La mattanza mediatica ha investito Unti e Bisunti 2, la serie dedicata allo street food italiano trasmessa da dMax, canale 52 del digitale terrestre, dopo la Torino solo multietnica dell’ultimo episodio. Niente salampatata, grissini e finanziera, dentro harira, kefta e tajine. Stavolta invece Chef Rubio è a Cagliari. Chissà se i sardi saranno meno permalosi dei torinesi.
Chi ha detto Cagliari? Com’è strana questa seconda serie di Unti e bisunti, su cinque episodi trasmessi quello di ieri sera è il secondo ambientato nell’isola, mentre già si annunciano polemiche per il prossimo, girato a Milano.
[related_posts]
Ormai sappiamo che agli autori piacciono le iperboli, per cui a Cagliari, città dal famoso clima polare, l’inizio è dentro una cella frigorifera. Rubio imbacuccato dice di trovarsi a 20 gradi sotto zero. Ma ne vale la pena.
Non ci resta che annuire vedendolo addentare bottarga di muggine non ancora stagionata, l’oro sardo, come la chiama lo chef tatuato. Vi state chiedendo come si fa a prendere a mozzichi una bottarga? Preparatevi, nell’episodio dedicato a “l’hard sea food” (©Rubio) questo è niente.
Al mercato del pesce di San Benedetto, tra toccatine a un sarago e stuzzicamenti a un cannolicchio, si fa conoscenza con gli anemoni di mare. Uno dei possibili piatti sfida?
Per vincere, però, Rubio dovrebbe passare sul corpo de La Friggitrice, non l’attrezzo, bensì una giunonica bevitrice di birra esperta di pesce e olio bollente. La specialità sono le orziadas, anemoni di mare fritti, appunto.
Meglio guardarsi intorno. Dopo aver trangugiato mazzamurru, versione isolana della pappa al pomodoro, e fregola con arselle, Rubio sniffa il pane con la botta.
Alla vista della panada, una torta salata di anguilla, patate, prezzemolo, racchiusa in un impasto di farina di semola e strutto, eccolo andare in sollucchero. La difficoltà sta nel cucire con le dita il coperchio di pasta, e Rubio in versione sartina non è niente di che.
L’anguilla sembra averlo conquistato ma fuori da un ristorante vede un cartello equivoco. “Qui non si cucina la pasta e non si fa il caffè”. E’ così che lo chef entra nel magico mondo dei Balena, scontrosi gestori di un locale dove si mangia solo pesce.
Tra anguille alla brace e murene fritte noi bimbette degli anni Novanta cresciute con la Sirenetta assaporiamo la rivincita sulle aiutanti della perfida Ursula, mentre Rubio addenta tranci di murena impanata alla perfezione. È amore.
In overdose da grassi saturi il nostro ha bisogno di un caffè. Sta per chiederlo quando un gruppo di individui armati di casco lo travolge costringendolo a salire su un go-kart. Non si capisce più nulla, ma con l’avanzare delle puntate gli stratagemmi per trovare la giuria diventano sempre più improbabili.
E’ il momento della sfida. I prescelti sono i Balena con anguille e murene espresse.
Per me sarebbe crisi profonda. Sofferente di ofidiofobia, la paura dei serpenti, mi si blocca il respiro solo nel vedere il bel Rubio avventurarsi nella laguna di Santa Gilla e attingere a piene mani da un secchio di anguille. Vive.
Segue spogliarello più lungo del solito. Sì, Rubio, avevi qualcosa da farti perdonare.
Il tatuato si ricorda di essere uno chef e tira fuori una buona idea: cipolla in agrodolce per sbaragliare la concorrenza. Non c’è storia e il suo trionfo sui Balena, complici gli invasati giudici, i piloti dei go-kart, è totale.
Il premio? Un piatto di spaghetti con i ricci e la chance di bullarsi con i Balena. Che con quel cognome, stando ai detti popolari, avrebbero dovuto trionfare. E invece.