Ho spento bene tutte le lucine degli stand by prima di dormire, ho tirato l’acqua una pipì su due e sono andata in ufficio in bici anche se diluviava, indossando un poncio di cotone biologico riciclato. Dunque anche per oggi si può dire che io abbia salvato il Pianeta: nulla mi piace di più di crogiolarmi in questa impegnativa e motivante menzogna.
Pensare che a volte basta una fetta di pane con la marmellata di ciliegie per fare di noi un serial killer dell’ambiente, o un cucchiaio di Nutella per renderci complici dei piromani della foresta pluviale.
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Uno studio di Coldiretti è stato presentato lo scorso 4 giugno durante la giornata Mondiale dell’Ambiente al Mandela Forum di Firenze: nello studio sono classificati i primi dieci prodotti agricoli che consumano più petrolio: 9 su 10 sono cibi. Poi ci sono le rose dell’Equador, che a parte il petrolio usato per trasportarle fin qui, fanno sorgere anche qualche problema di sfruttamento del lavoro. Se anche voi almeno una volta vi siete fermati a un semaforo in auto sapete di cosa parlo.
Coldiretti dice che una famiglia che fa una spesa intelligente, che poi vuol dire che acquista prodotti di stagione, può evitare di produrre anche 1000 kg di anidride carbonica all’anno (le emissioni dopo circa 9000 km con la mia utilitaria a GPL).
A voi la classifica, con due aggiunte di sorvegliati speciali.
1. CILIEGIE DEL CILE.
Un kg di ciliegie consuma 6,93 kg di petrolio e produce 21,55 kg di Co2.
Ok, io raccolgo le ciliegie dall’albero in giardino di mio suocero e me ne chiamo fuori. Eppure sto fissando con poca convinzione quel vasetto di marmellata che ho comprato in 3×2 al super a dicembre, per farcire il panettone.
2. MIRTILLI DELL’ARGENTINA
Un kg di mirtilli consuma 6,47 kg di petrolio e produce 20,13 kg di Co2.
Me ne ricorderò alla prossima foto da ululato di una qualsiasi food blogger orgogliosa della sua ultima torta ai mirtilli “che tanto siamo quasi d’estate”. Il mio incallito senso di inferiorità di fronte a tanta bravura ringrazia Coldiretti per la dritta.
3. ASPARAGI DEL PERU’
Un kg di asparagi consuma 6,28 kg di petrolio e produce 19,54 kg di Co2.
L’altro giorno sono andata in una pizzeria: mi hanno detto che la pizza della casa è quella con gli asparagi e l’uovo. Dunque, a meno che la pizza della casa non la facciano solo tre settimane all’anno, c’è qualcosa che devo spiegare al proprietario, e che riguarda da vicino la locuzione: “stagionalità dei prodotti”.
4. NOCI DELLA CALIFORNIA
Un kg di noci della California consuma 6,08 kg di petrolio e produce 18,90 kg di Co2.
Ho appena scoperto che mio nonno ha consumato più petrolio di Saddam, con la sua mania di farsi due noci a ogni fine pasto di ogni santo giorno.
5. MORE DEL MESSICO
Un kg di more consuma 5,88 Kg di petrolio e produce 18,30 kg di Co2.
In fondo tutti si stanno domandando: “Quante more mangerò io in un anno?” Eppure ho l’impressione che le crostatine, i succhi di frutta e qualche gelato variegato potrebbero aumentarci le medie pro capite.
6. ANGURIA DEL BRASILE
Un kg di anguria consuma 5,33 kg di petrolio e produce 16,56 kg di Co2.
Lo sappiamo già tutti che Brasile tra qualche giorno diventerà ancor più famoso del solito per le palle. Ma facciamo che alla melonara quest’estate ognuno si mangia le sue angurie, e che nel cesto di frutta che mandiamo alla zia il prossimo Natale ci mettiamo solo mele e pere.
7. MELONI DI GUADALUPE
Un kg di meloni consuma 4,52 kg di petrolio e produce 14,05 kg di Co2.
Alla Coop ad aprile giravano dei meloni del commercio equo e solidale. Mettiamoci d’accordo sulle nostre priorità per il salvataggio del pianeta, o, credo, impazzirò.
8. MELOGRANI DI ISRAELE
Un kg di melograni consuma 1,30 kg di petrolio e produce 4,05 kg di Co2.
Che poi, diciamo la verità, sgranare un melograno è così palloso che si potrebbe anche evitare di correrne all’acquisto.
9. FAGIOLINI DELL’EGITTO
Un kg di fagiolini consuma 1,23 kg di petrolio e produce 3,84 kg di Co2.
I fagiolini egiziani sono quasi un cibo etico, a questo punto.
10. OLIO DI PALMA
Le piantagioni di olio di palma sono state denunciate più volte, soprattutto da Greenpeace. Per installarle infatti si dà semplicemente fuoco ad ettari ed ettari di foresta (indonesiana soprattutto).
Il problema è che l’olio di palma ha un così buon rapporto qualità prezzo che si trova praticamente ovunque: dai cosmetici alla pasticceria e pure nel biodisel. Se avete una coscienza ambientalista e state inseguendo la prova costume cominciate a leggere gli ingredienti della Nutella.
11. FAST FOOD
Dire che il fast food inquina è come beccare un bambino con le mani nella marmellata: prima o poi succede.
La prova sperimentale ce l’abbiamo grazie alla ricerca di una no-profit statunitense che dall’ottobre 2010 all’aprile 2011 ha raccolto tutta l’immondizia che trovava in acqua nelle baie intorno a San Francisco (e precisamente a Oakland, a Richmond, a San Jose e nella zona sud di San Francisco).
Il 49% della spazzatura raccolta viene dal fast food. In effetti non avevo mai considerato che oltre alle patatine e al pane dell’hamburger nel vassoio ci fosse altro cartone da buttare.
12. Però una domanda mi sorge spontanea: e l’ananas? Come mai non compare in nessuna classifica? Eppure da quando abbiamo scoperto che è anti-cellulite io e le mie amiche ne consumiamo a carrette (e non cresce esattamente nel giardino dietro casa).
[foto crediti: la cucina inglese, non sprecare, pegasus vitae, meteoweb, eurocompany, turidis, stetoscopio, fructidor, vicanutrizione, cucinare meglio, lyndsey young, green me]