Da quando sono usciti i Cronut di Dominique Ansel non si parla d’altro: pare che l’unico modo di farsi notare oggi sia realizzare un ibrido. Ma che cos’è un ibrido? Il maritozzo e il salame al cioccolato lo sono? Secondo me sì, ma nessuno ci pensa più. E cosa differenzia un’ibrido da una schifezza tipo il ramen burger o il donut burger?
Di ibridi dunque si fa un gran parlare, eppure quelli che diventano famosi hanno mi pare almeno una di queste tre qualità (tutte assieme meglio) : 1. sono buoni, 2. sono relativamente sani, 3. hanno un ottimo ufficio stampa.
Ma quali sono gli ibridi che hanno fatto fortuna?
Pizza taco.
All’inizio l’ibrido era timido, ma il pizza taco, tra le varie elaborazioni della pizza, è forse commestibile anche per un italiano. In fondo la vera pizza non è quella che si può piegare in quattro e mangiare a morsi?
Trapizzino.
Nel 2008 il pizzaiolo romano Stefano Callegari inventa il trapizzino, lo street food ibrido tra pizza e tramezzino che è diventato un marchio registrato; nel 2013 Callegari ha aperto un negozio dedicato e ha l’obiettivo di arrivare a 10.
Kono Pizza.
Più improbabile, ma ugualmente fortunata, è stata l’idea di vendere una pasta di pizza arrotolata come la cialda di un cono per il gelato e ripiena di mozzarella, pomodoro e ingredienti vari.
Pizza burger.
Variante gourmet delle ibridazioni della pizza, da I Tigli di Simone Padoan si mangia il pizza burger, un hamburger di manzo, provola affumicata, lattuga, cipolla e pomodoro confit tra le due metà di una focaccia.
PidBurger.
Altra italica invenzione per gourmet la si trova da Nud e Crud a Rimini: l’hamburger preparato con la piada. La piada è fatta al momento, l’hamburger con carne di Chianina del Montefeltro e Mora romagnola. Direi che si può provare.
Cronut.
La celeberrima invenzione di Dominique Ansel che tiene insieme una ciambella (per la forma) e un croissant (per l’impasto). Ultimamente la pasticceria non se la passa bene (la hanno chiusa qualche giorno per topi), ma si può sicuramente affermare che i Cronut hanno rilanciato l’ibrido in cucina.
Wonut.
Sull’onda lunga dei Cronut, al Waffle Cafè di Chicago si sono inventati il Wonut, un Waffle fatto con la pasta di una ciambella. Prima si dà la classica forma a griglia del waffle e poi lo si frigge e lo si ricopre di zucchero, cioccolato, glassa, nocciole…
Townie.
Bea Vo, una pasticcera americana titolare di tre pasticcerie a Londra, aveva già provato con degli ibridi di sua invenzione: per esempio il “duffin”, l’impasto di una ciambella riempito di marmellata come un muffin. Ma la svolta l’ha avuta con il Townie, un brownie chiuso in crosta di pasta frolla che è stato nominato dalla food writer Victoria Steward l’alternativa Europea al Cronut, anzi anche meglio.
Brookies.
Nel ricettario di ogni foodblog alla moda non credo mancheranno mai più i brookies: una specie di lasagna a strati di brownies e cookies al cioccolato intervallati dagli immancabili Oreo, resi famosi da The Londoner.
Pizookie.
Nato nei ristoranti B’js, il Pizookie è un cookie cotto in una teglia da pizza e servito con un topping di gelato.
Frozen s’more.
Dominique Ansel non ci sta ad essere sopravanzato. Per questo si è spremuto le meningi finché non è uscito il frozen s’more: un blocco di gelato alla vaniglia, ricoperto di cioccolato a sua volta ricoperto da un marshmallow caramellato. Chissà se replicherà il successo.
[foto crediti: carrotbowl, dissapore, and your bird can sing, kitchenette, the backyard blog, forgiving martha, thrillist]