Da Carosello in poi certe pietanze hanno avuto il volto di qualcuno come biglietto da visita, ora invece si preferiscono altre parti del corpo. Certo, si trattava per lo più di stereotipi: la brava bambina e la nonna premurosa declinate in svariate forme e sessi, andavano per la maggiore.
Il messaggio era chiaro: se sono fededegno io, se mi comporto bene e faccio tutte le cose come si deve, anche il prodotto che propongo è degno della tua fiducia.
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Un messaggio un po’ ingenuo, eppure a volte, pensando a me bambina e alla dolce Mariarosa del lievito Bertolini, penso che tutto sommato di identificazioni così acqua e sapone ce ne vorrebbero di più.
Ma non datemi retta, sono solo le riflessioni amarcord dell’inizio settimana. Tra qualche ora tornerò ad essere cinica come si deve. Intanto mi crogiolo ancora: tanto è risaputo che finito Carosello si torna alla realtà.
1. Mariarosa
Non so quanto tempo ho passato da bambina a sfogliare il ricettario Bertolini con la storia di Mariarosa. La cosa che mi faceva impazzire era quando andava a chiedere il latte alla mucca.
“Mucca bianca, mi vuoi dare il tuo latte per la torta? – Sì, però non lo sciupare… – Ma che dici! Sono accorta e non sciupo i miei quattrini: uso buste Bertolini!”. Faceva parte di un’educazione ante litteram all’etica animalista in cucina? O era solo un messaggio alla massaia risparmiatrice?
2. Susanna
Pitumpitumpa. Susanna mi ha sempre fatto un certo che con quell’aspetto ingenuo e quasi seducente, con la minigonna nonostante le gambette e le braccia cicciotte (certo con tutto quel formaggio…).
Susanna era una specie di Heidi in versione golosa, faceva parte di un’epoca in cui ancora il benessere lo si contava sui rotolini. Oggi non farebbe nessuna presa sulle bambine nutrite di top model smisurate: o sì?
3. Capitan Findus
Uno dei più grandi tradimenti inflitti ai bambini degli anni Ottanta è stata la sostituzione di Capitan Findus con il belloccio abbronzato.
John Hewer, l’attore che interpretava il capitano è morto in un ospizio per attori nel sud dell’Inghilterra nel 1998. Lo conoscevano anche in Germania, Inghilterra, Francia, Olanda. Se vi può consolare, voi che lo rimpiangete siete in buona compagnia.
4. Carmencita
Trecce lunghe per il baffo che conquista. Decisamente sopra le righe con la sua storia di passione. Carmencita in casa mia era il nome con cui la mamma aveva battezzato la caffettiera nel ricordo di Carosello, una scelta lirica dato che caffettiera e caffè vivono insieme per sempre.
Tuttavia, sarà che per me una tazza di caffè non può competere con un dolce fatto come si deve, ho sempre pensato che la coppia Carmencita Paulista dovesse ricercare nell’amore quel piacere che si può, più semplicemente, trarre da una fetta di crostata.
5. Nonna Papera
Le torte di Nonna papera sul balcone della finestra a raffreddare hanno riempito la mia immaginazione tanto che la prima torta che ho sfornato nella mia vita è finita sul davanzale della mia finestra, tra le polveri PM10 e le piogge acide della mia città. Ma tant’è.
Con la prova del cuoco abbiamo scoperto tutti che la gloriosa carriera della nonna di Ciccio aveva fatto sì che dessero il suo nome alla macchinetta per fare la pasta. Non è troppo poco per una donna così?
[foto crediti: giallo zafferano, nymphea rose, gracete, nonsonocuoco]