Reykjavik, la colazione di Birta di 3 anni.
Ecco l’hafragratutur: la colazione dei campioni islandese. Si tratta di farina d’avena cotta in acqua o latte, servita con zucchero di canna, sciroppo d’acero, birra, frutta e surmjolk (latte acido). Birta sembra anche andare ghiotta di lizza, il mitico olio di fegato di merluzzo (ci crediamo? Credeteci.) Ha iniziato a berlo quando aveva 6 mesi, così come i suoi fratelli e oggi fa parte della colazione quotidiana (lo danno anche all’asilo!)
San Paolo, la colazione di Aricia e Hakim, 4 e 2 anni.
Cioccolata al latte per lei, caffè con latte per lui. Qui il caffè per i bambini fa parte della tradizione culturale, mica come da noi che per tenerci buoni il massimo concesso era l’Orzo Bimbo! Per accompagnare il caffè c’è prosciutto e formaggio, con Pão com manteiga (pane con burro).
Chitedze, Malawi – la colazione di Emily Kathumba, 7 anni.
Un tipo di polenta chiamato phala che si prepara con soia e farina di arachidi; frittelle salate con farina di mais, cipolle, aglio e peperoncini, patate dolci bollite con zucca e un succo rosso zuccherato a base di fiori di ibisco essiccati.
Istambul, Turchia – la colazione di Oyku Ozarslan 9 anni.
Pane nero, olive verdi e nere, Nutella, fette di pomodoro, uovo sodo, marmellata di fragole, burro imbevuto nel miele e un assortimento di formaggi turchi: spalmabili, tipo feta (peyniri ezine), di latte vaccino (Eski kasar) e i tulum peyniri, una varietà di formaggi a base di latte di capra stagionato secondo tradizione in un involucro di pelle di capra.
San Paolo, Brasile – La colazione di Tiago Bueno Young, 3 anni.
Cioccolato al latte, cornflake, torta di banane e bisnaguinha, un pane bianco dolce amato dai bambini brasiliani e servito con una crema di formaggio dolce chiamata requeijào.
Si aprano le danze: tra gusti acquisiti, tradizioni, credenze, necessità i bambini del mondo non mangiano Nesquik. Non più. Che uomini diventeranno?