Proviamo a essere sinceri, cari i miei piccoli lettori, su un argomento scottante se non proprio fondente: sponsor VS. contenuti nel mondo del food. Sento già i primi intestini attorcigliarsi e le vostre dita ticchettare isteriche sulla tastiera. Calma però, facciamo prima ordine nel caos delle emozioni contrastanti, troviamo il bandolo, okay?
Sul tema ci avete abituato a due punti di vista opposti riassumibili in due semplici slogan:
1. Dove inizia lo sponsor finisce la libertà di pensiero
2. Dove inizia lo sponsor comincia la possibilità di pagare spese e collaboratori
Quindi, una fazione severamente schierata contro il passaggio di denaro tra siti e sponsor, seppur manifesto, pronta a sparare sul primo banner visibile in homepage come fosse un quadro di Space Invader, e un gruppo più moderato, diciamo, che accetta la pubblicità online perché mette in condizione chi scrive di continuare a farlo.
E poi ci sono loro, gli sponsor. Hanno l’esigenza di farsi vedere per migliorare profitti o immagine delle loro aziende, e lo fanno in modi diversi, dal semplice banner pubblicitario a investimenti più articolati. Alcuni puntano sullo sviluppo di contenuti (post, gallerie fotografiche, video…) che coinvolgono i lettori, informandoli o divertendoli. Il loro slogan potrebbe essere: investire per il profitto ma sviluppando contenuti interessanti.
E’ la scelta del Pastificio Garofalo. Fatta anche in occasione del principale evento food italiano: il Salone del Gusto di Torino, appena terminato. 137 (centotrentasette!) foodblogger testimonial per oltre 80 produttori di cose buone –un’invasione (di contenuti) in piena regola– e soltanto un momento dedicato al marchio Garofalo per il lancio di una pasta senza glutine.
Nel video sopra, il nostro lettore Emidio Mansi, casualmente anche responsabile commerciale del Pastificio di Gragnano, spiega i motivi di questa scelta insolita. E’ interessante sentirlo parlare dell’azienda come di un entità complessa, che supera i confini di macchinari e prodotto puntando sui valori anche nelle attività di marketing. Non a caso, tra gli ultimi investimenti c’è Gente del Fud, un social network nato per raccogliere, consigliare e preservare prodotti di piccoli artigiani e ricette regionali con l’aiuto dei foodblogger.
Proprio Gente del Fud, spiega Mansi, è il motivo per cui Garofalo ha deciso quest’anno di sponsorizzare il Salone del Gusto, dove ha portato contenuti perfettamente integrabili con lo spirito dell’evento: cultura, educazione, intraattenimento. Mentalità diversa credo, ma ditemelo voi, rispetto all’interrompere un flusso di informazioni appiccicando istericamente il proprio marchio in ogni spazio possibile.
Nei prossimi giorni approfondiremo le attività di Gente del Fud al Salone del Gusto, ma intanto vorrei la vostra opinione sull’annosa questione: quando e in che modo, secondo voi, è accettabile/utile/gradita la presenza degli sponsor in un evento o sui media, specie online?
Ah, scusate, ultima cosa prima di scatenare l’inferno: questo, è uno sponsor post.